Il titolo dice tutto: “Grand Hotel Calciomercato”. Perché il mondo delle trattative che ruotano attorno ai calciatori è un luogo davvero speciale, fuori dal tempo, se non dalla realtà. È il luogo dei sogni calcistici fatti di milioni (virtuali solo per i tifosi). Frequentato da personaggi anche improbabili, animato da storie inverosimili. Gianluca Di Marzio, giornalista di Sky, nel corso degli anni è diventato il massimo esperto di calciomercato. Ne ha viste e raccontate di tutti i colori. E finalmente, tra una «raffica di notizie» e l’altra, ha trovato il tempo di scrivere un libro sull’argomento. «L’idea», ci racconta, «la coltivavo da un po’, però era rimasta in un cassetto. Il libro pensavo di scriverlo magari a fine carriera. Ma poi è arrivato il Covid e mentre ero chiuso in casa, con i bimbi che giocavano sullo sfondo, mi è venuta voglia di fare qualcosa di diverso».
Un risvolto positivo del “lockdown”?
«Per me sì, o meglio per scrivere il libro. In quella fase incerta anche le trattative si sono fermate. E allora è stato più facile chiedere ai protagonisti del mercato di raccontare aneddoti e curiosità. Tutti molto disponibili. In giorni normali, nessuno avrebbe avuto tempo. Sono venute fuori tante belle storie».
Ma il calciomercato, quello da “Grand Hotel”, esiste fuori dall’Italia?
«No, è una nostra esclusiva. Per dire, in Inghilterra forse non sanno neppure chi sia il direttore sportivo dell’Arsenal. Non importa a nessuno… Da noi, invece, sono tutti personaggi conosciuti e questo è un primo elemento distintivo. E, poi, altrove non c’è tutta l’attenzione che abbiamo noi per le trattative: gli alberghi e i ristoranti dove si ritrovano i protagonisti per trattare, Milano che diventa centro del mercato».
Su questo argomento, lei è stato addirittura intervistato dalla tv francese.
«Hanno inviato una troupe per documentare una mia giornata-tipo. Per loro è stata una scoperta: non pensavano, per esempio, di trovare i giornalisti in agguato vicino al tavolo del ristorante con procuratori e dirigenti… Così come è solo nostra l’abitudine di correre in aeroporto quando arriva un nuovo giocatore. All’estero la notizia di mercato è tale solo quando c’è l’ufficialità. Noi cerchiamo sempre di arrivare prima. È una sfida continua. Che a volte ti porta a subire minacce, attacchi, ma è la legge del calciomercato».
Da quanto tempo segue le trattative così assiduamente?
«Dal 2004, cioè da quando sono arrivato a Sky. Prima avevo seguito il calciomercato solo a livello locale, per una tv di Padova, dove abitavo».
Come è nata la passione?
«Me l’ha trasmessa mio papà Gianni che è stato calciatore, poi allenatore e, infine, direttore sportivo. In quest’ultima sua fase, quando sono entrato nell’adolescenza, ho cominciato a interessarmi al suo lavoro. Prima, quando, ad esempio, era al Napoli, ero troppo piccolo e conservo ricordi lontani. Ma per esempio quando papà è stato ds al Venezia, il dg era Beppe Marotta. E ho cominciato a vivere quell’ambiente dietro le quinte. Ero con loro nei box del mercato quando ricevevano agenti, dirigenti o calciatori. E, prima, ero negli spogliatoi, per esempio a Cosenza. Situazioni che un tifoso può solo sognare. Sono stato fortunato in questo senso».
È stato un vantaggio decisivo per la sua carriera?
«Ovviamente all’inizio era più facile, per il “figlio di Gianni Di Marzio”, poter parlare con personaggi come Galliani… Ma altrettanto onestamente dico che papà non si è mai permesso di fare una telefonata per raccomandarmi».
Questa sua familiarità con il calcio vissuto da dentro, le ha forse permesso anche di usare le parole giuste per relazionarsi con personaggi tanto speciali?
«Sì, è un ambiente dove ci sono momenti e situazioni in cui bisogna sapere come muoversi. Direi anche nei confronti dei telespettatori-utenti. Non è semplice far capire che una trattativa non è mai conclusa fino all’ultimo istante. Nel libro racconto di affari saltati mentre il giocatore era già sull’aereo per la firma. Il tifoso non sa, sogna».
L’ultima sessione di mercato è stata segnata dal Covid…
«Ho riscontrato molte telefonate a vuoto, messaggi di profonda delusione e frustrazione, di zero euro, pessimismo e perfino paura. Perché senza budget tutto il sistema è a rischio».
Quali squadre si sono mosse meglio?
«Il Milan ha seguito un mercato più logico con scelte oculate: Tonali era il giovane che mancava, Ibrahim Diaz, l’ultimo arrivato Hauge, la conferma di Ibra. Ma anche chi non ha fatto nulla, come il Sassuolo, ha seguito una logica. La sensazione è che un po’ tutti attendano gennaio».
La Juventus?
«Ha fatto i conti con il bilancio. Ha dovuto cedere Higuain, Matuidi e Khedira a costo di pesanti minusvalenze. Per sua fortuna il vero colpo, Kulusevski, l’aveva piazzato prima del Covid. L’altro colpo può essere Pirlo».
Il Torino?
«Il colpo è stato Giampaolo, ha idee chiare e una garanzia di gioco. Bisogna però dargli tempo (e giocatori giusti), non fare come il Milan un anno fa».
I personaggi più caratteristici del mercato?
«Li ho raccontati nel libro. Da Corvino a Foschi: personaggi capaci di rompere i box a manate in caso di trattative andate male».