Bene Vagienna e la sua intatta area archeologica

La Riserva tutela un’importante sito che rappresenta ciò che resta dell’Augusta Bagiennorum

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La città di Augusta Bagiennorum venne fondata dai Romani nell’ultimo venticinquennio del I secolo a.C., nella media valle del Tanaro, in antico corrispondente alla Liguria interna.
Il sito era di importanza strategica per il controllo del transito tra la pianura padana, le valli degli affluenti del Po ed i valichi alpini in quanto la città si collocava lungo l’asse viario di collegamento tra la media valle del Tanaro e Pedona (Borgo San Dalmazzo), sede della Quadragesima Galliarum, e quindi con il valico della Maddalena. Citata da Plinio il Vecchio, si deve all’attività di ricerca di due studiosi benesi, Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta, tra la fine dell’Ottocento ed il 1925, l’individuazione della sua esatta ubicazione.
Oggi dell’antico insediamento, che si estendeva sulla Piana della Roncaglia per circa ventuno ettari, sono recintati e accessibili al pubblico circa cinque ettari, mentre i restanti rimangono in proprietà privata e sono occupati dalle coltivazioni. Tuttavia, la creazione di un percorso attrezzato con pannelli a carattere didattico e testi bilingui, in italiano e in inglese, che accompagnano il visitatore alla scoperta del sito anche attraverso ricostruzioni grafiche evocative dello stato dei luoghi nell’antichità, consente di comprendere l’organizzazione urbanistica di Augusta Bagiennorum, come erano costruite le strade, le torri e le porte d’ingresso, dove si trovavano le necropoli e quali erano i suoi monumenti più importanti, anche là dove i resti sono ancora conservati sotto terra e oggi non più visibili.

All’area si accede dalla Provinciale Bene Vagienna-Nar-zole attraverso la strada vicinale delle Lame, recentemente sistemata ed am-pliata. Punto iniziale del percorso è la chiesetta campestre di San Pietro, co-struita nel XV secolo sopra i resti del tratto extra-urbano dell’acquedotto ro-mano, in prossimità della necropoli meridionale che si estendeva fino all’anfiteatro. Da qui si sviluppa un itinerario percorribile esclusivamente a piedi o in bicicletta che, costeggiando i campi da cui emergono ancora i basamenti di una delle torri angolari e di un probabile monumento funerario, raggiunge la pars publica della città con l’area sacra e i resti del podio del tempio, l’incrocio tra il decumano massimo e uno dei cardini massimi, il Foro vero e proprio con la basilica civile, i cui resti sono ancora quasi completamente da esplorare, il complesso del teatro con il quadriportico retrostante la scena (porticus post scaenam) ed, infine, attraverso la strada della Roncaglia, termina con la visita all’anfiteatro e alla cascina Ellena, sede del Parco e della Soprintendenza, oltre che centro di accoglienza e di attività didattiche.

La parte più importante riportata alla luce è costituita dal Teatro, risalente al I secolo d.C. e costruito in marmo bianco di Luni ma anche in marmo “giallo antico” proveniente dall’Asia Minore. Aveva un diametro di 57 metri e poteva contenere 3000 spettatori. Sulla scena, lunga ben 42 metri, si aprivano tre porte per l’ingresso degli attori: sono state ricostruite le due laterali (hospitalia), mentre le fondazioni delle gradinate sono state riportate del tutto alla luce negli anni 50. In estate, è la location ideale per il festival di cultura classica “Le ferie di Augusto”, con spettacoli e rappresentazioni teatrali.

Poco fuori di Augusta Bagiennorum c’era poi anche un grande Anfiteatro per gli spettacoli dei gladiatori, che aveva una cavea ellittica (105 x 77 metri), divisa in due ordini di gradinate e delimitata da un muro perimetrale. Indagini archeologiche ne hanno riportato alla luce il settore occidentale, mentre il resto, che ricade sotto una proprietà privata, è ancora da esplorare.

L’area dell’anfiteatro ha restituito monete in bronzo (assi di Antonino Pio, Faustina II e un sesterzio di Adriano) che indicano un suo utilizzo del monumento per tutto il II secolo d.C.
Accertata la storia impareggiabile del luogo, vale la pena un vista alla città di Bene Vagienna, un punto di riferimento in fatto di arte e cultura. Non solo il suo centro storico è pieno di chiese, monumenti ed edifici storici di antica tradizione, ma anche la periferia e le frazioni circostanti presentano vari resti della civiltà romana che era insediata in questa zona: l’atmosfera di una volta si respira ancora in tutte le vie e i portici del centro storico.

Tra il Sei e Settecento Bene Vagienna si arricchì dei numerosi palazzi e delle chiese in stile barocco, che si unirono a vestigia medievali come la tre-quattrocentesca casa Ravera, con le sue due belle bifore: oggi polo culturale significativo della città, ospita il Museo del territorio, che ha nella sua collezione un Cristo deposto quattrocentesco, l’urna più antica della beata Paola, un calice d’oro di papa Leone XIII, un ostensorio secentesco tedesco in argento donato dagli Asburgo, e infine pure due eccezionali tempietti intarsiati in avorio, madreperla e tartaruga opere di Pietro Piffetti, grande ebanista di Casa Savoia. Quattrocenteschi sono poi anche casa Sicca, pur essa con bifore e monofore, e il Castello dei conti Costa, di impianto pentagonale, cinto da fossati e bastioni: menzionato in un documento del 18 giugno 901, fu ricostruito appunto agli inizi del XV secolo.

Notevolmente significativi anche il Palazzo del Municipio, che subito a sinistra della chiesa parrocchiale esibisce begli stemmi affrescati sulle sue pareti esterne, e il Palazzo Magistrati, nel quartiere di San Giorgio. Ci sono poi l’ottocentesca Casa Levi, già dimora di una nota famiglia di banchieri benesi (proprio a Bene nacque il padre dello scrittore Primo Levi), e il Palazzo Giriodi, restaurato nel ‘700, poi acquisito nel 1802 dai marchesi Oreglia che lo dotarono di uno splendido parco con una cappella neo-gotica.
Infine da citare il Palazzo Marchesi del Villar, oggi sede di una banca, che ha due facciate: una medioevale, con bifore e monofore ad arco decorate con fregi in cotto, e una barocca, con stucchi a mascheroni in rilievo. Nell’interno è interessante il piano nobile, con affreschi e arredi del ‘600 e ‘700.

Fra le architetture civili sparse fra le vie porticate del paese spicca invece il settecentesco Palazzo Lucerna di Rorà, che presenta interessanti stucchi (sempre dei Beltramelli) al piano terreno, un ampio scalone forse disegnato dallo Juvarra e sale decorate nel XIX secolo. Il Palazzo Lucerna, che il 24 aprile 1796 ospitò Napoleone Bonaparte durante la campagna d’Italia.