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«Un parco curativo dalla famiglia Ferrero»

Luciano Scalise presenta l’idea dell’area verde che circonderà il nuovo ospedale “Alba-Bra”

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In occasione dell’intitolazione del nosocomio di Verduno alla memoria di Michele e Pietro Ferrero, la Fondazione nuovo ospedale Alba-Bra onlus ha svelato quelli che sono i propri sogni. Sogni che, considerati il pra­gma­tismo e la serietà dell’ente presieduto da Bruno Ceretto e diretto da Lu­ciano Sca­lise, potranno si­cu­ra­mente concretizzarsi. In particolare, la Fon­da­zione, «sfrut­tan­do la collocazione “dentro la natura” del presidio ospedaliero, vorrebbe», come ha af­fermato il di­ret­tore Scalise, «portare la natura “dentro l’ospedale”». In che mo­do? Rea­lizzando un ampio parco cu­rativo, “healing” per dirla al­l’inglese, che assicure­reb­­be be­nefici ai degenti, ma an­che al personale sanitario e ai vi­sitatori. La grande notizia, emersa proprio durante la cerimonia di intitolazione, è che questo progetto ha raccolto l’interessamento della famiglia Ferrero, la quale, con grande generosità, si è detta di­spo­nibile a finanziarlo.

Scalise, partiamo dal vostro so­gno. Com’è nata l’idea del parco per l’ospedale?

«Il nostro ospedale è circondato da uno spazio verde che lo completa e lo arricchisce. Pertanto, desideriamo che il nosocomio “Michele e Pietro Ferrero” sia inserito nel contesto di un grande parco. Si tratta di un progetto concretizzabile, soprattutto se si pensa che la struttura ospedaliera è attorniata da quasi 15 ettari di terreni. In sostanza, vogliamo che tutta questa natura “entri” nell’ospedale. Infatti, è risaputo, e comprovato scientificamente, che il contatto con il “verde” assicura benessere alle persone. Addi­rittura Umberto Veronesi e Renzo Piano, nel piano redatto per conto del Ministero della sanità conosciuto come “decalogo sull’ospedale moderno”, indicarono il parco come un elemento imprescindibile per un nosocomio altamente curativo».

Come vorreste strutturare il parco curativo?

«L’idea è di impiegare per il progetto tutti gli spazi dell’ospedale che si prestano a ospitare aree verdi o, comunque, arredi floreali. Pen­siamo, in particolare, a portici, cavedi, terrazzi e aiuole, che andranno a collegarsi con gli spazi esterni, creando un gran­de parco ispirato ai più celebri “giardini curativi” del mondo che, come suggerisce il nome, contribuiscono ad accrescere il benessere delle persone».

Chi progetterà il parco?
«Ci affideremo al professor Giulio Senes, dell’Università di Milano, massimo esperto di “healing garden” (“giardini curativi”) nel nostro Paese. Con lui abbiamo già collaborato per l’arredo floro-vivaistico della scalinata dell’ingresso Nord (lato Santa Vittoria), ultimato in tempo per l’intitolazione».

Quali benefici assicurerà?
«L’area a disposizione dell’ospedale offre la possibilità di immaginare molti ambienti verdi e colorati che, se messi in comunicazione tra di loro, andranno a formare un unico grande “disegno” destinato a chi abita e vive l’ospedale: dai pazienti al personale sanitario e alle persone in visita. Ogni spazio del parco sarà dedicato a una funzione, dopo aver somministrato un questionario in modo da raccogliere le esigenze di ciascun reparto. Nello specifico, nell’area adiacente al reparto pediatrico-ma­terno-infantile, vorremmo cre­a­re uno spazio che consentisse ai bambini ricoverati di muoversi all’aria aperta. Altri spazi al­l’aperto sa­ranno messi a disposizione del reparto di on­cologia, mentre un cavedio sarà allestito per il servizio di radioterapia. Inoltre, nei pressi della sala del commiato, vorremmo creare un “giardino degli ab­bracci”. Ma la parte più consistente del parco sarà quella relativa allo spazio naturale esterno, collegato con l’interno dell’ospedale, che ver­rà messo a disposizione dei ma­lati convalescenti ed attrezzato per accogliere i visitatori, grandi e piccoli. In particolare, per i bambini, sarà realizzato un importante e originale parco giochi. Tutto ciò renderà speciale e preziosa anche questa componente del nuovo ospedale».

Insomma, un progetto di assoluta sostenibilità.
«Sì. Peraltro, tutto ciò potrebbe essere arricchito mediante il collegamento del parco con la pista ciclabile, oggi da riprogettare, che, partendo da Alba, costeggerà il fiume Tanaro. Ma non è tutto. Come sogna il presidente della Fondazione Bruno Ceretto, un’area potrebbe essere dedicata alla realizzazione di una vigna, un progetto simile a quello realizzato nella città francese di Beaune, in Borgogna, dove da 160 anni l’ospedale pubblico locale si autofinanzia promuovendo un’a­­sta di “barrique” legati a vigneti pregiati che, nel tem­po, l’ospedale ha ricevuto in dono».

Quale sarà il ruolo della famiglia Ferrero?
«Giocherà un ruolo essenziale. Sarà possibile realizzare e allestire questo straordinario e composito parco proprio grazie alla famiglia Ferrero che, nel giorno dell’intitolazione dell’ospedale, con immensa generosità, ha deciso di donare l’opera naturalistica e di dedicarla al ricordo di Mi­chele e Pietro e Ferrero. Que­sto progetto qualificherà ul­te­rior­mente il nosocomio “Al­ba-Bra”, collocandolo tra le strutture ospe­­daliere più moderne e di mas­sima eccellenza».

In quanto tempo verrà creato?

«Gli antichi suggerivano di piantumare alberi in modo che i po­steri potessero goderne i frutti. Faremo crescere il progetto con de­terminazione, ma è evidente, vista la portata dell’iniziativa naturalistico-curativa, che servirà tempo. Pros­sima­men­te, organizzeremo incontri e ci confronteremo con l’Asl per en­trare nel vivo della progettazione».

BaNNER
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