Il Forte di Vinadio è da considerarsi fra gli esempi di architettura militare più significativi dell’intero arco alpino. I lavori di costruzione della fortezza, voluta da Re Carlo Alberto, iniziarono nel 1834, per concludersi solo nel 1847. Nonostante una breve interruzione, dal 1837 al 1839, in soli undici anni si realizzò un vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare e per la sua costruzione in alcuni momenti furono impegnate 4000 persone.
La fortificazione, che fiancheggia a ponente il paese, ha una lunghezza in linea d’aria di circa 1200 metri che si sviluppa dalla roccia del fortino al fiume Stura. Il percorso si snoda su tre livelli di camminamento ed è suddiviso in tre fronti: Fronte Superiore, Fronte d’At-tacco e Fronte Inferiore, per un totale di circa 10 chilometri.
Nel corso degli anni i rapporti politici instabili con la vicina Francia suggerirono di integrare al Forte nuove strutture: i Forti Piroat, Sarziera, Sources e Neghino.
Il Forte di Vinadio non fu mai teatro di scontri e la sua importanza andò con il tempo a scemare fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale quando l’Italia abbandona definitivamente la Triplice Alleanza per schierarsi a favore della Triplice Intesa. Il Forte venne declassato a enorme deposito, tuttavia riuscirà ancora ad essere protagonista della storia del ‘900: fu sede di un’importante colombaia militare, venne inglobato in una linea arretrata del Vallo Alpino e al suo interno venne costruita la “Caverna Comando” della Guardia alla Frontiera. La sua completa dismissione avvenne dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi il Forte di Vinadio è tornato a “rivivere” grazie alla volontà e all’impegno del Comune di Vinadio, dell’Associazio-ne Culturale Marcovaldo, fino al 2016, e della Fondazione Artea, subentrata nel 2017, che si sono adoperati e si adoperano tuttora alla valorizzazione e promozione di uno dei più importanti esempi di architettura militare delle Alpi Occidentali.
L’obiettivo primario è quello di migliorare e rafforzare la conoscenza e il valore identitario del Forte di Vinadio per la comunità locale, per le future generazioni, per il pubblico in genere.
Far conoscere la sua storia, la sua evoluzione affinché il Forte sia un luogo di esperienza conoscitiva, di aggregazione sociale, di crescita civile e ridefinizione identitaria dei singoli e delle collettività.
Lo spazio espositivo, che si sviluppa nell’area che dal Fronte d’attacco arriva fino alla roccia del Fortino, ospita il percorso multimediale permanente “Mon-tagna in movimento”, le postazioni di realtà virtuale “Vinadio virtual reality” e gli itinerari “Family&Kids Friendly” “Mammamia che Forte!”. Queste esperienze immersive nel cuore della fortezza, permettono, attraverso la realtà virtuale un’idea di simulazione di un volo libero attorno al Forte con la possibilità di vedere l’intera costruzione da un nuovo punto di vista: sospesi in aria, in un’esperienza immersiva e coinvolgente. Piace ed affascina sempre anche la spy story, alla base dell’esperienza di realtà virtuale “Giallo Forte”: un vero e proprio intrigo internazionale in cui il visitatore, guidato dalla voce narrante di un ufficiale “incriminato”, scoprirà la fortezza attraverso percorsi avvincenti ed inediti.
Il Forte, inoltre, è sede di importanti manifestazioni culturali, musicali e sportive e sperimenta un uso ricreativo: durante l’estate grazie al lago artificiale, in inverno con la pista di pattinaggio, registrando un grande afflusso turistico a dimostrazione della sua naturale vocazione turistica e attrattiva.
Il Forte di Vinadio è anche luogo in cui la storia e l’architettura del passato convivo con il presente e l’arte contemporanea. Alle porte della fortezza, sul ciglio della strada che collega l’Italia con la Francia, presidiano e sorvegliano l’abitato di Vinadio segnando la prima tappa italiana della Viapac (itinerario di arte contemporanea che si sviluppa per circa 200 chilometri tra Digne-Les-Bains e Caraglio), Giants, due figure imponenti e scenografiche, opera dell’artista scozzese David Mach, che alludono alle figure storiche dei giganti Battista e Paolo Ugo di Vinadio. Opera di Richard Long, esponente storico del movimento internazionale «Land Art», è invece “Circle”, un cerchio del diametro di 11 metri collocato nel fossato di Porta Francia, fatto di pietre bianche e massi sbozzati di carboncalcio. Un segno che sembra voler racchiudere l’eternità del luogo in cui si colloca, esposto alle stagioni del tempo ma avvolto da una magia che lo sottrae al deterioramento del mondo umano.
Sul lago antistante il Forte è presente infine Untitled – Renaissance, opera di Emmanuele De Ruvo vincitrice dell’Ottavo Premio Internazionale di Scultura Umberto Mastroianni della Regione Piemonte. Un’imponente scultura in bronzo in equilibrio che rappresenta la porzione di un guscio d’uovo simbolo di un’avvenuta nascita attraverso la rottura, condensando in quel momento il passaggio tra l’atto e l’esperienza.