Cuneo: mancato rinnovo del contratto collettivo, la protesta dei lavoratori della sanità privata

Presidio di fronte all'ospedale Santa Croce per fare valere i propri diritti: "Beffati da datori di lavoro che pensano a fare profitti con le risorse pubbliche"

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“Basta soldi pubblici usati per fare profitto!”, “14 anni senza rinnovo contrattuale”, “Vergogna!”. Sono alcuni delle scritte riportate dai cartelli esposti oggi, lunedì 31 agosto, dai lavoratori della sanità privata che hanno protestato di fronte all’ospedale Santa Croce di Cuneo. Presenti le sigle sindacali Fp Cgil e Cisl Fp, insieme ad alcuni operatori che lavorano nel settore. Come in tutta Italia, protestano per la mancata firma definitiva del nuovo contratto nazionale di lavoro, che attendono da 14 anni.

“Dopo anni di ripetute trattative, si era arrivati ad un accordo con il Governo e la Conferenza Stato Regione – spiega Alfio Arcidiacono della Fp Cgil -. Il 10 giugno è stata firmata l’ipotesi di accordo, che doveva essere confermata il 31 luglio, ma Aris e Aiop, le due associazioni rappresentative dei datori di lavoro della sanità privata, hanno ritirato la disponibilità a siglare il contratto”. Un comportamento che ha indotto le sigle sindacali ad organizzare questa protesta, prima dello sciopero nazionale del 16 settembre. Sono interessati da questa situazione oltre 1000 operatori in provincia di Cuneo dipendenti di aziende come Amos, Casa di Cura Città di Bra, Clinica San Michele di Bra, Casa di Cura Monserrat di Borgo San Dalmazzo e Caraglio, Orizzonte Speranza di Boves e Centro Riabilitazione Ferrero di Robilante ed Alba.

“Si tratta di operatori sanitari che, lo ricordo, sono stati in prima linea nel periodo Covid senza avere gli stessi diritti e gli stessi premi dei colleghi del settore pubblico, e che ora si trovano ancora una volta beffati da datori di lavoro che utilizzano risorse pubbliche per fare profitti sulle spalle dei dipendenti e sulla salute dei cittadini. Queste aziende ricavano il maggiore fatturato dalle convenzioni: chiediamo un segnale alla Regione e alle Asl, perché non si può continuare a dare soldi pubblici a chi nega diritti fondamentali come il contratto nazionale e pensa solo a fare profitti”.