Avrà una nuova luce e una nuova veste, il faro degli alpini che svetta sulla collina di Mombirone di Canale. E’ là, sul sagrato del santuario, dal 1980: dall’anno in cui le “penne nere” decisero di lasciare un segno possente in memoria dei loro Caduti, di tutti i commilitoni “andati avanti”, per utilizzare quest’espressione cara a chi appartiene a questo Corpo militare. Perché non è questione di “essere” o “essere stati” alpini: lo si è per sempre, come un nodo al fazzoletto, un promemoria dell’animo in cui convivono ricordo, partecipazione, storia, solidarietà.
Sono passati quarant’anni, da quando venne inaugurata questa struttura: che ebbe come sua prima madrina la canalesissima Giovanna Caviglia, moglie di quel Giuseppe Scaglia, classe 1915, disperso nella Campagna di Russia. Partì, come tanti delle sue leve, dalle nostre colline: e non vi fece più ritorno. Era sergente: e i pochi compagni che rividero la propria casa, dopo quell’incubo, raccontarono che si trovò ad essere il più alto in grado del suo plotone, per mancanza di altri ufficiali, in una guerra folle, trovata e mai cercata, da coloro che si trovarono a combatterla.
Dissero che fu l’ultimo ad abbandonare la sua postazione: e non lo videro più, come lo stesso Giuseppe non vide mai la figlia nata durante il suo periodo di servizio al fronte. Così la sua storia, molto simile a quella del “Sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern: ma più fatale, dal momento che di lui non si ebbero più tracce, lapidi, piastrine ritrovate, nemmeno a distanza di anni. Così la storia di molti dei suoi coetanei: anche per questo motivo, la sua famiglia divenne una sorta di simbolo storico per questo Faro che ora si prepara a riprendere il giusto vigore.
Dice il sindaco Enrico Faccenda: «In accordo con il Gruppo Alpini di Canale-Valpone e del suo capogruppo Domenico Giacone, abbiamo considerato come proprio in quest’anno cadesse il quarantennale del Faro: comprendendo, allo stesso tempo, la necessità di rinnovarlo dati i segni del tempo».
Come si è deciso di procedere? «Con una revisione della base in cemento, consumata in più punti, e della lapide commemorativa lì posta: oltre che con la nuova tinteggiatura del palo, e con la rimessa in funzione della luce rotante. Si tratta di un intervento dalla spesa tutto sommato modica, e sostenibile, anche per il significato che ha il Faro: sia per il buon rapporto che storicamente Canale ha con i suoi Alpini, sia per il discorso di memoria dei nostri Caduti».
Paolo Destefanis