La Certosa di Pesio è uno dei monumenti storici più interessanti e più insigni di quella sezione di Alpi Marittime che dallo spaccato dell’alto corso del Tanaro va al Col di Tenda e forma propriamente le Alpi Liguri, il cui punto dominante è l’erta cima del Marguareis (m. 2651), definito a ragione, per la configurazione della sua massiccia e nuda parete nord, “le Dolomiti del Piemonte”. Importante centro di vita religiosa e civile nei secoli che, risalendo fin nel cuore del Medio Evo, precedettero la Rivoluzione Francese, cadde, in conseguenza con questa, nell’abbandono e nell’oblio.
«La Certosa di Pesio», scrive il Can. Terreno, «da quasi un millennio sta assisa a capo della valle omonima, fasciata da mistica atmosfera di austera serenità, di bellezza e di poesia, cullata dal murmure perenne del Pesio, quasi ritmo di preghiera sussurrata in sordina».
I resti scultorei, ora radunati in un portico nel cortile del chiostro superiore, come gli affreschi e gli stucchi abbastanza ben conservati della grande chiesa superiore, sono un piccolo segno del suo passato splendore. Le devastazioni ripetute dei valligiani, le intemperie e il Decreto napoleonico del 1802 lasciarono ben poco a quella Certosa che le cronache definiscono una delle più belle e ricche del suo tempo. L’adattamento di essa a stabilimento idroterapico, nella seconda metà del secolo scorso, le ridonò un effimero periodo di notorietà in Italia e all’estero, anche per gli illustri personaggi che vi fecero sosta. Col cessare dello stabilimento, all’inizio della prima guerra mondiale, la Certosa di Pesio tornò a chiudersi nel suo isolamento montano, sepolta nel verde delle sue foreste di faggi e castagni o sotto la coltre di neve delle sue abbondanti e prolungate precipitazioni invernali, destinata ad un progressivo irreparabile decadi mento e rovina.
Se non che, l’arrivo dei Missionari della Consolata alla Certosa (1934) ed i restauri da essi effettuati per la piena funzionalità del decadente edificio, il notevole incremento, edilizio e viabile, della zona e soprattutto lo sviluppo enorme del turismo, villeggiatura, sport invernali di questi ultimi anni, hanno assai favorito l’interesse e l’accorrere di numerosi visitatori al monumento, ben meritevole per l’imponenza del suo complesso edilizio e per l’importanza storica.
Oggi la Certosa è gestita dai padri della Consolata di Torino che organizzano momenti di preghiera e gestiscono l’afflusso di turisti e pellegrini.
Il Museo Naturalistico Missionario, nei locali adiacenti alla Certosa, espone oggetti provenienti da tribù indigene, raccolti dai missionari in Amazzonia e in Africa. Insieme ai reperti etnografici sono conservati esemplari di animali imbalsamati tipici dei due continenti e alcuni reperti naturalistici della Valle. L’Ecomuseo invece, ripercorre le tappe più importanti della presenza dei certosini , ma è anche un centro di attività specifiche, legate all’ambito spirituale e alla religiosità certosina, ai prodotti tipici, al mondo naturalistico e antropologico.