Alex si è diplomato. Ha completato il suo percorso, centrato il suo obiettivo. Alex ha sostenuto l’esame una mattina calda di giugno, discutendo una tesina sul turismo enogastronomico, sempre più sviluppato nel suo, nel nostro Piemonte. Diciotto anni, il batticuore eterno della maturità, l’emergenza del coronavirus che ha sconvolto l’ultimo anno di scuola, l’affaccio su nuove responsabilità che incuriosiscono, esaltano, intimorisce.
Alex, però, non è uno studente qualsiasi. La sua maturità è forza, dolore, voglia di costruire malgrado tutto, ribellione al destino, normalità, disperazione, espiazione. Alex si è preparato agli arresti domiciliari, a casa di un amico che l’ha ospitato, e ha potuto sostenere la prova grazie al Ministero: hanno ascoltato i suoi dirigenti e i suoi professori, offrendogli una possibilità in un momento di buio.
Alex ha ucciso il papà. Lo ha fatto per difendere la mamma da un’aggressione, l’ennesima di una vita d’inferno, fatta di umiliazioni, botte, soprusi. Lui e Loris, il fratello più grande, avevano perfino rinunciato a uscire. Non volevano lasciare la madre in balia di quel padre violento e geloso, spesso ubriaco. Aveva bevuto anche la sera del delitto e minacciava di morte tutta la famiglia, quando s’è avvicinato alla donna Alex è intervenuto, la disperazione gli ha armato la mano, ventiquattro coltellate e un lago di sangue, il silenzio dopo le urla e l’attesa quieta dei Carabinieri. Lei non ha visto, s’era rifugiata in un’altra stanza, Loris ha visto e ha provato invano a fermarlo. I vicini raccontano di grida e insulti, eco di liti domestiche nascoste per il resto dalla vergogna, dalla paura, dalla speranza di un cambiamento. Nessuna denuncia era stata mai inoltrata: solo in caserma, per la prima volta, sono venuti fuori il terrore, la solitudine di una famiglia.
Poche ore prima, con la scuola chiusa, Alex aveva partecipato a una videoconferenza e i professori lo avevano visto tranquillo. Non potevano immaginare perché non s’era mai confidato e la quotidianità non svelava problemi o disagi: quel ragazzo che rinunciava a uscire per fare da “bodyguard” alla mamma, che pur di proteggerla non ha esitato a uccidere, aveva un buon profitto e un ottimo comportamento, era gentile e sensibile, mai aveva alzato la voce. Tante famiglie si sono offerte subito per aiutarlo in caso di scarcerazione, il suo compagno di banco e amico ha offerto la propria abitazione per i domiciliari, concessi per collocarlo in un ambiente sereno anche per permettergli di preparare gli esami. Non esistono giustificazioni, ha sbagliato ed è giusto che paghi, ma il contesto non può essere ignorato, la coscienza di ciascuno di noi confina con il rigore delle norme.
Alex è un indiziato di omicidio, ma è vittima e non solo carnefice, e la speranza è che la giustizia tenga conto del dramma di cui era prigioniero. La maturità, intanto, è una tappa importante per ripartire e guardare al futuro, voluta innanzitutto dalla scuola che frequentava, dirigente, docenti e alunni: l’altra sua famiglia, l’unica serena.