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L’esperienza unica nella gestione dell’emergenza Covid: il modello ASL CN2 all’ospedale di Verduno

Hanno partecipato la Direzione Generale dell'ASL CN2 con in primis Massimo Veglio, la Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra, Claudio Novali del "Santa Croce e Carle" di Cuneo, Massimo Perotto e Nicolò Binello, Vito Nicoli e Valentina Vitale, Giovanni Monchiero e Giuseppe Guerra

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(foto ufficio stampa Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra Onlus)

Si è svolta nel tardo pomeriggio di ieri nel nuovissimo e operativo nosocomio verdunese, la conferenza stampa indetta e organizzata dall’ASL CN2, sull’esperienza dell’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” come Covid-Hospital. Un’apertura anticipata e straordinaria della struttura, per fronteggiare e “combattere” l’emergenza sanitaria per il Coronavirus.

Hanno partecipato la Direzione Generale dell’ASL CN2 con in primis Massimo Veglio, la Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra, Claudio Novali del “Santa Croce e Carle” di Cuneo, Massimo Perotto e Nicolò Binello (i “Senior” dell’esperienza di Verduno Covid-Hospital), Vito Nicoli e Valentina Vitale (del gruppo “Junior”), Giovanni Monchiero e Giuseppe Guerra (presidente dell’Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri della provincia di Cuneo).

Siamo ai saluti finali di una esperienza clinica, umana e di metodologia sanitaria nata e cresciuta in occasione del reclutamento del personale sanitario per la gestione della “Fase 1” dell’emergenza Covid-19 in Piemonte. Verso i primi di marzo, nel pieno della pandemia, si è reso necessario attrezzare aree di assistenza clinica dedicate a pazienti che avessero superato la fase acuta della malattia, al fine di “detendere” il carico di posti letto delle Terapia Intensive e delle Medicine di tutte quelle Aziende Sanitarie operanti anche al di fuori della provincia di Cuneo, il nostro quadrante di riferimento.

In accordo con la Regione Piemonte e con l’Assessorato alla Sanità, nel rispetto delle disposizioni del decreto legge 9 marzo 2020 n.14 e 17 marzo n.18, si autorizzava l’Azienda Sanitaria Cuneo 2 ad avviare un “Bando di Arruolamento di figure Sanitarie” (Medici e Infermieri), in modo da far fronte alle esigenze straordinarie ed urgenti derivanti dalla diffusione del Covid-19, al fine di garantire livelli essenziali di assistenza, assicurando una coerente risposta alla “domanda di salute” in un momento quanto mai critico e delicato. Il Bando prevedeva la stipula di “Contratti ad Incarico di Lavoro Autonomo” (conosciuti come “Co-Co-Co”). Con sorpresa dei rappresentanti delle Istituzioni e del Commissario ad acta del “Progetto Verduno”, si è palesata una situazione insolita. A tale bando, hanno risposto:

– 5 medici in Pensione da incarichi Aziendali e 2 medici specialisti, rispettivamente, in “Medicina Interna” e “Cardiochirurgia” (il cosiddetto “gruppo Senior”);

– 13 medici neolaureati e neoabilitati (“gruppo Junior”).

Nonostante la certezza che gli utenti da prendere in carico rientrassero nella tipologia della “bassa e media intensità di cura”, va sottolineato che il “target clinico” da assistere è stato spesso quello di pazienti anziani, con plurime comorbidità e traghettati a Verduno in seguito a percorsi più impegnativi di assistenza sub-intensiva o intensiva. Si trattava di pazienti caratterizzati da un alto grado di complessità clinica, poiché affetti non solo dall’infezione da SARS-CoV-2, ma anche da concomitanti patologie croniche respiratorie, cardiovascolari, metaboliche ed ematologiche, peraltro particolarmente esposti ad ulteriore rischio di infezioni ospedaliere. Lo scenario ha richiesto, dopo una disamina delle competenze di base del gruppo di giovani colleghi che, da pochi mesi, avevano abbandonato i banchi dell’Università, l’istituzione di un programma di formazione specifica sul campo, una formazione che consentisse ai ragazzi di applicare le competenze teoriche, acquisite durante gli anni universitari, alle dinamiche di logistica e organizzazione del lavoro, aspetti fondamentali per la gestione di un reparto ospitante pazienti che stavano affidando la propria salute alle mani e alla competenza di questo gruppo.

Si avviava, così, un programma serrato, su base quotidiana, di messa a fuoco su percorsi assistenziali, protocolli diagnostici e terapeutici, assetti clinici e tabelle di riferimento che rispondesse alle problematiche cliniche della patologia da Coronavirus; un programma caratterizzato da aggiornamenti e lezioni frontali relativi ad aspetti fondamentali della medicina interna e generale, portati avanti dal gruppo dei senior e da altri professionisti dell’ASL CN2 ed esterni. Sono, inoltre, stati avviati laboratori pratici di simulazione, con test e analisi di casi clinici veri o creati ad arte, dando contemporaneamente inizio ad una programmazione di tipo assistenziale. Nella fase iniziale, era previsto uno slot di assistenza di 10/15 pazienti da parte di un senior e due junior. A causa del progressivo aumento delle richieste assistenziali – che ha portato al rapido esaurimento dei posti letto (55 in totale), per via del ricovero a Verduno di pazienti provenienti non solo da Alba ma anche dall’intera Provincia  di Cuneo e dall’Area Metropolitana di Torino – è stata prevista un’ulteriore ottimizzazione nell’organizzazione del lavoro di reparto.

