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«La Fiera di Alba è un bellissimo esempio per l’Italia»

Il ministro Boccia: «Protocolli da seguire per la sicurezza» «Qui ho trovato una comunità forte e fiera, capace di guardare oltre l’emergenza sanitaria rispettando le regole che ci siamo dati per limitare la pandemia. La collaborazione tra Governo e regioni? Funziona: è un modello più maturo dei federalismi»

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Tutto è successo alla vigilia delle nuove misure restrittive applicate con l’ennesimo Decreto. Ma la presenza ad Alba del ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, ha confermato il livello di importanza raggiunto dalla Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba. IDEA, poi, ne ha approfittato per un punto della situazione politico, istituzionale ed economico.

Ministro Boccia, quali sensazioni ha ricavato dalla sua visita alla Fiera del tartufo?

«Ho trovato una comunità forte e fiera, capace di resistere e di guardare avanti nonostante l’emergenza sanitaria, aggravata dagli ultimi episodi di maltempo, con l’alluvione che ha colpito il territorio piemontese nelle scorse settimane. La Fiera internazionale del tartufo bianco rappresenta Alba, la sua storia, con l’intuizione semplice e visionaria nello stesso tempo di Giacomo Morra che, in fin dei conti, è la fotografia della laboriosità di questa terra. Si respirava l’orgoglio della comunità».

Per la sicurezza ritiene che il lavoro delle autorità competenti, nell’organizzazione della Fiera, sia stato utile per arginare le problematiche del momento?
«In questa pandemia l’unico modo per arginare il diffondersi dei contagi sono poche e semplici regole di comportamento: mascherina, distanziamento, igiene delle mani. Le autorità del territorio hanno seguito i protocolli e rispettato le regole che insieme ci siamo dati».

Le nuove misure restrittive consentiranno comunque alle attività del territorio di resistere?
«L’impegno totale del Governo è per evitare un nuovo “lockdown”, ma per scongiurarlo serve la responsabilità di tutti rispettando le regole. Anche l’ultimo Dpcm firmato dal Presidente del Consiglio segue questa strada: difendiamo la salute, garantiamo lavoro e scuola che per noi sono i pilastri fondamentali e tuteliamo le attività economiche».

Crede che la zona di Alba abbia caratteristiche che la pongono maggiormente al riparo dalla diffusione del virus?

«Se l’Italia oggi, dal punto di vista del contrasto alla pandemia, è considerato uno dei Paesi più sicuri al mondo è perché in questi mesi, grazie ai sacrifici che abbiamo chiesto agli italiani restando a casa, siamo riusciti a contenere il virus; nel frattempo come Governo, Regioni e Commissario all’emergenza, lavorando insieme, abbiamo rafforzato la rete sanitaria territoriale. Alba, così come ormai la maggior parte del territorio italiano, non è esente da contagi perché ormai la geografia del virus è abbastanza diffusa. Monitoriamo costantemente l’evolversi della pandemia».

Dal punto di vista turistico quali sono i rischi maggiori?

«Il rischio è, ovviamente, legato al turismo straniero. Con tutta Europa colpita violentemente dal Covid-19 i flussi si sono notevolmente abbassati. Gli italiani in questi mesi sono ritornati ad apprezzare le bellezze straordinarie del nostro territorio, per gli stranieri dovremo pazientare ancora un po’, ma sono certo che quando la situazione epidemiologica si sarà riassestata il turismo tornerà a viaggiare su livelli importanti».

La regione Piemonte, a suo giudizio, come sta gestendo la situazione?
«In questi mesi la stella polare, spesso richiamata anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il governo ha voluto seguire è stata la leale collaborazione con i diversi livelli istituzionali. Insieme abbiamo trovato soluzioni condivise ai tanti problemi affiorati durante la pandemia; non sono mancati i momenti di tensione, ma se il 98% delle ordinanze anti-Covid sono risultate in linea con le disposizioni del Governo, vuol dire che ha prevalso la leale collaborazione. Alla prova dei fatti, il regionalismo italiano si è mostrato più maturo di molti altri modelli federali e di modelli centralisti che hanno fallito».

Recentemente ci sono state molte contrapposizioni: in generale come si sviluppa il rapporto tra Ministero e Regioni?

«L’attività principale avviene all’interno della Conferenza Stato-Regioni che esprime intesa o parere su numerosi provvedimenti dello Stato centrale. Ogni provvedimento va valutato da entrambe le parti sotto il profilo della costituzionalità secondo i paletti fissati dalla riforma del Titolo quinto. Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza è stato inserito come collegato alla prossima legge di Bilancio la legge quadro sull’Autonomia differenziata che produrrà un decentramento ulteriore di molte materie amministrative; mentre per le 4 materie Lep (sanità, organizzazione della scuola, trasporto pubblico locale e assistenza) il Parlamento individuerà prima i livelli essenziali delle prestazioni che potremo finanziare anche con le risorse del “Recovery fund”. Nello stesso tempo abbiamo previsto un fondo per la perequazione infrastrutturale che parte da 4,6 miliardi in dieci anni per le aree in ritardo di sviluppo, a partire dalle aree interne. Abbiamo finalmente un’occasione storica per colmare il divario non solo tra nord e sud ma tra aree interne, aree di montagna e aree metropolitane; tra aree più sviluppate e quelle più svantaggiate».