Nel pomeriggio di lunedì 20 luglio, i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Asti hanno consegnato ad una giovane donna, cittadina albanese, un permesso di soggiorno “speciale”, previsto dal Testo Unico dell’Immigrazione per le vittime di violenza domestica.
La legge riconosce, in buona sostanza, la facoltà al Questore di rilasciare un permesso di soggiorno, della validità di un anno, convertibile in un permesso per motivi di studio o lavoro, in favore di persone vittime di violenze o maltrattamenti in famiglia, qualora la loro incolumità psico-fisica sia in pericolo a causa della scelta di denunciare ciò che hanno sofferto.
La ventiquattrenne albanese, madre di due bambini piccoli, si era recata lo scorso 19 marzo presso gli uffici della Questura, raccontando agli agenti della Squadra Mobile tutte le violenze fisiche e psicologiche, le minacce e le vessazioni subite, nel corso degli anni, da parte del marito.
In quella circostanza la donna aveva, altresì, riferito di non essersi mai recata al pronto soccorso e di non aver mai cercato aiuto al di fuori delle mura domestiche a causa delle ripetute minacce rivolte dal marito. La giovane ha, inoltre, confidato agli agenti di avere il timore di non vedersi rinnovato il permesso di soggiorno e di essere, pertanto, costretta a far ritorno nel proprio Paese di origine, pur non avendo un posto dove andare.
Quel giorno, per la gravità degli episodi narrati dalla denunciante, sono scattate immediatamente tutte le misure volte a tutelare la donna e i bambini, allontanandoli d’urgenza dalla casa familiare.
Come affermato dal Vicario della Questura di Asti, dott.ssa Vittoria Rissone, “il rilascio di un titolo di soggiorno nei casi di accertate situazioni di grave violenza domestica rappresenta un prezioso tassello che il legislatore ha approntato per aiutare chi, non avendo la cittadinanza italiana, può sentirsi maggiormente scoraggiato nel denunciare gli abusi, le violenze o i maltrattamenti di cui è vittima dentro le mura domestiche; a ciò si aggiungano le possibili difficoltà derivanti dal non conoscere la lingua italiana e dallo scarso inserimento sociale. Si capisce, dunque, che si tratta di fasce particolarmente deboli, la cui tutela non è limitata agli indispensabili strumenti cautelari di protezione ma è rivolta al futuro della persona, fornendole un concreto aiuto per gettare le basi dell’inizio di una nuova vita, lontano dal tunnel della violenza”.
Si evidenzia, infine, che il marito aguzzino, è un trentenne, anch’egli di origini albanesi, con numerosi precedenti a carico, che di recente è stato arrestato nell’ambito di un’operazione di polizia giudiziaria volta al contrasto del traffico di sostanze stupefacenti condotta dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Asti.
cs