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L’opinione di Beppe Ghisolfi – Vi spiego perchè

«La Granda si è messa in moto per tutelare al meglio la sicurezza dei lavoratori, oggi chiamati a fare i conti con il covid e la pesante crisi»

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«Per fortuna la provincia di Cuneo, di fronte a tragedie del genere, ha saputo fare quadrato, dimostrandosi notevolmente più consapevole circa la sicurezza dei lavoratori. Le aziende della Granda sono amministrate da persone competenti, laboriose, che han­no a cuore la salute dei dipendenti. L’emergenza legata all’attuale pandemia non ha spento lo spirito imprenditoriale cuneese e, con grande solerzia, sono state adottate le misure necessarie a garantire la sicurezza nel luogo di lavoro. Purtroppo stiamo vivendo una gravissima crisi economica i cui effetti drammatici si faranno sentire dopo l’estate. Secondo le previsioni, forse troppo ottimistiche, il prodotto interno nazionale calerà dell’11%. Questo significherà meno ricchezza per tutti e, in particolare, per la classe media. Il Governo è intervenuto con i noti decreti ma alcuni settori colpiti in modo durissimo incontreranno grosse difficoltà in fase di ripresa. Mi riferisco alla ristorazione, ai bar, agli alberghi, che in molti casi vivono sul turismo internazionale che non ripartirà prima del prossimo anno. Recentemente sono stato a Roma per lavoro. Non avevo mai visto la capitale così deserta e carica della disperazione di molti esercenti che in questa situazione non ritengono di riaprire i battenti. Sicuramente, le città d’arte sentiranno in modo più marcato la crisi: anche molti territori della nostra provincia vivono di turismo e la ripresa appare alquanto problematica. Il Governo, in particolare con il Decreto liquidità, ha inteso garantire prestiti a famiglie e imprese. Le banche hanno sinora erogato 50 miliardi di euro, garantiti dallo Stato, superando difficoltà burocratiche e norme complesse che impongono procedure e istruttorie. Sul fronte delle moratorie, milioni di famiglie e imprese hanno richiesto il prolungamento dei mutui ottenendo dal sistema bancario risposte rapide e adeguate. La tragedia del Molino Cordero non potrà mai essere dimenticata. Nessun risarcimento potrà attenuare il dolore delle famiglie. Sono passati tredici anni e oggi ci troviamo a piangere altri morti a causa di un virus. La sicurezza sul lavoro e una sanità più efficiente dovranno essere gli obiettivi. L’Europa, se non vuole disgregarsi, dovrà lasciare da parte le polemiche e attuare interventi risolutori».