«Tribunali territoriali chiave contro i ritardi»

Dal senatore Perosino e dall’avvocato Ponzio soluzioni per contenere gli effetti del Covid

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Nelle scorse settimane la Rivista IDEA ha analizzato quelli che sono stati gli effetti dell’emergenza sanitaria sul funzionamento dei tribunali. In particolare, attraverso un’intervista al legale Roberto Ponzio, vicepresidente dell’Associazione degli av­vocati di Alba e Bra, è emerso come le norme anti contagio rischino di compromettere la produttività dei palazzi di giustizia. Una possibile soluzione risiederebbe nella norma che consente di rimettere in funzione, anche soltanto in via temporanea, le sedi giudiziarie soppresse, con l’obiettivo proprio di sgravare le sedi centrali, evitando quindi pesanti ritardi. Una soluzione che potrebbe portare alla riapertura di alcuni tribunali della provincia di Cu­neo, dove, con la riforma del 2012, sono stati chiusi ben tre presidi giudiziari sui quattro esistenti. Sulla questione è intervenuto anche il senatore e sindaco di Priocca, Marco Pe­rosino, il quale ha presentato un’interrogazione al ministro della giustizia Alfonso Bo­nafede. La risposta è arrivata (nel “question time” trasmesso in diretta su Rai 3), ma ha lasciato parecchio l’amaro in bocca. Queste sono le parole di Marco Perosino: «Il Mi­­ni­­stro, nella risposta ufficiale, si è limitato a sottolineare le azioni realizzate all’interno dei palazzi di giustizia per garantire il rispetto delle norme anti contagio e contenere la diffusione del coronavirus. Era già noto il fatto che gli ingressi fossero stati contingentati e che si fosse introdotto l’uso di dispositivi di protezione personale. Non si è però entrati nel merito della questione, ovvero la necessità di garantire l’efficienza dei tribunali, messa seriamente a rischio in seguito alle necessarie norme anti Covid». Il senatore roerino, co­mun­que, non demorde e, anzi, rilancia. «Esiste una norma (l’articolo 4 bis del decreto legislativo 2012 relativo all’edilizia giudiziaria, ndr), che consentirebbe di ovviare a que­ste criticità riaprendo le sedi territoriali soppresse, alcune delle quali sarebbero peraltro pronte a entrare in funzione immediatamente, senza che si debbano apportare interventi di sistemazione. Alla luce di ciò, chiederò al Ministro di convocare un incontro del gruppo parlamentare per lo studio della geografia giudiziaria in modo da poter ap­profondire in quella sede tale importante tematica».
Gli fa eco l’av­vocato Roberto Ponzio, il qua­le al nostro giornale ha dichiarato: «La risposta del Mi­nistro è deludente e, per certi versi, fuorviante, visto che non coglie l’oggetto della questione e nemmeno la necessità di adottare determinate azioni, come a esempio la riapertura di sedi territoriali soppresse, possibilità prevista per legge a fronte di specifiche situazioni e­mergenziali; si tratterebbe di azioni estremamente utili per evitare i ritardi che si potrebbero verificare in questa fase caratterizzata da procedure e mi­sure che, inevitabilmente, portano le attività giudiziarie a protrarsi per un tempo maggiore rispetto a quanto avviene in situazioni ordinarie. Si ricordi sempre che giustizia ritardata è giustizia negata. Peraltro, è paradossale che a non prendere in considerazione la riapertura, an­che temporanea, dei palazzi di giu­stizia sia lo stesso ministro che, pochi mesi fa, quando faceva par­te di un altro esecutivo di go­verno, si era detto favorevole alla rimessa in funzione di 31 presidi giudiziari che erano stati in precedenza chiusi, tre dei quali situati in provincia di Cuneo».