2019 – Finisce la lotta di Nadia Toffa

La bresciana, tra le “iene” più amate, ha affrontato il cancro con la determinazione di sempre, diventando un esempio per molti

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Il 13 agosto 2019, a soli 40 anni e due mesi, se ne è andata Nadia Toffa, uno tra i giornalisti d’inchiesta più amati degli ultimi anni e, inevitabilmente, tra i personaggi televisivi più ap­prezzati dal pubblico di massa. La bresciana si è saputa contraddistinguere per il suo stile, il suo carattere, ma anche e soprattutto per i servizi prodotti nei dieci anni di permanenza a “Le Iene”, programma televisivo che le ha consentito di raggiungere la celebrità. Quando è stato reso noto il cancro che l’aveva colpita, il suo nome è stato annoverato nella “top ten” di quelli più ricercati in rete nel 2017 (un record tale da averle meritato l’attenzione dei media stranieri). Nata nella città “leonessa d’Italia” nel 1979, dopo essersi laureata in Lettere, Nadia ha sin da subito intrapreso la carriera giornalistica televisiva, prima in una rete emiliana, quindi a Retebrescia, dove si era formata per quattro anni.
Nel 2009, alla soglia dei trent’anni, è entrata a far parte della nutrita redazione de “Le Iene”, ritagliandosi sin da subito uno spazio importante nel corso delle trasmissioni in prima serata. Nadia, infatti, sapeva incarnare alla perfezione lo stile del programma: irriverente al punto giusto, talvolta un po’ sensazionalistico, ma interessato a fornire soprattutto un approfondimento dell’attualità, con denunce e inchieste spesso capaci di colpire nel segno.
Non è un caso che, oltre all’aspetto umano di Nadia, pure dopo la sua morte, si sia da più parti voluto sottolineare anche il lato giornalistico, di assoluta rilevanza. Nel corso del decennio da “iena”, di lei si ricordano soprattutto le grandi inchieste legate al mondo del farmaco e della medicina, oltre al preziosissimo lavoro svolto nella terra dei fuochi, per denunciare i traffici della criminalità organizzata e i danni all’ambiente prodotti dall’Ilva.
Colpita da un malore mentre stava registrando un servizio a Trieste, le fu diagnosticato un tumore cerebrale, sin da subito riconosciuto come difficilmente curabile. Nei due anni che la separarono dalla morte, Nadia divenne volutamente il simbolo della lotta contro il cancro, sempre chiamato per nome, e dell’elogio alla vita e alla speranza.
Proprio sul tema dell’esaltazione della battaglia contro il male sono incentrati i suoi due ultimi libri, “Fiorire d’inverno. La mia storia” del 2018 e “Non fate i bravi”. La testimonianza che ci ha lasciato”, pubblicato postumo nel 2019 dalla mamma Margherita.
Pochi giorni dopo la sua scomparsa, “Le Iene” andarono in onda per la prima puntata della nuova stagione in cui 100 figure che nel corso degli anni erano state nella redazione presenziarono immobili di fronte alla telecamera, in ricordo della collega. A fare da portavoce fu Alessia Mar­cuzzi, con la voce rotta dalla commozione, che presentò un “inno alla vita”, come Nadia avrebbe voluto.
«La vita va vissuta con amore qualsiasi cosa accada», scriveva nel suo libro, ricordando che «non importa quanto vivi, ma come vivi».
Due mantra che la donna dal dolce sorriso e dalla determinazione infinita ha lasciato nelle menti di coloro i qualòi hanno avuto modo di apprezzarla, di persona o anche soltanto attraverso il suo lavoro da giornalista e scrittrice.