Dimenticare la fretta, lo stess… per vivere e assaporare in tutta la sua unicità Bossolasco, una piccola e romantica località popolata da circa 350 famiglie. Raggiungere questo gioiello, percorrendo la strada che si snoda da Alba, in un paesaggio dominato dalla bellezza delle colline e sotto un cielo dai colori meravigliosi, “costellato” di nuvole che si lasciano guidare dal vento, rimane un incanto seducente per cogliere appieno il valore del silenzio e di quella “ragionevole” solitudine, sempre rigenerante per lo spirito.
Conosciuto come “il paese delle rose”, nel periodo tra il 1950 e il 1970, conobbe grande fama, anche oltre i confini nazionali, grazie all’ispirazione che offrì a rinomati pittori come Francesco Menzio, artista quotato che visse proprio a Bossolasco negli anni della Seconda guerra mondiale. Attorno a lui, piano piano, si radunò un gruppo di famosi artisti che ritrovò in questo paese dell’alta Langa un luogo privilegiato da cui trarre ispirazione, grazie a paesaggi fortemente caratteristici.
Uomini di cultura del calibro di Felice Casorati, Enrico Paulucci e la marchesa Irene Invrea che scelsero Bossolasco per soggiorni di contemplazione e di ispirazione artistica. Ma non solo… Anche Beppe Fenoglio vi soggiornò oltre un mese, ospite dell’amico Demetrio Veglio, patron dello storico hotel Bellavista. Scrisse nell’ottobre del 1962 all’amico Italo Calvino: «Caro Italo, grazie della tua lettera vecchia ormai di settimane. La vedo, purtroppo, appena ora, rientrando da oltre un mese di confino in alta collina. Mi è infatti sopravvenuta una molto seria affezione polmonare per la cui risoluzione occorreranno un bel po’ di mesi». Beppe Fenoglio non sembrava troppo convinto di affrontare la convalescenza nel “paese delle rose”.
La pittrice Irene Invrea, in una testimonianza raccolta da Franco Vaccaneo, raccontò: «Non venne mai a Bossolasco per fermarsi prima dell’estate del ’62, quando i medici glielo consigliarono: giudicava il paese “troppo mondano”. Però sapeva che lì, in quel gioiello dell’alta Langa, sarebbe stato meglio accudito che in qualsiasi altro posto e, quindi, si fermò volentieri per un certo periodo».
Fenoglio, in quella fine estate, perfezionò i racconti di “Un giorno di fuoco” e il romanzo “Una questione privata”; in ogni caso, a Bossolasco, c’era già stato durante la guerra partigiana, ma con tutt’altro spirito. Oggi, quello spirito e quelle emozioni sono ancora palpabili, tangibili, vibranti, percorrendo a piedi le vie del centro storico, la passeggiata fra i cespugli di rose, le colline verso il Belbo e la Bormida, ma anche ammirando l’imponente chiesa parrocchiale o l’arco della casa di Francesco Menzio.
Bossolasco ha saputo conquistare anche grandi artisti come Trilok Gurtu, musicista, originario di Bombay, considerato il “miglior artista del continente asiatico bagnato dal Pacifico”, noto anche per le collaborazioni in Italia con Ivano Fossati, Marina Rei e il compianto Pino Daniele; proprio Gurtu, da 20 anni, ha scelto Bossolasco come “buen retiro”, cercando proprio nella magia del luogo profonda ispirazione.
E allora scopriamo questo incantevole luogo, meta di “prossimità” per molti dei lettori di IDEA, oggi completamente splendente grazie a una sapiente opera di ristrutturazione, fortemente voluta dall’Amministrazione comunale che ha reso fruibili i vecchi edifici, organizzando all’interno pregevoli mostre che sono state anche l’occasione per far cogliere ai visitatori l’unicità del luogo e il valore del patrimonio che lo caratterizza.
La strada del centro storico che porta alla parrocchiale è decorata da profumate e colorate piante di rose che le conferiscono un aspetto quasi incantato, rendendola ricca di affascinanti scorci.
