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«Con Alba per dare valore alle eccellenze»

Parla gori, sindaco di Bergamo

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Nei giorni scorsi, pres­so il Mu­nici­pio di Alba, è stato siglato un patto di amicizia tra la Capitale delle Langhe e il Comune di Ber­gamo con l’obiettivo di promuovere congiuntamente le rispettive eccellenze enogastronomiche nell’ambito del network delle Città creative Une­sco. Alba, dal 2017, e Ber­gamo, dal 2019, unitamente a Parma, fanno parte di questa rete internazionale per meriti “ga­stronomici”. La città delle cento torri e Parma hanno già organizzato alcuni eventi in sinergia: ora, con l’ingresso di Bergamo, verrà creato un au­tentico distretto gastronomico capace di promuovere e valorizzare i prodotti di ciascun territorio. In occasione della firma dell’accordo, abbiamo rivolto alcune domande al primo cittadino bergamasco, Giorgio Gori.

Sindaco Gori, qual è l’obiettivo dell’“alleanza” con Alba?
«Lo scorso anno, Bergamo è entrata a far parte del network internazionale Unesco delle Città creative per la gastronomia, trovando Alba e Parma. Crediamo che, unendo le forze, le nostre eccellenze possano risultare maggiormente attrattive a livello internazionale».

Quali azioni promuoverete?
«Coordineremo progetti di va­lorizzazione in maniera congiunta e ci presenteremo insieme su determinati mercati turistici. L’idea è, quindi, di estendere il “patto” siglato con Alba anche con Parma, in modo tale da dar vita a un vero e proprio distretto gastronomico che rappresenterà i nostri prodotti in Italia e all’estero con grande efficacia».

Cosa apprezza di Alba?
«È una città molto bella, con una storia lunga e importante come quella di Bergamo. Benedetta, la nostra primogenita, ha studiato all’Università di Pollenzo: quindi, conosco abbastanza bene questa zona. Qui la qualità di vita è elevata e, grazie a tartufi e vini, ogni angolo è pervaso dalla dimensione gastronomica».

I punti forti di Bergamo?
«Siamo un capoluogo di “manifattura” che, solo recentemente, ha scoperto le sue potenzialità turistiche. Attraverso la manifestazione “Forme”, nata cinque anni fa, abbiamo dato valore ai nostri formaggi e, in generale, a una tradizione ca­searia che ha una storia antichissima. I nostri allevatori, nel tempo, hanno infatti sviluppato una ricca “sapienza” attorno al prodotto lattiero-caseario: non a caso la nostra provincia è quella che, in Europa, conta il numero più elevato di formaggi Dop. C’è un grande valore, quindi, da mettere “sul piatto”: cercheremo di farlo sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista economico, con l’obiettivo di sostenere le no­stre imprese».

Il persistere della pandemia da Covid non faciliterà i vostri progetti di promozione enogastronomica. Che fare?
«È in queste situazioni che si aguz­za l’ingegno e si mettono in campo soluzioni a cui difficilmente si sarebbe arrivati altrimenti. In particolare, stiamo lavorando a una piattaforma multimediale dedicata alla presentazione e alla promozione delle nostre produzioni».

Queste iniziative promozionali dimostrano come la vostra attenzione sia rivolta alla ripartenza. Conferma?
«Abbiamo una grande voglia di ripartire. Ciò che abbiamo passato in primavera è stato molto doloroso e duro, anche per le nostre attività economiche. Per questo, nonostante il desiderio di ripartenza, restiamo particolarmente attenti sul fronte della gestione della pandemia, tanto da aver introdotto misure ag­giuntive rispetto a quelle previste dal Governo. Stiamo facendo il possibile per scongiurare un nuovo “lockdown” e, soprattutto, per evitare un’impennata di contagi e decessi».

La Fiera del tartufo può essere un esempio di ripresa “sicura”?

«Anche noi abbiamo organizzato alcuni eventi e le posso assicurare che per proporre iniziative in un periodo del genere significa mettere in campo sforzi davvero enormi. Apprezzo molto il coraggio mostrato dagli organizzatori della Fiera del tartufo di Alba. È un segno di forza e resistenza».