L’ultimo Dpcm illustrato dal premier Giuseppe Conte aveva lasciato aperto uno spazio discrezionale a disposizione dei governatori regionali. Una materia delicatissima che ha subito mostrato il fianco a critiche e accuse. In molti infatti hanno letto nelle intenzioni del Governo di promuovere un’autonomia decisionale a livello locale, la malcelata tentazione di far ricadere la responsabilità di ogni scelta – specie quelle più difficili – proprio sugli amministratori territoriali. La polemica, in particolare, è stata innescata dai sindaci, coloro ai quali sarebbe spettato l’onere di decidere se e quali piazze o luoghi di ritrovo chiudere, per ristabilire il controllo della situazione in un’ottica anti-Covid.
Il governatore piemontese Alberto Cirio è subito intervenuto per chiarire che i sindaci non sarebbero stati lasciati soli. Una sorta di anticipazione rispetto alle decisioni prese subito dopo e comunicate con l’ordinanza di martedì. Qui Cirio ha messo concretamente in pratica quanto annunciato. Intervenendo alla trasmissione “Tagadà” in diretta su La7, ha spiegato l’idea di voler agire sul fronte delle attività commerciali in maniera mirata, quindi decretando la chiusura dei centri commerciali nei weekend ad eccezione degli alimentari e delle farmacie. Per limitare invece il problema degli assembramenti notturni (la cosiddetta movida) Cirio ha annunciato la scelta di chiudere l’accesso in determinate fasce orarie serali di alcune zone del centro a Torino: piazza Santa Giulia, Piazza Vittorio e probabilmente largo Giulio Cesare e piazza Saluzzo in zona San Salvario, tutti luoghi di ritrovo dei giovani alla sera. L’articolo 1 dell’ultimo Dpcm, del resto, aveva espressamente previsto questa possibilità. «Nei locali che rispettano le regole» ha detto Cirio, «si può restare in assoluta sicurezza, non è questione di orari. Con i sindaci ci siamo confrontati a lungo per una serie di misure che possano rivelarsi utili per tutti».
L’altro intervento riguarda la scuola: da lunedì prossimo gli studenti delle superiori avranno a che fare con la didattica alternata, con giorni di lezione a scuola ed altri via smartworking. In particolare, per i licei la didattica a distanza è prevista dalle seconde classi fino alle quinte entro il 13 novembre. In pratica un provvedimento simile a quello intrapreso da Fontana in Lombardia. Cirio ha puntualizzato: «Il tema della scuola non è stato affrontato purtroppo in maniera esaustiva dal Dpcm. Non è certamente posticipando l’ingresso dei ragazzi alle 9 che si supera il probelma dei trasporti, bisognerebbe allora investire sulla didattica a distanza. Non dobbiamo perdere tempo per mettere in sicurezza la scuola. Sempre tenendo presente che la scuola in presenza per i bambini è un concetto che non può essere messo in discussione, per i più grandi invece possono essere trovate soluzioni».
Intanto era già stata annunciata dal governatore la possibilità di uno screening più accurato in Piemonte grazie ai tamponi rapidi, in 15 minuti, destinati a laboratori privati, medici di base e farmacie. A proposito di sanità, Cirio ha gestito anche la polemica sull’assessore Icardi, in viaggio di nozze in Sicilia: «Non ho commissariato nessuno, ora è il momento di lavorare. Parlare poco e agire tanto per tutelare la gente del Piemonte», ha detto.
Aggiungendo che «in tutto il mondo si registrano numeri in crescita del virus e di conseguenza anche in Piemonte però migliorano anche le contromisure. Dobbiamo raggiungere quota 10-11 mila tamponi giornalieri e ci siamo quasi. Il sistema funziona rispetto ai 120 al giorno di pochi mesi fa.
Il sistema sanitario piemontese sta facendo tanto, dobbiamo continuare a essere prudenti attenendoci alle misure di sicurezza, ma tutelando anche il sistema economico».
Cirio aggiunge sicurezza «Weekend senza shopping»
Misure anti covid: scuola, lezioni a distanza alle superiori