La chiesa principale è dedicata a San Giovanni Battista, il santo patrono di Bossolasco. Le prime notizie della chiesa risalgono al 1327. È noto che nel 1464 venne ricostruita e ampliata dal marchese Manfredo Del Carretto, il quale ne mantenne l’organizzazione interna a una sola navata, coperta da volte a crociera e con una modesta facciata con campanile, di piccole dimensioni.
Rimane dell’originale edificio il pregevole campanile costruito in pietra da taglio eretto tra il 1462 e il 1464. Le pietre da taglio con cui è stata realizzata la chiesa di San Giovanni provengono dal Belbo. Vennero raccolte nel letto del torrente presso località Luzzi. Le pietre vennero lavorate sul posto tanto che fino agli anni Sessanta vi erano ancora numerose scaglie di scarto della lavorazione. Venivano caricate su carri trainati da buoi per essere trasportate fino alla chiesa in costruzione.
Sul versante di San Benedetto del torrente Belbo venne costruita una fontana. Su una delle pietre con cui è stata realizzata tale fontana è incisa la data del 1926. E dinnazi alla chiesa, in piazza XX Settembre, dal giugno 2015 si erge l’opera monumentale “L’angelo dell’alta Langa” di Daniele Cazzato.
L’idea è nata dall’emozione che ha colpito l’animo dell’artista ascoltando il racconto di un episodio accaduto all’epoca della Seconda guerra mondiale, periodo in cui il paese si strinse attorno a un gruppo di ebrei e, accogliendoli e proteggendoli, salvò loro la vita. Rare e intense le forme dell’“angelo”: l’ala sinistra abbraccia e protegge mentre quella destra, protesa e forte, è pronta a fermare ogni minaccia, ma disposta ad accogliere coloro che cercano riparo.
Il centro storico di Bossolasco, considerato a tutti gli effetti una piccola “Saint-Paul de Vence delle Langhe”, è accessibile attraverso la piazza “Ragazzi del ’99”, un tempo piazzetta di San Cristoforo, ove sorgevano la chiesa e l’omonino ospedale. Percorrendo l’antica salita nel centro storico, oggi via Umberto I, si raggiunge la piazza centrale, sulla quale si affacciano la chiesa parrocchiale e il palazzo “Balestrino” dei marchesi Del Carretto, costruito con le pietre in parte recuperate dai ruderi dell’antico castello e in parte raccolte nel letto del torrente Belbo. L’edificio è composto da tre piani “fuori terra” e da un piano seminterrato scavato nel vivo della roccia un tempo destinato alle carceri e oggi trasformato in cantina.
Il castello di Bossolasco risaliva al 1324 quando il marchese Manfredo Del Carretto lo fece erigere con una cinta muraria difensiva e il ponte levatoio. Aveva notevoli dimensioni. Abbandonato nel 1616, di esso oggi non restano neppure i ruderi.
Merita segnalazione anche la chiesa campestre intitolata alla natività di Maria Vergine, denominata Madonna della Mellea nell’omonima località, sulla strada Alba-Murazzano. La costruzione di epoca tardo Barocca presenta una particolare facciata a due ordini di lesene con pronao porticato, arricchita da due colonne di ordine gigante a sostegno del timpano triangolare aggettante nella parte centrale.
Nelle frazioni, invece, si possono ammirare cinque cappelle: quella di San Rocco, nell’omonima località, sulla provinciale Alba-Murazzano; quella dedicata a Santa Maria Maddalena, madre di Gesù, nella frazione Bossolaschetto; la cappella dell’Angelo custode in località Chiaretta; San Lorenzo in Pratonoero, un tempo denominato Pratonovero e “terra bianca” e, infine, la cappella di Santa Maria degli angeli alla Pezzea.
