Il PD ha votato il taglio dei parlamentari come una delle condizioni poste dal M5S per la nascita del nuovo governo Conte. Quindi noi abbiamo rispettato il patto, al quale avevamo posto delle condizioni, che ruotavano intorno ad un principio: adeguare i regolamenti parlamentari alla nuova situazione e soprattutto approvare una legge elettorale che fosse coerente con il taglio nei confronti delle piccole regioni e della tutela delle minoranze sul territorio. Ora, è evidente che le nostre condizioni non sono state rispettate: e non entro qui nel merito di chi si sia assunto la responsabilità di questa rottura degli accordi, che certo non è solo a carico del M5S.
Nicola Zingaretti sta cercando di ricucire una situazione deteriorata, e ad oggi è difficile dire se ci riuscirà. Però io personalmente in ogni caso voterò SI’ al referendum, per queste ragioni.
Troppe volte la Sinistra ha lavorato inutilmente per la riduzione del numero dei parlamentari: all’interno di riforme organiche, certamente, ma senza mai avere dubbi che il numero dei nostri parlamentari fosse esagerato. Se guardiamo tutti i tentativi falliti di riforme istituzionali, è sempre stato così.
I 600 parlamentari che rimarranno se vince il SI’ non sono una ristretta oligarchia, sono un numero sempre atto a garantire completamente il pluralismo. Per questo non condivido le preoccupazioni sulla cosiddetta “riduzione della rappresentanza”. Sinceramente penso che si tratti di ragionamenti intellettualistici da professori, che la gente comune, anche quella che vota centrosinistra (non solo quella che vota a destra!), fa molta fatica a capire. Tanto meno quando si gonfia a dismisura la bolla della retorica, parlando di difesa della democrazia e tirando in ballo l’antifascismo dei padri fondatori. Non esageriamo, per favore.
La riduzione non è un fatto di costi, non è un demagogico appello a bastonare i politici. La riduzione (risibile sulle spese dello Stato) per me è invece un fatto di efficienza: organismi troppo pletorici non funzionano, sono lenti nelle decisioni e vengono di fatto esautorati da altri livelli decisionali, vedi i decreti legge. E poi ci sono i mille interessi campanilistici, che si traducono in valanghe di emendamenti che nulla hanno a che vedere con l’interesse generale, i lobbisti sono sempre all’opera, le cariche da ripartire sono un infinito manuale Cencelli…
Le riforme integrative, in particolare quelle sul funzionamento del Parlamento, si faranno facilmente dietro la pressione della necessità del buon funzionamento, che è bipartisan. Quanto a quella elettorale, io non so se possa essere davvero un elemento attrattivo per il PD, che vorrebbe un ritorno, oggi impossibile, al sistema maggioritario.
Ciascuno può dire che “sarebbe stato meglio ridurre gli stipendi che il numero dei parlamentari”, che “occorre una migliore selezione della classe dirigente, quello che conta è che siano migliori” e molte altre cose simili che tanti vivono comprensibilmente come buoni motivi per votare NO. Peccato che adesso siamo qui e dobbiamo fare i conti con la realtà di oggi.
Invito quindi tutti a votare secondo coscienza ma anche secondo razionalità politica. Votare per fare un dispetto a quelli con cui il centrosinistra governa, non mi sembra una buona idea. Come non lo è votare contro un sentimento popolare che in parte sarà anche aizzato dal populismo, ma che ha forti motivazioni che non possiamo ignorare.
Bruna Sibille