«Vicini alla gente e ora esportiamo questa filosofia»

La multiservizi leader della “provincia” spiegata dall’amministratore delegato PierPaolo Carini

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Il Covid-19 non ha cambiato l’idea di futuro che da sempre Egea è abituata a coltivare.

Come spiega l’amministratore delegato PierPaolo Carini: «Siamo una multiutility che spazia dalla fornitura d’acqua, alla luce, al gas, al teleriscaldamento fino alla raccolta rifiuti. Non ci siamo mai fermati, neanche durante l’e­mer­genza ed è stato per noi un onore, oltre che un onere, continuare ad erogare i nostri servizi. Siamo rimasti vicini alle persone, pronti a intervenire in caso di necessità. E se non era possibile andare a casa dei clienti per le questioni di sicurezza sanitaria, abbiamo ovviato con l’assistenza online anche in videochiamata. Onori e oneri».

Ingegner Carini, si può dire che essere vicini alle persone del territorio sia da sempre una peculiarità di Egea?
«Diciamo che questa attitudine è nel Dna di un’azienda di servizi come la nostra, la sesta più grande in Italia e la più importante nell’ambito delle aree della cosiddetta “provincia” italiana. Del resto siamo cresciuti in questa zona del Piemonte che è essa stessa un po’ il paradigma della provincia italiana».

Un paradigma che contempla molte eccellenze.
«Ci sono tante “stelle luminose”. La Ferrero, il vino, il riconoscimento dell’Unesco, il tartufo solo per citarne alcune: ovunque ormai sanno che quando accenniamo a questi argomenti parliamo di Alba».

Mettiamo anche Egea tra i marchi distintivi?
«Direi di sì, abbiamo superato i 900 milioni di fatturato e siamo radicati sul territorio per tanti motivi. La nostra sede è qua, abbiamo 1200 collaboratori… Non ultimo il fatto che a capo del nostro Comitato scientifico c’è Guido Saracco, Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, mentre presidente del Consiglio di Sorveglianza è Giuseppe Rossetto che di Alba è stato anche sindaco per due mandati».

L’attenzione per il territorio la esprimete anche con azioni di sostegno sociale.
«A proposito dell’emergenza virus, abbiamo contribuito con oltre 400 mila euro con diversi interventi a sostegno delle Asl, dei presidi sanitari locali, delle attività produttive e dei tanti comuni che hanno utilizzato questi fondi per le famiglie bisognose e per abbattere le rette delle attività estive dedicate ai ragazzi garantendo ai più piccoli assistenza e possibilità di stare insieme».

Tornando alla visione del futuro: cosa cambia per Egea dopo le conseguenze dell’epidemia?
«Nella storia ci sono sempre stati periodi di crisi e rinascite. Bisogna riuscire ad affrontare ogni fase per superare le difficoltà. Mi viene in mente la nostra iniziativa legata alle “luci tricolori”. Abbiamo illuminato castelli e luoghi simbolo di tutta Italia nel periodo del “lockdown”. Siamo partiti da Grin­zane Cavour, abbiamo proseguito con numerosi comuni del Cuneese e dell’Astigiano per arrivare in Liguria, Lombardia e Sicilia. Alla crisi abbiamo contrapposto il nostro valore di comunità. Valore che, peraltro, si riscontra anche e soprattutto nelle regole della comunità stessa. E del resto, se c’è un aspetto di cui il virus ha sottolineato l’importanza, è proprio questo: far parte di una comunità. Noi ce ne siamo occupati con le “luci tricolori” ma anche con gli sportelli “a casa”, con le sanificazioni, con i contributi diretti e con le collaborazioni sul territorio per la realizzazione di eventi culturali, tra cui la rassegna “Grazie”, promossa ad Alba da Comune e Collisioni. Sempre nel rispetto delle misure di sicurezza: i valori di una comunità si riscontrano anche e soprattutto nelle sue regole».

Oggi più che mai l’attenzione per il territorio deve essere abbinata alla qualità?
«Noi siamo assolutamente “glocal”. Quando viene richiesto il nostro contributo, ga­rantiamo servizi di qualità e una copertura totale grazie anche alle nostre collaborazioni con il
Poli­tecnico di Torino, la Boc­coni di Milano, la Federico II di Napoli e ora anche l’Università di Bari. Sempre con un’attenzione massima al locale. Questa caratteristica viene apprezzata anche dalle istituzioni bancarie, in quanto ci rende ancora più autorevoli e credibili. A proposito: come indica uno studio dell’Università Bocconi di Milano, nelle città con meno di 100 mila abitanti risiede addirittura l’80% della popolazione italiana. Mi sembra significativo. Un altro elemento di valore è rappresentato dalla par­tecipazione del comparto pubblico alle nostre attività. Ecco, la crisi ha rilanciato an­che il ruolo dei sindaci, che tornano ad essere considerati come i primi responsabili della salute e del bene dei loro concittadini».

