In merito alle polemiche sull’utilizzo della pillola abortiva Ru486 in Day hospital, la Sanità del Piemonte non ha preso, al momento, alcuna decisione. L’assessore regionale agli Affari legali sta verificando con l’Avvocatura regionale eventuali profili di illegittimità del provvedimento del Ministero della Salute rispetto alle disposizioni della Legge 194, in quanto sarebbero emerse delle criticità.
L’argomento non è ancora approdato al tavolo della Giunta regionale, né è stato oggetto di valutazioni etiche da parte dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, che attende di conoscere il quadro completo degli approfondimenti legali in corso.
Questo il commento dei Radicali Italiani: “La notizia che la Regione Piemonte si starebbe preparando a emanare linee guida in tema di aborto farmacologico in contrasto con le direttive ministeriali e, soprattutto, in contrasto con quanto conquistato dai Radicali e da Silvio Viale in decenni di lotte, è il segno dei tempi. Tempi nei quali l’ipocrisia e l’opportunismo più becero dominano la politica. Ipocrisia perché il Piemonte è la prima regione per aborti farmacologici d’Italia, aborti che vengono nella stragrande maggioranza dei casi fatti da anni in day hospital senza che l’Assessore Maurizio Marrone di FdI avesse avuto nulla da dire. Oggi, con la ricerca dei cavilli richiesta all’avvocatura regionale, si prova a riportare indietro il nostro Paese, ma non lo consentiremo“. Così in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, rispettivamente segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani.
“Oscurantismi e perbenismi sulla pelle delle donne, che devono avere libertà di scelta su se abortire e su come abortire, non torneranno. Avete perso da decenni e continuerete a perdere perché la libertà di scelta viene prima delle vostre esigenze di tornaconto elettorale e perché è la legge 194 ad aprire la strada all’aborto farmacologico. Chiediamo al Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, di dissociarsi da questa azione e di garantire il rispetto dei diritti delle donne“.