Fu un anno funesto, il 2007. Il settimo anno del nuovo millennio verrà ricordato per sempre come uno dei più tragici in Italia, e non solo per i primi effetti della crisi finanziaria che, esplosa negli Stati Uniti in quell’anno, avrebbe avuto ricadute drammatiche sull’economia internazionale soprattutto nel 2008.
Il 2007, infatti, è anche l’anno delle grandi tragedie sul lavoro, che videro coinvolti in prima battuta il Piemonte e la provincia di Cuneo. La prima in ordine di tempo è datata 16 luglio ed è legata al Molino Cordero di Fossano, divenuto da quel momento una vera e propria ferita aperta nella storia della città degli Acaja.
Alle 14,30 di un caldo giorno di mezza estate due esplosioni a distanza di pochi minuti di due silos di farina all’interno della struttura causarono la morte di cinque operai. All’origine del clamoroso incidente fu ravvisata la negligenza nella gestione e nella cura degli strumenti di sicurezza presenti all’interno dell’azienda: la farina, complice anche la secchezza dell’aria, fece da combustibile, generando alcune scintille che causarono le esplosioni.
A perdere la vita furono Mario Ricca, Valerio Anchino, Marino Barale, Antonio Cavicchioli e Massimiliano Manuello, che ancora oggi vengono ricordati, anno dopo anno, dall’associazione “16 luglio 2007: per non dimenticare” e dalle istituzioni di Fossano. Fu un dramma vissuto a tal punto dalla collettività che in molti hanno tirato un sospiro di sollievo alla recente notizia dell’avvenuta cessione di quell’area, che verrà trasformata in una zona residenziale.
Nemmeno cinque mesi dopo le esplosioni fossanesi, si compì invece il dramma dell’acciaieria ThyssenKrupp in corso Regina Margherita a Torino, considerato uno dei più grandi incidenti sul lavoro della storia dell’Italia contemporanea. Poco prima dell’una di notte del 6 dicembre 2007, un nastro trasportatore, a contatto con della carta dimenticata a lato dei macchinari, innescò un incendio di grande portata.
Sul posto intervennero otto operai, sette dei quali persero la vita (Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi), bruciati vivi dalle fiamme divenute indomabili anche a causa della mancanza di strumenti di sicurezza. L’ottavo, Antonio Boccuzzi, subì solo qualche ustione al viso, sopravvisse e testimoniò, confermando che tutti i tentativi di salvataggio furono vanificati dalla carenza di attrezzature: le pompe idriche erano forate e non consentivano di gettare acqua, mentre molti estintori risultarono inceppati.
Complice anche la grande risonanza mediatica assunta da questo avvenimento, l’Italia fece i conti in modo drastico con il tema della sicurezza sul lavoro, in alcuni casi carente a causa della negligenza dei proprietari delle aziende. Aldo Cordero, amministratore delegato del Molino, è stato condannato a cinque anni di reclusione dalla Cassazione, mentre la molto più nota vicenda dell’acciaieria tedesca è terminata con la condanna di sei dirigenti, la cui vicenda è tornata di attualità nelle ultime settimane per via delle misure di semilibertà concesse loro dal tribunale.
2007 – Morti sul lavoro a Fossano e Torino
Due esplosioni al Molino Cordero e il rogo alla Tyssen costarono la vita a 12 persone