Il 1° maggio 2015 prendeva il via l’Esposizione universale di Milano, nota al grande pubblico come Expo Milano 2015.
109 anni dopo la prima volta, avvenuta nel 1906, la città meneghina tornava così a ospitare la più grande esposizione internazionale, con un tema estremamente al passo con i tempi: non più i trasporti, che a inizio Novecento avevano raccontato di una società intrisa di
Belle Époque e di speranza verso la meccanizzazione, ma il cibo, sempre più importante nel mondo industrializzato del Ventunesimo secolo.
L’assegnazione all’Italia avvenne tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, quando Milano ebbe la meglio sulla turca Smirne, anche grazie all’impegno del secondo governo di Romano Prodi. A inaugurarla fu poi il governo di Matteo Renzi, che sul palco, quel primo maggio, ringraziò tutti, tranne appunto Romano Prodi, tanto che anche Rosy Bindi si lasciò andare a un ironico: «Deve aver dimenticato qualcuno». «Sarà la svolta», celebrò a distanza il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per certi versi lo fu, se non altro per la visibilità data alla Penisola e, in particolare, a quella che è da molti considerata come la capitale industriale. Il complesso di Expo nasceva in un’area immensa, un tempo occupata da campi e piccole fabbriche. Ne nacque una città temporanea dall’“impianto” romano, sviluppata su un lunghissimo decumano (1,5 chilometri di lunghezza e 35 metri di larghezza) che incrociava il più breve cardo (350 metri).
Proprio al loro incrocio trovavano spazio i padiglioni dell’Italia, mentre lungo il decumano, secondo il principio della corretta distribuzione, erano collocati 54 padiglioni tra nazioni estere, stand della società civile e altre organizzazioni. Complessivamente furono 141 i Paesi partecipanti, oltre a quattro organizzazioni internazionali, dieci della società civile e 25 aziende come partecipanti non ufficiali.
L’Expo durò sei mesi, fino alla cerimonia conclusiva del 31 ottobre 2015 e fece registrare circa 22,2 milioni di visitatori, nonostante i numeri siano stati al centro di un dibattito tra organizzatori e media.
Tra i momenti di maggiore interesse, diversi eventi proposti dal vivo, gli “show cooking” realizzati dai professionisti più conosciuti di quel settore e, più in generale, le iniziative proposte all’interno dei singoli padiglioni, specie quelli delle varie nazioni, che hanno stregato i visitatori con esperienze altamente coinvolgenti.
Ancora oggi, la frase «una coda lunga come per il padiglione del Giappone» , molto gettonata nei giorni di Expo, è spesso usata come sinonimo di attesa eterna. Anche la provincia di Cuneo e il Piemonte poterono beneficiare di un’importante vetrina di promozione, grazie soprattutto ai progetti studiati dagli enti istituzionali e dalle associazioni di categoria a favore di aziende e imprese.
Oggi, dopo gli “slanci” in termini di promozione turistica e sviluppo urbanistico che si sono registrati immediatamente dopo la manifestazione, l’auspicio è che l’area che ha ospitato l’evento e, in generale, quella che è stata l’anima di Expo, di cui l’“Albero della vita” è l’emblema, possano costituire un motore da cui attingere le energie e le idee per rilanciare l’economia.
2015 – Arriva Expo il tesoro di Milano
Oltre 22 milioni di visitatori giunti in Italia per il grande evento che ha celebrato il cibo