Valle Tanaro – Nella terra dei castelli da favola

Cerniera fra l’Appennino e le Alpi, la catena montuosa è caratterizzata da una flora che unisce piante tipicamente alpine a specie mediterranee

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Montagne, acque cristalline, una vegetazione variegata e intatta che avvolge i paesi in splendide cornici naturali durante tutto il corso dell’anno: l’alta val Tanaro è il luogo ideale per chi desidera ritrovare un contatto diretto con la natura. Questo patrimonio naturalistico di grande interesse è oggi sotto la tutela per una parte del territorio del comune di Briga Alta del Parco naturale alta valle Pesio e Tanaro. Fra gli edifici storici della Valle vanno ricordati il castello di Alto e il castello di Casotto. Il primo sorge su di un alto sperone roccioso a strapiombo sul torrente Pennavaire. È una maestosa costruzione quella del castello dei Cepollini, conti di Alto e Caprauna. Il castello, costruito nel 1320 dai Cepollini, originari di Albenga, era inizialmente un’imponente struttura quadrangolare protetta agli angoli da quattro alte torri. Durante la dominazione francese fu saccheggiato e distrutto in parte, ma conserva la sua fisionomia medievale arricchita dalla graziosa loggia da cui, nelle giornate terse, è possibile godere della vista del mare all’orizzonte. La certosa di Casotto è fra le più affascinanti costruzioni di quest’area, simbolo di secoli di storia e di cultura. Fondata nel XII secolo fu fra le prime in Italia e rappresenta uno dei pochi esempi sopravvissuti di certosa montana caratterizzata dalla posizione appartata e dalla presenza di un’area propriamente conventuale riservata ai frati, la casa alta, e di un’area distaccata, la casa bassa o “correria”, destinata alla residenza dei novizi. Que­st’ultima racchiude la graziosa chiesa dedicata al beato Guglielmo, pregevole esempio di architettura romanica con influenze provenzali visibili nell’abside racchiuso all’interno del corpo di fabbrica. Intorno alla certosa vi erano una serie di cascine, le cosiddette “grange”, che servivano al sostentamento dei frati. Dopo un periodo d’abbandono la certosa venne ricostruita in forme monumentali nel corso del Settecento su progetto del Vittone e del Gallo. Successiva­mente alla chiusura della certosa decretata da Na­poleone, all’interno di essa i Savoia ricavarono una residenza di caccia. Qui, durante uno dei tanti soggiorni di Vittorio Emanuele II e della sua corte, sua figlia, la principessa Maria Clotilde, prese la storica decisione di sposare il nipote di Napoleone III per facilitare l’alleanza fra il Regno di Sardegna e la Francia, che porterà alla Seconda guerra di indipendenza e all’Unità d’Italia. La particolare posizione di confine e di transito dell’alta val Tanaro, posta fra Piemonte, Liguria e Francia, ha fatto sì che nel corso dei secoli il paesaggio si sia impreziosito di castelli, torri e fortificazioni. Sul finire del tardo impero romano fu eretta dal patrizio Costanzo a protezione di Albenga una rete difensiva e di avvistamento di “ca­stella” e di “turres” di cui restano testimonianze nelle cosiddette torri saracene a pianta circolare, così chiamate perché riutilizzate secoli dopo dalle orde saracene come rifugi e punti privilegiati d’avvistamento. Ne restano testimonianze in vari siti, i cui più si­gnificativi sono la torre di Barchi e quella di Bagnasco.
Dopo il Mille il costituirsi delle signorie feudali portò all’edificazione di imponenti castelli a presidio del territorio e a dimostrazione di dominio sulle popolazioni locali da parte dei signori. In primo luogo gli Aleramici Marchesi di Ceva costruirono a difesa delle proprie terre castelli a Nucetto, Bagnasco, Priola, Garessio ed Ormea di cui restano consistenti tracce. Nel corso dei secoli, con il susseguirsi di guerre e di assedi, l’evolversi dell’arte militare e l’instaurarsi del dominio sabaudo, i castelli persero il loro ruolo specifico.