Parla Giorgio Raviolo del gruppo micologico
Un museo interattivo e un centro studi completamente accessibile per poter celebrare il “re del sottobosco”: il fungo. Un sogno divenuto realtà a Ceva, città che da quasi sessant’anni ospita con successo una delle più importanti mostre dedicate al mondo micologico a livello nazionale. In attesa dell’autunno, la stagione del fungo per eccellenza, la Rivista IDEA vi porta alla scoperta di questa novità. Per conoscere in maniera dettagliata il progetto che verrà concretizzato nel giro di qualche mese abbiamo colloquiato con il presidente del Gruppo micologico cebano “Rebaudengo-Peyronel”, Giorgio Raviolo.
Presidente Raviolo, partiamo dalle origini e ripercorriamo la storia del vostro gruppo, secondo in Italia per anzianità.
«Nell’estate del 1962 un gruppo di amici decise di organizzare una fiera sul prodotto tipico della zona e individuò come il “re” indiscusso dell’area cebana il fungo. Nacque quindi una sagra dedicata a questo prodotto che, nel tempo, ha incontrato un notevole successo. Il gruppo micologico, il secondo nato in Italia dopo l’associazione micologica “Bresadola” di Trento, si costituisce come associazione sotto la presidenza di Ernesto Rebaudengo, noto entomologo e micologo, nonché uno dei principali disegnatori di funghi. Nel corso degli anni il sodalizio ha sviluppato importanti rapporti di collaborazione con altri micologi ed è entrato a far parte dell’Unione micologica italiana di Bologna, cosa che, di fatto, ci permette di mantenere contatti in tutto lo Stivale e in Europa. Si tratta di un aspetto significativo per il tipo di attività che vogliamo sviluppare e proporre nel contesto dell’esposizione museale».
A proposito del museo, come nasce l’idea?
«Da tanti anni Ceva sogna di realizzare questo progetto: in parte è un’evoluzione naturale delle attività del gruppo; in generale, si tratta di un’iniziativa volta a dar vita a un polo culturale capace di suscitare l’interesse di addetti ai lavori e turisti e di coinvolgere attivamente le scuole. In sostanza, un centro studi a 360 gradi».
La sede sarà l’ex convento dei cappuccini. Perché?
«È un edificio prestigioso dal punto di vista storico-architettonico, oltre che religioso, ma è anche un luogo molto amato dai cebani; la destinazione museale intende valorizzare ulteriormente la struttura, che continuerà comunque a essere a disposizione della Protezione civile. Dal punto di vista architettonico, si tratta di un complesso su due piani che si sviluppa attorno a un piccolo chiostro, circondato per tre lati da un porticato con ampie vetrate sul quale si affacciano i numerosi ambienti. I locali dell’ex convento dei cappuccini, che saranno attrezzati in modo da consentire la visita anche a persone con disabilità, sono adiacenti alla chiesa, accessibili attraverso un’ampia scalinata e si affacciano su un piazzale con parcheggio gratuito».
Bisogna attendersi un museo “vivo” e interattivo, vero?
«L’allestimento che abbiamo in mente prevede l’installazione di una serie di pannelli didattici dedicati alla storia del convento dei cappuccini e ai personaggi principali che si sono succeduti in questo luogo e che sono ricordati con affetto dai cebani, come padre Prudenzio e padre Francesco Maria. Il chiostro verrà utilizzato come giardino botanico e ospiterà attività rivolte alle scuole, come gli orti didattici, recentemente bloccati a causa dell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus».
Come verranno organizzati gli spazi adibiti a museo?
«Una volta entrati dal portone principale, i visitatori raggiungeranno la “reception” che conduce al porticato del chiostro: qui verranno installati pannelli informativi. Al piano terreno ci saranno un “bookshop” e la sala conferenze, dove verranno proiettati video sul mondo dei funghi e della natura, oltre che sulla storia dell’edificio. Al piano superiore, all’interno di quelle che un tempo erano le celle dei frati, un apposito percorso narrerà la storia del Gruppo e dei soci fondatori, ricordando i due primi presidenti: Ernesto Rebaudengo, scomparso nel settembre 2000 e Giovanni Scola, rimasto in carica fino all’ottobre 2016».
Cosa verrà esposto?
«Tutto il materiale che è stato raccolto dal 1962 a oggi: la collezione di piatti celebrativi in ceramica, disegni e tavole micologiche, immagini storiche delle varie edizioni della Mostra del fungo, dei mercati e, in generale, degli eventi del territorio, funghi liofilizzati e ipogei, quelli in resina realizzati da Mario Strani, quelli lignicoli e le specie usate in micoterapia. Uno spazio verrà poi dedicato al “re del bosco” in tavola con la ricetta Deco, ossia i ravioli di Ceva ai funghi porcini».
Che ruolo giocherà la tecnologia nell’ambito dell’esposizione dedicata al fungo?
«I visitatori e, in particolare, le scolaresche avranno a disposizione mappe e plastici, che saranno impreziositi da dispositivi tecnologici all’avanguardia grazie ai quali sarà possibile prendere visione delle zone in cui sono diffusi i vari tipi di funghi e alberi nell’area cebana. Ci saranno, inoltre, postazioni dotate di microscopi».