«Io, moglie orgogliosa di Attilio Bravi»

Il ricordo del compianto campione braidese nelle parole della compagna Riccarda Guidi

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Già dal suo cognome si capiva quan­to “Bra” fosse nel suo cuore.
Attilio Bravi, atleta olimpionico di salto in lungo, ma grande amante di tutti gli sport, è stato un esempio e un vanto per la città della Zizzola, e non solo.
Grande atleta da una parte e grande uomo di sport dall’altra.
Ne abbiamo lungamente parlato con la moglie Riccarda Guidi: un ricordo “vivo” e toccante, di un uomo che ha lasciato un’eredità sportiva di spessore.

Suo marito che atleta era?
«Era molto schivo e riservato, dif­ficilmente andava in giro a gasarsi per i risultati ottenuti. Molto lontano dagli autografi e dai “sel­fie” tanto di moda oggi, per capirci. Diceva che era passato tanto tempo dalle Olimpiadi del 1960 e che, pertanto, era difficile ricordarsi di lui. Di­ventato professore di educazione fisica, sia alla “Craveri” che al “Guala”, si faceva dare del lei dai ragazzi. In allenamento, in campo e, in generale, al di fuori delle mura scolastiche, ci si doveva dare del “tu”. Lo sport è un ambiente di educazione, ma per lui era importante anche la comunicazione. Lavorava molto su questo aspetto».

Ha fatto molto per Bra.
«Insieme ad Augusto Lorenzoni è stato cofondatore de­l­l’hockey su prato braidese, poi ha dato vita all’Atletica Avis Bra Gas e all’associazione “Sportiamo”. La realizzazione del palazzetto dello sport di Bra non fu direttamente una sua idea ma sposò la causa. Augusto Lorenzoni faceva parte del consiglio di amministrazione dell’allora Cassa di risparmio di Bra; l’idea iniziale divenne un progetto affascinante e nel 1971 fu completato. Andando su e giù da Roma, per il Coni, approfittando di impegni scolastici e delle visite al Ministero dell’istruzione, At­tilio riuscì a essere determinante. La Crb festeggiava i suoi 125 anni e si era deciso di fare un qualcosa di eclatante, ap­punto, la realizzazione del palasport. Un fiore all’occhiello la struttura di viale Risor­gi­mento, che consente di praticare ben 25 discipline sportive diverse! Dal rettilineo della pista di atletica indoor, mi ricordo perfettamente che si potevano aprire i box laterali per far disputare le gare di lancio del peso, giavellotto e disco. Quando Attilio era ancora insegnante di educazione fisica, contribuì alla fondazione del gruppo di “majorettes”, degli sbandieratori e fu “scintilla” per la pratica del twirling a Bra. Ad Attilio va dato il merito di aver fondato la sezione braidese e, anche, quella albese dell’Unione nazionale veterani dello sport, il concorso “Lo sport come lo vedo io, gioco a fare il giornalista” e “Sport in piazza”. Fu allenatore di basket maschile e femminile, pallavolo femminile, soft­ball e atletica leggera. Par­lando di atletica, fu anche “coach” della Libertas a Torino. Ritornando a Bra, il parco “Atle­ti Azzurri d’Italia”, nella zona della Madonna dei fiori, fu an­che un’idea di Attilio. Pen­sava a una vasta area, attrezzata e polisportiva. L’idea fu, poi, concretizzata dall’allora sindaco braidese Bruna Si­bille».

Che “peso specifico” aveva Attilio, come “politico” e “am­ba­sciatore” dello sport?
«Il Panathlon international gli conferì il premio “Domenico Chiesa Award” nel 2009, per l’impegno e il contributo profusi nell’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali, oltre che per la promozione a fianco del movimento panathletico. Amava accompagnare i ragazzi all’estero per le mini Olimpiadi studentesche giovanili. Conobbe l’ex atleta, poi politico e presidente del Coni, Mario Pescante. Aveva grande stima e un bel rapporto anche con l’attuale presidente del Coni, Giovanni Malagò. Attilio è stato molto fortunato perchè gareggiare alle Olimpiadi nel 1960, iniziando a farsi strada dal 1955, nelle varie competizioni lui si ritrovava a gareggiare con i sovietici, i polacchi, gli ungheresi. Atleti provenienti da situazioni politiche molto complicate e fu l’occasione, con lui, di uno scambio interessantissimo di vedute, di esperienze, di curiosità. Questo influì tan­tis­simo nel suo essere democratico, ovviamente a servizio dello sport. A casa nostra, sovente, ave­­vamo ospite l’onorevole Adol­fo Sarti. Attilio era amico dell’ex ministro e presidente della Provincia di Cuneo Raf­faele Costa. Con questi personaggi condivideva idee e spunti e, soprattutto, faceva in­ter­mi­nabili chiacchierate».

Il ricordo più bello di Attilio?
«Per me è stato tutto. L’ho conosciuto che ero ancora ragazzina; mi è sempre stato vicino come fidanzato, marito, papà (di Loris, ndr). Era un bell’uomo ed io ero orgogliosa di lui. Un ricordo su tutti? Quan­do aprimmo una palestra in via Verdi, a Bra. Ci sentivamo imprenditori di noi stessi. Oggi provo un piacere enorme quando qualcuno mi fa ricordare i tanti bei momenti trascorsi con Attilio».