Riceviamo e pubblichiamo la nota degli esponenti di Fratelli d’Italia Monica Ciaburro (deputata), William Casoni (coordinatore provinciale) e Paolo Bongioanni (capogruppo in Consiglio regionale) sullo studio per la ciclopedonale Cuneo-Mondovì del Comune di Beinette.
Il Comune di Beinette ha recentemente avviato uno studio di fattibilità volto a proporre
lo smantellamento della ferrovia Cuneo – Mondovì per trasformarla in una pista ciclabile.
Una possibilità, questa, che Fratelli d’Italia reputa fortemente miope e inadeguata a
rispondere alle esigenze di mobilità che si stanno facendo via via più pressanti sul nostro
territorio provinciale, come ricorda il Circolo Territoriale di Beinette. È fuori dubbio che
la situazione attuale è totalmente diversa da quella che, nel 2012, ha imposto la
chiusura.
La Provincia di Cuneo è ormai la terza isola italiana: anni di tagli hanno contribuito a
renderci sempre più isolati e a costringere i cittadini a preferire l’utilizzo dei mezzi
privati a quelli pubblici, spesso insufficienti e poco capillari. È fondamentale ripensare il
servizio pubblico locale: già adesso la Strada Provinciale 564, che collega Cuneo a
Mondovì, è spesso satura. Cosa succederà quando tra alcuni anni le città attraversate
dalla ferrovia si saranno espanse e la rete viaria sarà totalmente insufficiente? Non
siamo di certo contrari alle piste ciclabili, ma la loro realizzazione non deve precludere
definitivamente la riattivazione del servizio ferroviario. Certo non dimentichiamo la loro
importanza per l’incentivo del turismo di prossimità ed ecosostenibile, ma sarebbe più
opportuno proporne la realizzazione di percorsi in collina, boschivi e più vicini alla
natura, che non in affiancamento a una trafficatissima strada provinciale, e sicuramente
non in antitesi a un servizio di trasporto ferroviario.
Non dimentichiamo poi le ingenti spese che la Regione e la Provincia hanno sostenuto
nell’ultimo decennio per la ferrovia Cuneo – Mondovì: dalla ricostruzione del ponte sul
Gesso, distrutto dall’alluvione del 1994, al rinnovo dell’armamento e della segnalazione,
ai sovrappassi delle tangenziali di Beinette e Pianfei, costate milioni di euro ciascuna.
Senza contare che lo smantellamento della ferrovia e la sua trasformazione in pista
ciclabile comporterebbero certo costi esosi: un investimento che sarebbe forse più utile
destinare a valutarne la riattivazione, magari in concomitanza con altre tratte dismesse
negli anni passati in Provincia e in Regione, come la Ceva – Ormea, la Cuneo – Saluzzo e
la Alba – Asti/Alessandria, nell’ottica di sistema e di rete che è sempre stata portante
per il trasporto pubblico. In tal senso, basti pensare al ruolo che la tratta Cuneo –
Mondovì potrebbe avere per i collegamenti con la Liguria, verso Savona e Genova, tanto
in chiave commerciale, quanto in chiave turistica, velocizzando ad esempio il
raggiungimento delle piste da sci delle nostre magnifiche vallate.
Distruggere le infrastrutture è un gesto miope: è nostro dovere ambire a una mobilità
sostenibile avanzata e al passo con i tempi, inserita in un sistema integrato tra treno e
autobus, che non può vedere quest’ultimo soppiantare definitivamente il primo. Diversi
esempi di questo genere sono stati attuati in Europa e hanno sempre dimostrato il
successo dell’iniziativa, con un’eccellente accoglienza da parte dei cittadini, che hanno
spesso ricominciato a preferire i treni e il trasporto pubblico a quello privato. Basti
pensare a quelle innovative soluzioni conosciute come metropolitane leggere, o tramtreno, che si stanno facendo strada nel panorama ferroviario: si tratta perlopiù di
convogli leggeri ed economici, elettrici o diesel, che possono trasportare il doppio dei
passeggeri di un autobus, in meno tempo, a un costo ridotto e in modo ecologico e
sostenibile. L’obiettivo non deve essere sottrarre passeggeri ai bus, ma incentivare i
cittadini a usare il treno e i mezzi pubblici in generale in sostituzione dei mezzi privati.
In tal senso, sarebbe ora di fondamentale importanza che le Province tornassero ad
assumere quel ruolo di massimo rilievo che avevano in passato, ereditando dalla Regione
almeno parte delle competenze relative alla programmazione del traporto pubblico
locale e facendosi nuovamente le prime portatrici delle varie e diverse istanze del
territorio.
In conclusione, forse non sarà possibile riaprire la ferrovia nell’immediato, ma
sicuramente diventerà un’opera fondamentale e irrinunciabile nei prossimi anni.
Smantellarla sarebbe un errore gravissimo.