Nei giorni scorsi, a Campobasso (Molise), si è svolto un evento nazionale volto a fare il punto sulla candidatura a patrimonio culturale immateriale Unesco della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia”. L’appuntamento è stato organizzato dall’Associazione nazionale città del tartufo (Anct) e dalla Regione Molise. Per il Piemonte erano presenti i Comuni di Alba con l’assessore al turismo Emanuele Bolla, il Comune di Vezza con l’incaricato dal sindaco Guido Mignone, il Centro nazionale studi tartufo con il presidente Antonio Degiacomi (nella foto della pagina a fianco) e il direttore Mauro Carbone e una delegazione dell’associazione trifolao “Rocche del Roero”. È stata anche l’occasione per presentare un libretto illustrato che spiega il contenuto e la finalità della candidatura. «Il nostro Centro studi», affermano Degiacomi e Carbone, «ha collaborato all’elaborazione del dossier di candidatura e ora anche al libretto divulgativo. L’incontro di Campobasso e la pubblicazione costituiscono già prime azioni di salvaguardia perché aiutano a sensibilizzare le comunità sulla relazione tra la “cerca” e la “cavatura” del tartufo praticate correttamente e l’ambiente, la biodiversità, la trasmissione delle conoscenze tra le generazioni». «La candidatura è, ormai, ufficialmente a Parigi», ha ricordato il presidente dell’Anct Michele Boscagli, «Attendiamo la pronuncia entro dicembre 2021. L’attesa iscrizione nella lista del Patrimonio immateriale, qualora avvenisse, non dovrà però essere considerata un punto di arrivo, ma l’inizio di una grande opportunità: la pratica della “cerca” e “cavatura” del tartufo contiene in sé una miriade di valori culturali, etici e ambientali che, se messi a frutto, permetteranno la crescita a 360 gradi di comunità, territori e cittadini». Parole queste condivise anche dalla Federazione nazionale delle associazioni tartufai italiana (Fnati), organizzazione che riunisce circa cinquanta realtà sparse in tutto il territorio nazionale e che, insieme alle “Città del tartufo”, è stata la promotrice della candidatura Unesco. «Siamo a un punto di svolta», ha detto il presidente della federazione Fabio Cerretano, «L’approvazione della candidatura rappresenterebbe il punto di riferimento per il futuro del tartufo in Italia, la pietra “angolare” per la salvaguardia dei nostri saperi, affinché possano essere ancora tramandati. È la codifica ufficiale di quello che siamo sempre stati». Ovviamente, come spiegato da Elena Sinibaldi, “focal point” nazionale del servizio Unesco del Segretariato generale del Mibact, il percorso è ancora lungo e complesso, ma già numerose sono le idee sui tavoli di lavoro dei vari soggetti interessati, impegnati in questo periodo anche nell’organizzazione dei tradizionali eventi autunnali dedicati al tartufo.
La “cerca” attende il verdetto Unesco
In attesa del responso è stato pubblicato un libro che descrive la cultura legata al “tuber magnatum Pico”