Enrica Tesio, torinese, mamma di Lorenzo e Marta e ora al nono mese di gravidanza, è amatissima non solo per i suoi libri e spettacoli ma anche per i suoi brillanti post che sui social trattano temi delicati come l’amore, la maternità e le relazioni, alternando leggerezza, ironia e profondità di sguardo.
Come è stata la gravidanza in questo anno così particolare?
«Non è stata male, superate le nausee è andato tutto bene. I miei figli erano in campagna dai nonni e ho vissuto una sorta di luna di miele con Dario, il mio compagno. Non stiamo insieme da molto e questo periodo di convivenza stretta è stato un ottimo rodaggio. Ho lavorato con qualche difficoltà in “smart working” ma uscivo spesso a camminare e mi sono goduta così lo spettacolo atipico di una Torino deserta. Ho letto molto e guardato ottimi film. Approfittando del tempo a disposizione sono riuscita anche a scrivere un centinaio di pagine del nuovo libro.»
Ci può dare qualche anticipazione?
«Alla base ci sono, come spesso nei miei testi, i rapporti all’interno di una famiglia un po’ sconclusionata. Sono narratori che si uniscono: una voce esterna, una madre che ha la mia età e un figlio adolescente. Le relazioni tra loro si intensificano grazie a un’estate particolare in cui si ritrovano da soli… Si tratta di un romanzo di formazione più per la madre che per il ragazzo. La voce del ragazzino mi piace molto. Io sono sempre molto attratta dagli adolescenti come soggetto sociale. Cerco di frequentarli spesso per capire che cosa pensano e come vedono il mondo, hanno la mente aperta, curiosa. Se si spogliano i loro discorsi da un po’ di retorica tipica dell’età, vengono fuori punti di vista stimolanti».
Questo stop forzato ha portato molti a grandi riflessioni e talvolta cambiamenti nella propria vita. È capitato anche a lei?
«Io avevo già rivoluzionato tutto prima del “lockdown”! Le cose capitano come capitano, non serve fare grandi progetti. Questa pausa l’ho presa con filosofia, essendo incinta ho apprezzato la lentezza e anche l’assenza di socialità. In altri periodi della mia vita questa calma piatta mi avrebbe ucciso».
Lei ha due figli di 10 e 8 anni, che mamma sarà per la piccolina che sta per nascere?
«Chissà. Non saprei. Non sono mai riuscita a pensare al futuro dei miei bambini, a come saranno da grandi e a che cosa faranno: per indole non son incline alle revisioni. Sarò una madre diversa so-stanzialmente perché con Marta e Lorenzo si è creato nel tempo un rapporto esclusivo, a tre, e basta. Siamo cresciuti insieme perché il padre lavorava in un altro Paese. Questa situazione si è tradotta in aspetti di fatica nel gestire tutto da sola accanto ad aspetti di grande indipendenza. Ora, invece, potrò condividere la maternità con una paternità. Ci sarà più confronto e più pienezza. La bambina poi crescerà in una bella famiglia super allargata e questa la considero sicuramente una ricchezza: avrà più fonti da cui apprendere».
A inizio settembre porta in scena con Mao lo spettacolo “Gli adulti non esistono”? In che senso non esistono?
«Il titolo è una provocazione, ma nemmeno troppo: il Covid ha sottolineato il concetto della nostra adolescenza protratta nel tempo: molti si sono trovati bene a non uscire di casa, a passare il tempo da soli a leggere, guardare la tv e giocare alla playstation, come succede da ragazzini. Siamo una generazione che ha fatto fatica a prendersi delle responsabilità. Basta pensare all’uso dei social che sono l’elemento più caratterizzante della nostra epoca: l’essere sempre esposti e connessi porta a tornare a uno stadio infantile, a una sorta di perenne “asilo Mariuccia”, un eterno scrivere un diario segreto (tipico della prima adolescenza, appunto) che però diventa pubblico. I quarantenni di oggi sui social fanno amicizia, litigano, si bannano, poi tornano amici, esattamente come quando alle elementari litighi con il tuo vicino di banco. Si fatica proprio a crescere del tutto. Lo spettacolo però è leggero, un divertimento, non certo una analisi sociale».
Da quello che leggiamo lei sembra cogliere sempre il meglio da tutte le situazioni che le capita di vivere. È così davvero?
«Sono un’allegra pessimista. Ho vissuto esperienze che mi hanno scalfita, eccome, ma dall’altra parte non mi sono mai sentita vinta dalla vita, neanche nei momenti un po’ più bui, non sono una che si abbatte. Mi ritengo veramente molto fortunata».
Lei è amata dagli uomini ma adorata dalle donne. Come fa?
«Forse perché nei post racconto semplicemente quello che mi succede. Si tratta di essere capace di tirare fuori quello che pensiamo tutte. Ho molti lettori che commentano e mi scrivono in privato e a me piace dedicare del tempo per rispondere. Cerco anche di non cedere alle provocazioni, così i pochi che sono in vena di polemica, si annoiano e se ne vanno».
Chi sono i suo i lettori?
«Esiste un bel ricambio, per esempio ora sono arrivate molte future mamme, mentre altre si sono avvicinate durante la fine di un amore e mi preferivano quando parlavo di relazioni più complicate. Questo succede quando la scrittura è aderente alla vita, i lettori cambiano e lo scambio rimane vivo. In ogni caso non è solo qualcosa di legato alla scrittura ma più alla stima reciproca. Spesso mi fermano per strada, riconoscono me o i miei figli. E io sono felice di fermarmi a chiacchierare: amo gli incontri, la gente mi diverte».
I suoi figli come lo vivono?
«Sono divertiti. Si sentono partecipi. Quando ho presentato il mio libro di filastrocche “Filastorte d’amore” erano felici di accompagnarmi».
Una classica domanda estiva, visto che lei è una grande lettrice. Tre libri per questa estate?
«“La bomba atomica” di Richard Rhodes, “Colibrì” di Sandro Veronesi e l’autobiografia di Woody Allen (“A proposito di niente”, ndr) che mi ha davvero appassionata».