In particolare, sono stati istituiti:
– 3 slot mattino – 3 senior, 6 junior (con oltre 15 pazienti per gruppo di lavoro), dalle ore 7.30 alle ore 14.30;
– 1 slot pomeridiano – 1 senior, 2 junior, dalle ore 13.30 alle ore 20.30;
– 1 slot notturno – 2 junior, dalle ore 20 alle ore 8.

Tutti operativi con i dispositivi di protezione individuale, con compiti specifici nella gestione del malato, dalla formulazione dell’iter diagnostico-terapeutico alla preparazione alla redazione della cartella clinica e alla comunicazione telefonica con i familiari. Proprio per quanto riguarda la gestione del malato è stato affidato un ruolo di responsabilità clinico-assistenziale primario ai medici junior, costantemente supervisionati e guidati dal gruppo dei senior. Inoltre, 2 medici junior sono stati assegnati in area pulita (dalle ore 10.00 alle ore 18.00), al di fuori del reparto, per l’accoglienza dei nuovi pazienti e per il lavoro di coordinamento con gli assistenti sociali e con i consulenti specialisti.

Il MUST di questo progetto risiede interamente nella lettura degli accadimenti, caratterizzati da alcune peculiarità che lo hanno reso sicuramente UNICO, ma anche proponibile come modello di impegno professionale e di “Certificazione” delle competenze acquisite da parte dei giovani colleghi nel proprio percorso formativo, un progetto da sottoporre ai responsabili delle istituzioni, della politica e ai formatori del mondo accademico.

Le “circostanze straordinarie” hanno messo questi colleghi nelle condizioni di convogliare le solide basi accademiche nel “vissuto” di una realtà clinica, all’interno della quale hanno dovuto e potuto giocare un ruolo da protagonisti e non da comparse, come spesso avviene nei periodi di praticantato pre-laurea. Questa esperienza è stata “un vero e proprio esame di stato, basato sulla pratica clinica”. Si sono messi completamente a disposizione dei propri tutor in modo eccezionale, permettendo così di creare una squadra di lavoro efficiente e sinergica, con obiettivi assegnati. Questa esperienza ha significato “fare gruppo, squadra, condivisione”. Ai medici in pensione è stata data una grande opportunità: quella di donare le proprie competenze, spesso mettendosi in discussione grazie alle domande e alle richieste di chiarimenti da parte del gruppo junior, rendendosi conto che vi sono logiche comportamentali che, talvolta, sono frutto di un bagaglio, forse, meritevole di un aggiornamento. Questa esperienza ha rappresentato un “mettere in discussione le proprie convinzioni culturali e scientifiche, frutto di anni di lavoro, ma meritevoli di un “ri-esame”. Questa esperienza è stata una e vera e propria forma di “ACCADEMIA”, fatta di condivisione di successi ma anche, talvolta, di condivisione di tragici epiloghi legati a situazioni cliniche drammaticamente irreversibili.

Questa esperienza ha significato “toccare con mano il limite della scienza e del nostro ruolo di medici, ma anche la forza del nostro impegno verso i più fragili e bisognosi”. Un’orchestra funziona solo se il Direttore sa conferire i giusti ruoli e le commisurate responsabilità e, in questo, il ruolo del nostro primario, Massimo Perotto, è stato encomiabile. Come altrettanto meritevoli di plauso sono stati i ruoli del Commissario, Dott. Giovanni Monchiero, e, specialmente, del Direttore Generale, Dott. Massimo Veglio, persone capaci di concedere quella fiducia che non sempre è presente nel metodo di lavoro abituale (troppo spesso arroccato su posizioni difensiviste) della realtà sanitaria del nostro Paese. Questa esperienza ha rappresentato un “mettersi in gioco senza pensare al proprio tornaconto”. Un particolare ringraziamento lo dobbiamo alla Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra, al suo Presidente, Bruno Ceretto, e al suo Direttore Generale, Luciano Scalise, per le attenzioni riservate nei confronti di tutto il gruppo e per il supporto a livello logistico che ha reso meno gravoso l’impegno quotidiano. Un ringraziamento sentito anche al Presidente della Regione, Alberto Cirio, e all’Assessore alla Sanità, Luigi Icardi, per l’opportunità a noi offerta. Questa esperienza è stata una “scuola di vita e di scienza”, unica nel suo genere“, firmato il dg Massimo Veglio, i Senior – Claudio, Giuseppe, Giuseppe, Roberto, Mauro, Carlo e Nicolò, gli Junior – Elena, Vittorio, Katia, Vito, Carlo, Carolina, Lorenzo, Federica, Giorgia, Federico, Barbara, Alessandra e Cecilia.