Passeggiando in direzione Alba, all’altezza della rotonda, si accede a Pian della croce. Il nome deriva dal pianoro della collina su cui è stato eretto un pilone votivo dedicato a Gesù in croce. Un tempo, nelle vicinanze, sorgeva una cappella consacrata a San Bernardo.
Imboccando la scalinata o la salita ciclabile, da Pian della croce si raggiunge il Colle della Resistenza.
«Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce perché tutti li avessero aperti per sempre alla luce»: è la poesia che accoglie i visitatori del parco, scritta appositamente dal poeta Ungaretti per questo colle. Inaugurato nel 1968 dai rappresentanti delle formazioni partigiane, dedicato alla libertà e a tutti coloro che per essa hanno combattuto, è immerso in una selva che ricrea quella che un tempo ricopriva per intero la Langa.
L’anfiteatro, ideato come luogo di raduno, è stato progettato dall’architetto torinese Amodei, mentre lo scultore Santoro ideò il cancello e la struttura centrale.
Gli amanti delle passeggiate e della natura trovano in Bossolasco un centro attezzato e ricco di servizi. Sentieri che percorrono i siti più interessanti e panoramici del territorio: dalla circonvallazione Bauzano si snodano i sentieri “Biancospino” e “Orchidea”; dal Colle della ResIstenza il sentiero “Primula” e dalla località Mellea il sentiero “Ginestra”.
Vale indubbiamente una sosta anche l’osservatorio ornitologico e naturalistico “Madonna della pace”, nome scelto dall’ideatore di questo progetto, il professore Edoardo Monticelli, che ospita il centro didattico e studi sulla flora e sulla fauna dell’alta Langa. Sono stati realizzati archivi per esporre il materiale naturalistico e fotografico del parco. Si organizzano incontri, lezioni e proiezioni per laureandi, studenti, stagisti, ma anche per scolaresche e famiglie che desiderano osservare piante, insetti e volatili dell’alta Langa direttamente sul posto (www.madonnadellapace.it).
Sul fronte sportivo, nel 2016, il Comune ha intitolato il campo da calcio in erba al noto industriale Michele Ferrero, come segno di gratitudine per un uomo che ha fatto molto per questo paese; e poi ci sono i “summer camp”, organizzati a Bossolasco con centinaia di giovani, che sono stati, sino allo scorso anno, l’essenza di valori sani a cui i giovani debbono tendere. Bossolasco, dunque, è una meta irrinunciabile per un “weekend” romantico, una settimana-vacanza di completo relax con tutta la famiglia, ma è soprattutto sinonimo di buona cucina, ricca di ingredienti naturali in grado di soddisfare anche i palati più esigenti.
Le strutture ricettive di Bossolasco sono segno di discreta, piacevole, informale ma attenta ospitalità. La natura, in questo territorio, offre una grande varietà di prelibatezze: miele, tartufi, funghi, castagne, more ed erbe officinali primaverili come la valeriana e il timo. Prodotti che si possono gustare negli accoglienti ristoranti, nelle tipiche trattorie e nei caratteristici agriturismi del paese, che propongono quell’autenticità e quell’amore per la tavola che solo qui si possono apprezzare completamente.
Prodotti come la famosa “Tonda gentile delle Langhe”, nocciola dal gusto inimitabile, per non parlare dell’allevamento che si è sviluppato puntando sulla razza bovina piemontese e sulla pecora di Langa, con aziende agricole locali che si sono specializzate nella produzione casearia. Grazie anche ai pascoli che abbondano di buone erbe, i formaggi sono diventati un fiore all’occhiello per Bossolasco.
E per brindare? Un calice di ricercatissimo Alta Langa Docg, lo spumante “brut” del Piemonte qui prodotto. Bossolasco, tra memoria e ricordo, rimane indelebile nelle parole di Johnny nel romanzo in cui Beppe Fenoglio lo celebra: «Non sarebbe più sceso in città, pensava salendo alla collina nella notte violetta, se lascerà quella collina sarà soltanto per salire su una più alta, nelll’arcangelico regno dei partigiani».