Ha avuto luogo a Loano il primo “workshop” per club dinamici del Distretto Rotary 2032, un nuovo formato (in modalità ibrida: in presenza e in remoto), che per la prima volta ha riunito in un unico momento di confronto tre temi molto importanti per il Rotary: l’effettivo (ossia il numero dei soci, l’andamento delle iscrizioni e degli abbandoni), l’immagine pubblica (ossia la comunicazione esterna e interna del sodalizio) e la Rotary Foundation (ossia lo strumento principe di finanziamento per le attività di servizio locali e internazionali) che normalmente erano trattati in maniera separata in altrettanti convegni. Prima gli interventi frontali e poi la tavola rotonda con interventi dal pubblico hanno consentito un confronto diretto e un arricchimento generale.
Tutti gli intervenuti hanno convenuto sul fatto che, trovandoci in un momento molto delicato per l’associazionismo e naturalmente anche per il sodalizio rotariano, il cambiamento, la capacità di adattarsi è l’unica via possibile per continuare a crescere e ad agire al servizio delle comunità locali. In tema di effettivo, Anselmo Arlandini e Ezio Lanteri hanno trattato in maniera diffusa il rinnovamento che dovrà essere messo in atto attraverso l’ingresso dei giovani nei nostri club e sul loro contributo in termini di entusiasmo, idee e uso delle nuove tecnologie. In tema di comunicazione, Riccardo Lorenzi e Andrea Pernice hanno voluto stimolare il cambiamento dal punto di vista delle azioni (aumentare l’impatto dei “service”), del posizionamento (il ruolo strategico della comunicazione) e della scala (riattivare un coordinamento nazionale). In tema di Rotary Foundation, Paolo Francese e Claudia Conversi hanno rappresentato tutte le opportunità offerte dai co-finanziamenti della fondazione e hanno introdotto la nuova area di focus, ovvero la protezione dell’ambiente.
Con il governatore distrettuale Giuseppe Musso proviamo a trarre un bilancio del “work-shop” e non solo.
Governatore, il nuovo format distrettuale è piaciuto?
«Voleva essere una proposta un po’ di rottura con il passato, trattando insieme tre argomenti e rendendo più appassionante la discussione. Direi che l’esperimento è andato a buon fine; la tendenza al confronto e alla discussione interna e gli stimoli verso il cambiamento hanno trovato nel seminario una naturale e produttiva prosecuzione».
È stata anche l’occasione per fare il punto sui suoi primi tre mesi alla guida del Distretto…
«Il bilancio dei primi tre mesi è positivo, nel senso che tutti i club hanno recepito molto bene la formazione, iniziata già a settembre 2019. Risultati soddisfacenti benché, in seguito alla pandemia, la formazione sia stata dirottata sull’online, attraverso la piattaforma Zoom, e quindi si sia perso un po’ il contatto. Contatto ripreso ora, con questo workshop. L’online pareva una soluzione atta a creare distanza, invece ci ha avvicinato ulteriormente. Tutti i club si sono messi subito a lavorare e hanno creato dei “service” sia post Covid sia a favore delle comunità, a sostegno dell’istruzione, della ripresa economica, comunitaria e anche legate alla sanità di base».
L’emergenza, ammesso che sia passata, ha lasciato strascichi non indifferenti…
«Nel tessuto socio-economico assolutamente sì, abbiamo quindi creato dei “service” che fossero sempre legati a questa materia, sia per mettere a disposizione strumenti tipo ecografi palmari per il gruppo Piemonte Sud-Est, sia per far partire attività di sostegno volte alla formazione, portate avanti nelle scuole per far capire agli studenti l’importanza delle norme sul distanziamento sociale ed evitare che, come abbiamo già avuto modo di constatare, purtroppo, torni a salire la curva dei contagi».
La prima sensazione che ha avuto ritrovando i colleghi rotariani in presenza qual è stata?
«Diciamo che l’avverbio è stato “finalmente”. Finalmente ci vediamo negli occhi. È come riprendere le lezioni di persona a scuola. È tutta un’altra cosa poter interagire in presenza, anche se con le mascherine a coprire parte del viso».
L’ultima considerazione è squisitamente numerica. Mi sembra, di poter dire che l’appuntamento di Loano abbia fatto registrare un’adesione piuttosto alta…
«Siamo stati molto soddisfatti perché c’erano circa 130 persone in presenza e una sessantina collegate in “streaming”, quindi abbiamo registrato, sostanzialmente, gli stessi numeri che avremmo raggiunto in una normale attività pre Covid. Per essere il primo appuntamento distrettuale in presenza direi che il segnale è positivo».
È anche segno che probabilmente c’è uno spirito di appartenenza piuttosto forte…
«Direi di sì. Faccia conto che l’età media dei rotariani è di 64 anni, quindi sono soggetti potenzialmente “fragili”. Ciò nonostante non si sono tirati indietro. Abbiamo rispettato il distanziamento sociale per non rischiare di creare ulteriori focolai. Il rischio c’è sempre, però è importante, per quanto possibile, dare anche sostegno alle strutture che ci hanno accolto. Sono stati davvero splendidi da questo punto di vista: c’è una grande voglia di lavorare e anche questo è un modo per far girare l’economia».