Alle 8,46 dell’11 settembre 2001 la storia del mondo intero cambiava corso per sempre: la minaccia del terrorismo si stava presentando all’Occidente e, in particolare, agli Stati Uniti d’America come mai era successo in precedenza. Fu in quell’esatto istante in cui il volo American Airlines 11, partito da Boston e diretto a Los Angeles, si schiantò contro la torre Nord del World trade center di New York, ovvero una delle due Twin towers, simbolo degli “States” e della loro forza internazionale.
Nel giro di pochi minuti, altri tre aerei si schiantarono contro le due torri, facendole crollare attorno alle 10,30 e causando la morte di 2.977 persone. A dirottarli furono alcuni “adepti” di Al Qaida, il gruppo terroristico che da alcuni anni stava “affilando” le armi in Medio
Oriente, con precise finalità vendicative nei confronti del mondo occidentale e, in particolar modo, degli Usa e delle loro posizioni rispetto a significative questioni internazionali di quell’area.
Le riprese degli aerei che si schiantavano contro le torri, quelle dei volti delle persone sconvolte che si recavano nei pressi dell’area in cui si stava compiendo il dramma e, ancora, quelle delle persone che si gettavano dai piani alti delle strutture incendiate nel
disperato tentativo di poter scampare a morte certa fecero il giro del mondo e vennero
seguite in diretta da milioni di italiani (nel nostro Paese erano le tre del pomeriggio), profondamente scossi da una vicenda che, come si poteva già intuire in quegli attimi, avrebbe segnato la prima parte del nuovo secolo.
Sempre in quelle ore, un quarto aereo si schiantò contro il Pentagono, mentre un quinto, complice la reazione disperata dei passeggeri, precipitò in un’area quasi disabitata in Pennsylvania.
Il terrorismo di matrice islamica dichiarava così guerra alla nazione “a stelle e strisce” e, soprattutto, ai Paesi occidentali. Tra le ragioni dell’attentato il leader di Al Qaida Osama Bin Laden, divenuto nel frattempo il terrorista più ricercato a livello mondiale, ricordò il supporto statunitense garantito a Israele, la presenza di truppe americane in Arabia Saudita e le sanzioni contro l’Iraq.
Il mondo era cambiato per sempre e non solo nell’ambito della politica internazionale. A mutare fu la vita quotidiana degli occidentali: i voli in aereo iniziarono a prevedere controlli stringenti; la fobia di attentati pervase per anni l’animo delle persone; fobia accentuata anche da altri eventi drammatici (su tutti, gli attentati di Madrid e Londra nel 2004 e nel 2005); più in generale, conquistò l’immaginario collettivo il volto del kamikaze disposto a sacrificare la propria vita pur di vendicare il mondo islamico.
I successivi diciannove anni sono ben noti: gli Stati Uniti risposero con le armi, lanciando quella “guerra al terrorismo” che ha generato un’infinità di polemiche tra favorevoli e contrari e non ha fatto altro che accentuare la distanza tra Occidente ed Oriente islamico. Da questa sono poi scaturite tante altre tragedie, compresi gli attentati messi in atto negli ultimi anni dallo Stato islamico in tutto il continente europeo. Una cosa è certa: nella storia internazionale ci sono un prima e un dopo l’11 settembre.