Egea ha un forte legame con il Nord-Ovest, ma i progetti che sviluppate in questa area sono esportabili?
«Certamente. Pensiamo, ad esem­pio, al meccanismo dell’ecobonus: esso si basa su di un modello che abbiamo sviluppato sul territorio e che ci viene richiesto da tutta Italia. I valori di base sono, anche in questo caso, la competenza, la referenza territoriale e la lealtà. Gli errori non sono ammessi: non è che possiamo avviare e portare avanti una procedura per il riconoscimento dell’ecobonus e poi scoprire, magari dopo due anni, che i presupposti non c’erano. Il sistema deve funzionare, i titolari degli immobili che fanno richiesta del bonus, se in possesso dei requisiti, devono effettivamente beneficiarne».

Attuate questo modello sia al Nord che al Sud?
«Sì, in tutta Italia. Nel settore della vendita di luce e gas, stiamo aprendo punti “retail” anche in Meri­dione, da Somma Ve­su­viana alla costiera amalfitana, fino alle province della Puglia e della Sicilia. Nel farlo abbiamo trovato grande collaborazione: le persone sanno di aver perso troppo tempo».

Ancora una volta la “provincia” resta il modello da seguire?
«Ci crediamo e continuiamo a investire tanto, sul territorio ancora di più. Assumiamo cento persone all’anno, ricercando anche chi ha esperienze diverse. Vogliamo stimolare la sensibilità locale, offrendo opportunità ai giovani che magari da Alba sono andati a studiare a Londra e valutano la possibilità di rientrare a casa. Siamo ottimisti, la filosofia è giusta. E questo territorio è davvero unico».

Adottate lo stesso metodo nel settore della raccolta rifiuti e dei servizi ambientali?
«Seguiamo precisi standard qualitativi e abbiamo il più alto indice di gradimento. Per quanto riguarda la frazione organica, ovvero la Forsu, la trasformiamo in bio-metano, che poi alimenta gli autoveicoli, come ad esempio quelli delle “flotte” di alcune delle principali aziende del territorio. Parliamo di Co2 non fossile, parliamo di una garanzia per l’ambiente, dove la produzione si alimenta da fonti rinnovabili. Perché, ad esempio, non ha senso far circolare auto elettriche alimentate da energia non pulita. L’idea è inquadrare il tema a 360 gradi: dalla casa all’impianto fotovoltaico. Un circolo virtuoso che è già realtà».

Non crede che la sensibilità per i temi ambientali sia cresciuta notevolmente negli ultimi tempi?
«Credo di sì, ma in questo un contributo fondamentale lo deve portare la comunicazione. Sono i giornalisti in realtà ad avere il know-how per poter diffondere in maniera concreta e definitiva una nuova consapevolezza».

Voi lo fate già nelle scuole…
«Si tratta di un altro argomento che consideriamo molto importante. L’educazione è tutto e devo dire che in Italia, per fortuna, mi sembra che la cultura del “tanto ce la caviamo” stia finalmente scomparendo. Ag­giungo che qui, in questa provincia, questo atteggiamento non ha mai trovato terreno fertile. E lo dico sempre da non piemontese».

Egea è anche sponsor nello sport: un altro potenziale da sfruttare sul territorio?
«Ne siamo convinti. Dedichiamo massima attenzione soprattutto nei confronti dello sport giovanile. Non cerchiamo i grandi club ma quelle realtà omogenee che rappresentano esempi di valore. Penso alla pallavolo femminile che qui è rappresentata al meglio, Altro esempio è costituito dalla pallapugno, sport legato al territorio e alle nostre tradizioni. Inoltre, nel periodo dell’emergenza Covid, abbiamo erogato molti contributi per le attività di Estate ragazzi in diversi comuni, da Fossano a Bra. Abbiamo pensato che potesse essere un modo per dare un sostegno reale ai ragazzi. E comunque la filosofia alla base resta sempre la stessa».