«La prima bambina che accogliemmo, Tatiana, aveva davvero pochi tratti in comune con le bambine italiane di quegli anni». Rita Bongiovanni è una signora astigiana che dal 1990 al 2015 ha accolto tre ragazze bielorusse, insieme al marito Mario Biglia e alle loro tre figlie. «Era il 1990 e scegliemmo di ospitare perché la seconda delle nostre tre figlie era nata pochi mesi dopo il disastro: sapevamo di essere fortunati e volevamo condividere questa nostra fortuna con chi non l’aveva. La piccola che accogliemmo, però, portava le conseguenze delle difficoltà affrontate dalla Bielorussia in quegli anni: non era solita indossare le scarpe e rifiutava sempre i pasti che le preparavo, per poi mangiare quasi furtivamente ciò che restava sulla tavola. Ricordo che una delle prime sere non mangiò altro che bucce di mele. Purtroppo, riuscimmo ad accoglierla un solo anno: i suoi genitori erano divorziati e suo padre, dal carcere, non firmò l’autorizzazione per un nuovo viaggio». Dopo una seconda breve esperienza, nei primi anni Duemila, arrivò poi la bambina che di fatto è diventata parte della famiglia di Rita. «Accogliemmo Elena (si pronuncia “Alona”, ndr) per la prima volta nel 2004, quando aveva sette anni: nonostante le nostre figlie fossero già cresciute, instaurò con loro subito un rapporto eccezionale. Proveniva da una famiglia semplice di campagna, ma era molto intelligente e molto brava a scuola». Un’ospitalità durata complessivamente undici anni, che ha portato alla nascita di una vera amicizia: «Con lei siamo andati al mare, in montagna e abbiamo vissuto tante esperienze. Oggi Elena è laureata, ci sentiamo regolarmente e, poco tempo fa, è diventata mamma di uno splendido bambino. Non fosse stato per il coronavirus, sarebbe venuta da noi per farci conoscere il marito e il piccolo. Speriamo che, superata la pandemia, possa raggiungerci in Italia!».