Home Articoli Rivista Idea A Fossano risplende lo spirito del Palazzo Daviso di Charvensod

A Fossano risplende lo spirito del Palazzo Daviso di Charvensod

Il disegno della parte di edificio rivolta a nord è del Gallo, mentre verso via Merlo il progetto è opera del Vittone

0
689

Fossano è l’ideale cornice per accogliere il visitatore con ricchezza di spunti storici, architettonici, culturali. Torri e bastioni raccontano di scontri ed assedi; lussuose residenze aristocratiche si alternano a grandiose dimore dello spirito, in una sequenza ritmica di portici, su cui affacciano antiche case di sentore medievale, dominata dall’austera presenza del Monviso.
Tra questi spicca l’imponente ed elegante Palazzo Daviso di Charvensod che fu dimora di una delle maggiori famiglie patrizie di Fossano, i conti Bava di San Paolo, per poi passare ai baroni Daviso di Charvensod, il cui stemma campeggia tuttora sulla facciata di ponente del cinquecentesco cortile interno.
Carlo Daviso di Charvensod, allievo dell’Accademia Navale di Livorno nel 1908 conseguì la nomina a guardiamarina nel 1911. A bordo dell’incrociatore Marco Polo nel 1911-1912 prese parte alla Guerra italo-turca meritando un encomio solenne; con la stessa unità nel 1913 fu trasferito in Cina, sbarcando nel 1914 a Shanghai destinato fino al 1915 al locale distaccamento Regia Marina. Tenente di vascello, prese parte alla Prima guerra mondiale a bordo del Giuseppe Cesare Abba (cacciatorpediniere) e del Marsala (esploratore); nel 1917 frequentò la scuola di aviazione di Marina a Taranto, conseguendo la qualifica di osservatore d’aereo e di pilota di idrovolante venendo destinato ai reparti di volo.
Il 1º giugno è osservatore nella 255ª Squadriglia ed il 20 aprile 1918 comanda la 256ª Squadriglia. Durante l’attività di guerra nel Basso Adriatico meritò una Medaglia d’argento al Valor Militare ed una Medaglia di bronzo al Valor Militare.
Capitano di corvetta, nel periodo 1921-1924, fu in comando di varie torpediniere e nel 1927-1928 del Giovanni Nicotera (cacciatorpediniere); nel 1933-1934, capitano di fregata, comandò il Giovanni da Verrazzano (cacciatorpediniere). Capitano di vascello fu nel 1937-1938 a Massaua comandante superiore navale in Africa Orientale Italiana, partecipando poi alle operazioni di Invasione italiana dell’Albania del 1939, nel corso delle quali meritò un elogio e la croce di guerra al valore militare per l’azione condotta a Durazzo.
Nel 1940 dopo l’Armistizio di Villa Incisa con la Francia fu destinato alla Commissione d’armistizio di Biserta. Rimpatriato, fu chiamato a Brindisi a dirigere l’ufficio traffico con l’Albania, venendo insignito per i meriti acquisiti, della croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia. Nell’ottobre 1941 a Rodi assunse il comando della zona militare marittima delle Isole italiane dell’Egeo; promosso contrammiraglio, all’atto dell’armistizio dell’8 settembre 1943 seguì le sorti del comando superiore Forze Armate fino al 13 settembre quando, catturato dalla Wehrmacht a seguito della resa, venne avviato in prigionia nel campo di Skoki, dove rimase fino alla liberazione da parte delle Forze armate sovietiche (gennaio 1945). Rimpatriato, rimase a disposizione della Direzione generale del personale lasciando il servizio a domanda nel 1947. Promosso ammiraglio di divisione a titolo onorifico nel 1971.
L’edificio dall’mportante affaccio sulla Contrada Maestra è opera di Francesco Gallo e si caratterizza per la presenza di maestosi sopralzi a torre. Il disegno della facciata sulla Contrada del Gonfalone di Gesù, l’attuale via Merlo, porta invece la firma del Vittone.