Il figlio rubava la merce nel magazzino, il padre la vendeva in giro per l’Italia. Agivano così i due cuneesi arrestati dalla Squadra Mobile per furto aggravato in concorso. Entrambi dipendenti di una azienda leader nel settore dei macchinari agricoli, si dividevano il lavoro: il figlio, 26 anni, approfittava del suo ruolo di addetto al magazzino per rubare la merce, che poi consegnava al padre, 58 anni, autotrasportatore. L’uomo si muoveva in tutta Italia per le consegne dell’azienda, a cui aggiungeva delle deviazioni per vendere illegalmente, circa alla metà del prezzo di listino, gli accessori di macchinari agricoli industriali trafugati. Finita la settimana, spesso “lavorava” anche nel weekend, utilizzando in questo caso la sua auto, ma sempre a costo zero, visto che rubava alla ditta anche il gasolio.
Le indagini della Polizia sono partite nel mese di marzo, in seguito alla denuncia del titolare dell’azienda, che aveva registrato ammanchi per circa 150 mila euro. La Squadra Mobile di Cuneo guidata da Pietro Nen, dopo 4 mesi di attività tecniche e appostamenti, è riuscita ad individuare i responsabili ed il loro modus operandi. Durante le perquisizioni, gli agenti hanno rinvenuto merce del valore di circa 216 mila euro custodita in un box costruito appositamente. Trovati anche 2500 litri di gasolio e 11 mila euro, provento dell’attività illecita, che fruttava ai due un guadagno di circa 1000 euro per ogni operazione. Arrestati, padre e figlio hanno ammesso le loro responsabilità. Sono stati condotti in un primo momento in carcere e si trovano ora ai domiciliari. Indagata anche la compagna del padre. Tra gli acquirenti della merce rubata, sparsi in tutta Italia, non si registrano casi nel cuneese, ma su questo sono in corso ulteriori indagini.
I risultati dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato anche il questore Emanuele Ricifari, che ha voluto sottolineare l’importanza dell’attività svolta, mentre il dirigente della Squadra Mobile Pietro Nen ha aggiunto: “Le indagini sono durate solo alcuni mesi, ma sono state molto impegnative dal punto di vista investigativo e delle forze impiegate, considerando anche il periodo di emergenza sanitaria nel quale si sono sviluppate. E’ importante aver dato risposte ai cittadini anche in una fase così delicata”.