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Il seme dell’amore attecchisce

A cinque anni Tony ha portato a termine una camminata di 10 chilometri con le protesi per raccogliere fondi a favore dell’ospedale che gli ha salvato la vita, curandolo a seguito dei maltrattamenti dei genitori, causa della doppia amputazione subita

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C’è sempre una speranza, un’occasione nuova, un arcobaleno che s’allunga sul grigio, una lucina che s’accende nel bosco. Difficile spiegarlo a chi vive una crisi, sopporta il dolore, sperimenta la sofferenza, perché in quei momenti ogni parola è vuota, ogni intenzione fragile, ogni mano tesa inutile. E allora conviene raccontare storie di vita che raccontano svolte, riscatti e rinascite, dove il male viene sconfitto e diventa forza, dove il sorriso balena in occhi smariti e spazza via il terrore dallo sguardo. La storia di Tony, per esempio. Drammatica eppure bella. Terribile eppure, infine, felice. Una storia concentrata in una vita brevissima, in cui tuttavia hanno fatto in tempo ad insinuarsi il seme della malvagità e quello dell’amore, l’abisso della crudeltà e la profondità del cuore.

Tony ha appena cinque anni e le protesi alle gambe: le sue, quand’era neonato, hanno dovuto amputarle i medici in seguito ai maltrattamenti subiti da parte dei genitori. Già, il destino più oscuro e vile: aguzzino è chi dovrebbe proteggerti, chi ti ha messo al mondo, chi dovrebbe aiutarti a crescere allontanando ogni pericolo. Una storia agghiacciante, ma l’umanità ha un altro volto: è dolce e benevolo, è la normalità del sentimento, così Tony viene strappato agli orchi e adottato da un papà e da una mamma pronti a ricoprirlo d’affetto doppio, quello che si deve a tutti i bimbi del mondo e quello che deve curare ferite orrende.

Il piccolino cresce felice. E impara a camminare con le protesi, ad aiutarsi con le stampelle, e può giocare nei parchi e dormire sonni sereni e sorridere dopo l’inferno e respirare la felicità. I passi, all’inizio, sono sfide, stupisce come la volontà possa essere enorme in uno scricciolo. E stupisce di più la sensibilità che non ha età, visto l’incrocio di vite che ispira un gesto meraviglioso. Di Tony e della gente che, spontaneamente, ha voluto sostenerlo.

Lui sa di dovere molto all’ospedale dove gli hanno salvato la vita, perché gli abusi non gli sono solo costati gli arti ma l’hanno costretto a un ricovero complicato con supporto respiratorio, e così, ascoltando incitamenti e complimenti man mano che imparava, incerto ma fiero, a camminare da solo, ha deciso di fare come un vecchio signore di cui aveva sentito parlare alla tv: Captan Tom, veterano di guerra, diventato famoso dopo aver raccolto 40 milioni di dollari destinati alla sanità nazionale britannica facendo, a cento anni, cento giri del suo giardino.

Tony ha deciso di emularlo, chiedendo a papà e mamma di poter percorrere dieci chilometri per raccogliere 500 sterline da devolvere all’ospedale per bambini che l’aveva accolto e curato prima di avere una nuova casa. La famiglia l’ha aiutato raccontando la sua scelta e pubblicizzando via social l’iniziativa, aprendo la solidarietà di normali cittadine, persone commosse dalla sua storia e desiderose di aiutarlo a realizzare un sogno nobile, ancora più pulito se si pensa che l’ha immaginato un bambino, ancora più commovente se si pensa che l’ha immaginato un bambino che ha sofferto.

E così, mentre Tony, incitato da tantissime persone – tutti, in quel momento, suoi genitori, zii, cuginetti, nonni – completava la sua passeggiata-impresa raggiungendo West Malling, la città dov’è nato, l’onda della generosità cresceva oltre ogni previsione, e le cinquecento sterline immaginate sono diventate 1,1 milioni. C’è sempre una speranza. Una lucina nel bosco. Tony ha dimenticato gli orchi e imparato la bontà da chi lo ama, così bene da aver avuto, piccolissimo, un pensiero gentile per bambini sfortunati. Il resto l’ha fatto la generosità commossa di un popolo che però non ha donato soltanto soldi e ha ricevuto in cambio un sorriso.