«Contro i tumori c’è tanto da fare»

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Il suo incarico alla presidenza della Lilt di Cuneo è un’altra tappa in un percorso di conoscenza che sembra non finire mai. Con le competenze acquisite in politica, Patrizia Manassero può portare un contributo importante anche in questa sua nuova missione. Che è cominciata proprio nei giorni in cui tutta l’Italia porgeva un commosso saluto alla governatrice della Calabria, Jole Santelli, vittima della malattia.

Una coincidenza che ha acceso i ri­flettori su una battaglia infinita?
«La vicenda di Jole Santelli ha commosso tutti e ha avuto un forte impatto mediatico in un momento in cui ogni dettaglio ruota attorno alle conseguenze del Covid. È giusto che sia così, ma la storia molto triste della Santelli serve a ricordarci, al di là dell’impatto stordente, che c’è bisogno di non diminuire principalmente l’impegno nella prevenzione».

A che punto è la ricerca?
«Le prospettive di guarigione sono sempre più reali, sono stati fatti passi avanti significativi anche sotto il profilo di una minore invasività dei trattamenti e delle cure. Ma torno sull’importanza della prevenzione, perché è fondamentale».

L’emergenza Covid porta confusione a riguardo, non è co­sì?
«Ma se con questa pandemia dobbiamo convivere, a maggior ragione è necessario comprendere il ruolo fondamentale della prevenzione, di uno stile di vita che passa da scelte personali e collettive, ad esempio puntando sulle attività sportive».

Cosa si può fare in tal senso?
«Le associazioni hanno un ruolo molto importante, sono i “sollecitatori” che possono aiutare a cambiare le cose».

Quale contributo può portare dalla sua esperienza politica?
«Il tema è quello delle relazioni, che dalla politica passano al sociale. Si aprono tavoli, si fanno passi avanti. Si passa necessariamente da qui, dai rapporti con le persone».

Che cosa le ha insegnato, a questo proposito, la sua esperienza da senatrice?

«È stata molto importante, mi ha fatto capire ancora di più la complessità dei problemi che un paese come il nostro deve affrontare. Ancora una volta credo che in questo senso sia fondamentale l’apporto delle associazioni, per non dire (ma non vorrei essere fraintesa) delle “lobby”. Con un adeguato coordinamento, da qui possono emergere le questioni più importanti per poi agire concretamente e risolvere quei problemi. Non solo lamentele. Ci sono i portatori di proposte e poi gli attivatori, così il sistema funziona e non si perdono occasioni di crescita».

Lo stesso meccanismo che dovrebbe entrare in funzione in momenti di emergenza come quello attuale?
«Certamente, le risposte più efficaci arrivano se la filiera è corta, se è efficace sul territorio. Per garantire un servizio adeguato, le cure migliori ai pazienti».

Su un territorio come quello del Cuneese è più semplice applicare certi concetti?

«Le caratteristiche di queste zone possono certamente aiutare, i risultati si vedono. Credo che siano momenti importanti anche quelli delle inaugurazioni, come ad esempio recentemente al “Santa Croce”. In queste occasioni si racconta un percorso che è partito da una richiesta ed è approdato ad una risposta, con prodotti di qualità, all’avanguardia, funzionali. Magari sembrano questioni di ordinaria amministrazione, ma non sono affatto scontate».

Lei è anche vicesindaco di Cuneo: di questi tempi un ruolo sempre più complesso?
«Gli eventi hanno ribadito la responsabilità attribuita ai sindaci per la salute pubblica. Però c’è bisogno di indicazioni chiare e strumenti adeguati. Il discorso vale anche per le regioni. E soprattutto c’è bisogno di un lavoro che deve essere sempre corale, mai di un solo soggetto».