Tanti spunti di riflessione, per un atto inaugurale non solo formale, dal “giorno 1” della mostra organizzata a Montà nel segno delle opere settecentesche di Vittorio Amedeo Rapous. E’ pronto, è a disposizione di tutti, questo formidabile expo: a partire dalla presentazione “multisede” tenuta presso il Palazzo della Banca d’Alba nella capitale delle Langhe, con tanto di saluto del direttore generale Riccardo Corino, in una sorta di tavola rotonda condotta da Martina Marucco e con la presenza -tra gli altri- della curatrice Liliana Rey Varela.
Per poi proseguire proprio in terra montatese, nella sede della mostra, ossia la Confraternita di San Michele. Non è mancata, ovviamente, la voce del sindaco Andrea Cauda: «Essere riusciti a organizzare qualcosa, in un anno difficile come questo, è già di per sé un grandissimo risultato. Siamo orgogliosi di quello che stiamo facendo, vuoi per i contenuti, vuoi per lo spirito di collaborazione che sta alla sua base: tra il Comune e la Parrocchia di Sant’Antonio Abate, che è detentrice di queste opere, e l’appoggio della Soprintendenza che ha portato a compimento l’opera che presentiamo insieme alla mostra. Oltre che della Fondazione Ferrero, che già aveva esposto parte di queste opere: e del Museo Diocesano di Alba, della Fondazione Crt, della Banca d’Alba, dell’Ente Turismo e dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, la cui presidente Liliana Allena ha voluto inserire la mostra nel suo programma».
C’è anche un riferimento in chiave Unesco: «Perché tutto ciò che sta accadendo è una valorizzazione del territorio, un impulso alla sua fruibilità, ma anche un moto di rispetto della cultura della nostra area», ponendo il proprio saluto all’associazione Valorizzazione Roero guidata dal collega Giacomo Badellino di Santa Vittoria d’Alba, testa di ponte verso la stessa idea-Unesco in chiave roerin. E all’associazione Montata Fangi, diretta dall’ex sindaco montatese Silvano Valsania, il primo -insieme a Gianluca Costa- ad avere l’intuizione legata alla scoperta e alla riscoperta del patrimonio artistico riguardante il Rapous.
Per il suo predecessore, Cauda ha speso più di una parola d’elogio: «E’ grazie a lui, alla sua generosità, al suo spirito volto alla ricerca, compresa quella di fondi anche presso le nostre imprese che hanno risposto in modo positivo, che si devono molte cose: tra cui, appunto, questa esposizione».
Va precisato come Costa, vice di Valsania, figuri anche insieme a Bruno Cauda come uno dei soggetti che individualmente hanno supportato di propria tasca l’iniziativa.
Montata Fangi, ossia il modo con cui si chiamava anticamente la cittadina roerina (la “Salita dal Fango”) è il nome dell’associazione nata nell’aprile 2019 con lo scopo di tutelare e promuovere il patrimonio artistico, culturale e religioso locale.
A battezzarla, all’atto dell’inaugurazione, c’è stato di fatto il parroco don Paolo Marenco: «Il sapere che ci sono realtà come queste, che danno una forte mano a noi e alla comunità, è davvero un grande dono. E poi c’è l’elemento della testimonianza: un anello tra Comune, Parrocchia, privati, Ecomuseo, associazioni, è capace di generare azioni come queste. Che si presenta anche come un invito ai nostri giovani, per far apprezzare queste opere, come un nuovo cammino di catechesi».
Indole, questa, avallata in tale sede anche dal vescovo di Alba, Monsignor Marco Brunetti.
Come funzionerà la mostra di per sé? Presto detto: sarà attiva il giovedì e il venerdì dalle 15 alle 19, il sabato e la domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, sempre con ingresso libero. Per informazioni: 0173/ 97.61.81.
Un consiglio? Fateci un salto, è eccezionalmente meritevole: anche per l’allestimento in cui si innesta, una Confraternita sanmichelina profondamente evoluta e pur capace di mantenere la propria radice storica. Merito, questo, anche del lavoro svolto dallo Studio Cantono+Valsania: in cui si sente la mano poderosa di Jacopo Valsania, che qui a Montà è nato e cresciuto.
E anche per l’accoglienza che viene riservata a tutti i visitatori: in piena sicurezza e aderenza con le linee sanitarie anti-Covid, ma pure con il sorriso e la preparazione dei giovani studenti coinvolti e formati, e con -almeno, così è piacevolmente stato per chi scrive qui- la presenza degli stessi Costa e Valsania come partecipi, entusiasti ciceroni. Tutto ciò è parte di un lavoro più ampio -dice con emozione, presentando l’ovale di Sant’Antonio Abate, recuperato dallo Studio Nicola-Ilengo Restauri di Asti, che corona il percorso di visita. Il un insieme che fa onore, ancora una volta, alla collettività montatese.
Paolo Destefanis