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Ci vuol fegato ad avere cuore

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So di andare controcorrente, ma, in tutta sincerità, mi sento di dire che il “mio” 2020 si sta dimostrando un anno meraviglioso. Ovviamente, lo dico nel pieno rispetto del dolore di chi ha perso una persona cara a causa del Covid e del legittimo timore delle ripercussioni economiche nei mesi (se non negli anni) a venire. Stiamo attraversando una difficilissima fase storica, ma la mia piccola storia personale è lieta più che mai. Anche, devo dire, per merito del “lockdown” che mi ha permesso di passare più tempo a casa con la mia famiglia. Mia moglie e mia figlia, per l’esattezza. Intorno ai due anni un figlio è davvero qualcosa di straordinariamente tenero e divertente e penso che ogni minuto perso non sia recuperabile.
Se non, forse, decidendo di fare un altro figlio. E questo è il punto. Da qualche mese io e mia moglie ci stiamo pensando con crescente entusiasmo. Se non ci siamo ancora decisi a cercare una seconda gravidanza c’è un motivo solo, che forse farà sorridere o indignare, non saprei. Al momento non abbiamo an­cora sciolto le riserve perché ci facciamo una do­manda magari un po’ egoista, ma abbastanza decisiva. Ovvero: e se il secondo figlio non fosse come il primo? Se non fosse altrettanto facile, piacevole e gratificante avere a che fare con lui/lei?
Capisco che visto dal di fuori può sembrare folle do­mandarselo, ma, al momento, viviamo in una si­tuazione di perfetta armonia (faticosa, per carità, non vorrei essere frainteso: è un impegno grande e costante avere un figlio, per cui non ci si rilassa o ci si riposa di certo). Temiamo che un secondo figlio diverso dal primo potrebbe farci pentire di non aver lasciato le cose come stavano.

Davide (Cuneo)