«Penso che un paziente che venga qui a Verduno noti in prima battuta aspetti come la luminosità degli ambienti o quanto siano accoglienti le stanze di ricovero», spiega il chirurgo albese, «ma un “addetto ai lavori” si sofferma subito sul livello tecnologico di certe strumentazioni e soprattutto immagina le ripercussioni che queste possono avere sul proprio lavoro. Io sono rimasto subito colpito dalle dotazioni tecniche (per esempio dal reparto di rianimazione, o dalle 11 sale operatorie) che mi hanno fatto sentire in un’altra era, geologicamente successiva a quella degli ospedali cui ero abituato. L’impressione è stata da subito quella di essere in un centro molto avanzato, che offre la possibilità di fare tante cose in più». «L’utenza si deve abituare al fatto di non avere più l’ospedale sotto casa», conclude Paganelli. È una difficoltà soprattutto per le persone anziane, solite a rivolgersi all’ospedale di Alba o a quello di Bra. Tutte le novità comportano la necessità di adeguarsi, quindi credo sia normale. Ci vorrà del tempo, come sempre quando si fa un cambiamento così importante: quando si affronta un semplice trasloco da una casa a un’altra si impiega comunque qualche mese per sistemare le cose nei nuovi locali e ritrovare una propria routine quotidiana. È la stessa cosa per noi, ma moltiplicata per le dimensioni della struttura, dunque è indispensabile un periodo di rodaggio. Ma sono certo che nel giro di qualche mese, quando saremo riusciti a far partire bene tutti gli ingranaggi, qui si potranno fare delle cose molto interessanti. Lavoriamo in condizioni migliori, abbiamo più spazio, più strumenti e più possibilità».
«Entriamo in un’era successiva»
Occorrerà abituarsi a non avere più l’ospedale sotto casa, ma in cambio ci saranno più spazi e possibilità