“Mai nessuno sarà lasciato da solo!” è stato il motto della traversata dal Roero i cui partecipanti dalle 6 del mattino di venerdì 2 ottobre hanno percorso oltre 250 chilometri per raggiungere il porto di La Spezia, partendo da Monticello d’Alba.
«Per due volte abbiamo visto sorgere il sole e lo abbiamo visto tramontare», hanno detto all’arrivo quando ognuno ha voluto portare un ricordo, un’emozione, una frase che potesse essere sintesi di questa fantastica, faticosa e magica avventura.
«Camminare per oltre 50 ore è un viaggio nel viaggio, un cammino che avvicina a se stessi», dice Lidia, «un percorso intimo in cui scopri il tempo della condivisione e quello della solitudine; ricordo la sorpresa quando il dolore dei crampi e dei dolori muscolari svanisce quasi di colpo perché trovi il conforto di un tè caldo che magicamente qualcuno ti porge. A questo proposito grazie a Gianfranco, Alessandro e Roberto sempre presenti e disponibili a dare supporto e conforto».
«L’impegno, la fatica e il disagio del primo giorno di pioggia incessante non è nulla in confronto a ciò che prova chi quotidianamente vive il dolore della malattia, a chi non ha la forza (o le gambe) per fare anche soltanto una breve passeggiata, chi non ha un una casa, un tetto e un letto in cui ripararsi e riposare tranquillo e all’asciutto. È proprio così», prosegue Antonio, «ci sono i chilometri che percorri a piedi e ci sono gli infiniti spazi di libertà che puoi concederti quando sei concentrato su ogni singolo passo e allora puoi fermare il tempo e vedere con occhi sempre nuovi che anche la notte più fredda e buia non potrà che lasciare spazio all’alba luminosa e tiepida di un giorno d’ottobre in riva al mare».
Chilometri di solidarietà e di fiducia nel futuro, all’arrivo c’è un clima di gioia e di festa e il sorriso è l’espressione che accomuna tutti ma ognuno dei partecipanti vuole anche sottolineare che è importante l’atteggiamento, la volontà e l’allenamento.
«Questo progetto dimostra come sia possibile darsi obiettivi sfidanti, raggiungere risultati impensabili e nel medesimo tempo è la conferma che dobbiamo affrontare le sfide con la consapevolezza che un corpo in salute è un dono e di ciò dobbiamo essere grati», così Gennaro, atleta albese con oltre 90 maratone percorse in questi ultimi anni e piazzamenti importanti sia in Italia che all’estero. «Concretamente significa prepararsi con allenamenti regolari e costanti, sia per la resistenza alle lunghe distanze sia per ciò che riguarda l’alimentazione, l’idratazione e il riposo».
«La forza del gruppo», interviene Barbara, «è il motore invisibile che ha tenuto in piedi il progetto. Sono arrivata dalla provincia di Treviso per partecipare a questa iniziativa, le distanze “ultra” sono affascinanti (a settembre ha partecipato alla 100 chilometri del Vulcano in Sicilia e al campionato italiano di 24 ore su strada a Bussolengo, ndr) e in questo caso l’assenza di un cronometraggio né un ordine di arrivo mi ha fatto comprendere qualcosa che non riesco ancora a definire…“mai nessuno sarà lasciato da solo”». E così dicendo arrivano gli altri partecipanti e letteralmente la rapiscono per andare a godersi un po’ di riposo con la medaglia commemorativa al collo. Solidarietà, sensibilità e condivisione. L’idea è nata in tempo di limitazioni anti Covid -19 da chi durante questo strano 2020, ha molto apprezzato la libertà e la possibilità di aver trascorso tutta la vita a correre e gareggiare, in tanti hanno aderito desiderando impegnarsi concretamente per sensibilizzare e per promuovere questa nuova grande iniziativa che, tutti vogliono ricordarlo, è stata completamente autofinanziata dai partecipanti con una donazione, un contributo, un aiuto concreto… E poi quanti, tanti, erano anche presenti alla partenza o lungo il percorso, amici e sostenitori e curiosi al fianco di Antonio Lattarulo e del gruppo Ultrasolidale: Silvia, Beppe, Luciano, Maria Grazia, Maria, Maria Sole, Federica, Rita, Fausto e altri ancora lungo il percorso: Pierluigi è partito da Milano per raggiungere il gruppo a Genova dove Giancarlo aspettava tutti con la focaccia calda, poi Luisella a Rapallo e Gabriella ad attendere il gruppo con la colazione all’arrivo a La Spezia che dice: «Porterò sempre impressa nella mente questa esperienza. Grazie per l’entusiasmo e la passione che avete portato dal Roero e dalle Langhe fino a La Spezia», e aggiunge: «in queste ultime ore la vostra terra è stata battuta dal maltempo e dall’alluvione, siamo vicini a chi soffre ed è ora in difficoltà per questo disastro».
Le medaglie commemorative sono state realizzate su disegno originale (metallo lavorato con taglio laser, verniciatura a polveri), così come le t-shirt che sono state messe in vendita per raccogliere i fondi e le donazioni che sono già stati devoluti a due organizzazioni Onlus: “La collina degli elfi” di Govone che ospita le famiglie dei bambini malati di tumore e la “Favela Santa Marta” di Rio de Janeiro impegnata a far fronte, senza alcun aiuto governativo, all’impatto della pandemia da Covid-19. La riflessione di Gabriella è forse già un piccolo indizio per la prossima edizione … proviamo a indovinare: partenza da La Spezia e arrivo nella terra del tartufo bianco d’Alba? Chissà…
Articolo a cura di Luca Aluffi
Gesto di solidarietà lungo 250 chilometri
Da Monticello d’Alba a La Spezia camminando per 50 ore anche sotto la pioggia al fine di raccogliere fondi a favore di “La collina degli elfi” di Govone