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«Porteremo avanti il suo impegno per i più fragili»

L’ultimo saluto a don Lorenzo Costamagna affidato al Vescovo di Alba, monsignor Brunetti

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Con il sorriso fraterno e sincero e un grande desiderio di aiutare il prossimo. Così verrà ricordato don Lo­renzo Co­sta­ma­gna, insegnante di religione e collaboratore parrocchiale della cattedrale di San Lorenzo di Alba guidata da don Dino Negro. Dob­bia­mo purtroppo parlarne al passato perché, nei giorni scorsi, si è improvvisamente spento, all’età di 65 anni.
La sua morte ha destato profonda commozione non solo nell’Albese ma anche nella zona di Narzole, da cui don Renzo, come tutti lo conoscevano, proveniva. Sgo­menti i tanti fedeli e, in generale, le tante persone che frequentano la parrocchia albese di San Lo­renzo, oltre agli studenti a cui insegnava, in quanto per loro era un autentico punto di riferimento.
Gremite le esequie che sono state celebrate in quella che per sette anni è stata la sua casa: la cattedrale della capitale delle Langhe. Nell’omelia, il vescovo della Dio­cesi di Alba, monsignor Marco Bru­netti ha affermato: «Chiu­nque veniva in Duomo, facilmente lo incontrava per chiedergli un aiuto, una preghiera, per confessarsi o per avere spiegazioni storico-artistiche relative alla cattedrale che lui conosceva a menadito. Averlo qui davanti a noi in terra ci lascia attoniti e affranti; ci sentiamo depauperati di una persona, di un prete che, nonostante le sue fragilità e debolezze, amava il Signore e la Chiesa». «In questi giorni», ha aggiunto il Vescovo di Alba, «ho raccolto tante testimonianze di persone che hanno riconosciuto in don Renzo una testimonianza evangelica che si identificava nelle parole del Van­gelo. Il suo impegno per i poveri, per i bambini e i ragazzi del catechismo e del “dopo scuola”, la sua passione per l’arte e la storia rimangono come consegne per tutti noi, che siamo chiamati a continuare, nonostante i limiti, il suo ministero in mezzo alla gen­te. Don Renzo era orgoglioso di portare il nome del diacono della carità, Lorenzo, ed era devotissimo di San Teobaldo, alla cui protezione ha affidato il servizio di aiuto ai più bisognosi chiamato, appunto, il “pane di San Teo­baldo”. Questi sono i nostri santi patroni, due santi della carità che sono per tutti noi, come lo erano per don Renzo, un modello di vita». Il sacerdote narzolese ave­va guidato anche la co­munità par­rocchiale di Casta­gnito. Era stato viceparroco a Montà e nella parrocchia albese di Cristo Re. Docente di religione prima alla Scuola enologica e poi alla media “Vida” di Alba, verrà inoltre ricordato per le sue importanti ricerche di carattere storico pubblicate e per la sua grande passione per il Toro, una fede “terrena” testimoniata dalle sciarpe granata poste sul suo feretro.