“Bello da morire e fragile da impazzire”: così è stato definito il patrimonio culturale del nostro Paese, la conservazione del quale è giustificata dall’unicità, dalla rarità e dal valore che lo caratterizza. Tutela e cura sono principi basilari nei quali rientrano tutte le attività volte alla conservazione del patrimonio culturale.
Il nucleo provinciale di volontariato e protezione civile dell’Associazione nazionale Carabinieri (Anc), nell’ambito delle attività formative previste per i propri volontari ha organizzato nei mesi scorsi un corso dal titolo: “La tutela dei beni culturali in area di crisi”. Obiettivo del corso era quello di creare un modello di intervento composto da volontari specializzati che possano operare a supporto dei professionisti nei paesi colpiti da disastri per la messa in sicurezza del patrimonio culturale.
A fare da docente è stata Barbara Caranza, restauratrice che si occupa dal 1995 di materiali lapidei e derivati, superfici decorate dell’architettura, di manufatti dipinti su supporto ligneo e tessile. È componente del direttivo del Centro per lo studio dei materiali per il restauro (Cesmar7), docente a contratto per scuole di alta formazione, Università e per il sistema di Protezione civile nelle materie che riguardano la salvaguardia dei beni culturali in area di crisi, metodologie della stabilizzazione e piani di gestione del rischio da disastro per il patrimonio culturale. Ufficiale con ruolo speciale dell’Esercito italiano per la “cultural property protection”, si è resa protagonista di numerosi interventi di pianificazione e gestione delle emergenze in riferimento al patrimonio culturale in teatri operativi italiani ed esteri attraverso incarichi ministeriali. “External expert” di Università cattolica del sacro cuore per lo sviluppo delle attività del progetto interreg Alpine Space “Cheers” (Cultural heritage risks and securing activities), Barbara Caranza è anche presidente e fondatore di Chief onlus, prima associazione italiana inserita dallo Scudo blu internazionale nella lista delle attuali sei organizzazioni al mondo che operano nella protezione del patrimonio culturale in situazioni di emergenza.
Dopo i primi due moduli tenutisi presso l’aula multimediale della Associazione nazionale Carabinieri con sede in Alba, si è voluto testare quello che i corsisti avevano appreso durante la parte teorica attraverso un terzo modulo che ha previsto l’organizzazione dell’esercitazione “San Matteo 2020”, simulando un evento sismico nel Comune di Farigliano. L’esercitazione, cui hanno partecipato 35 volontari Anc con 15 mezzi Anc, 2 droni Anc, 8 bancali e 4 bìns di attrezzature, ha previsto la messa in sicurezza dei beni contenuti all’interno della chiesa di San Matteo. Presenti anche il consigliere comunale di Farigliano, Giuseppe Abrate, il presidente del Coordinamento regionale Anc, Roberto Zocchi e il funzionario del settore Protezione civile della Regione Piemonte Angelo Palumbo; oltre, naturalmente, a Barbara Caranza. Dopo la verifica con i droni all’interno della chiesa e i rilievi fotografici delle macerie simulate della chiesa colpita dal sisma, ai volontari sono stati proposti diversi scenari di intervento, dal recupero dei beni contenuti nella chiesa, alla ricerca di opere d’arte tra le macerie passando per il recupero di volumi sia sotto macerie che rovinati dall’acqua, procedendo alla catalogazione, alla schedatura, alla foto repertazione, all’imballaggio e al trasporto dei beni recuperati. Al termine delle operazioni, prima del pranzo di fine corso durante il quale sono stati consegnati gli attestati di frequenza, il parroco della chiesa di San Matteo, don Giorgio Burdisso ha ringraziato i volontari per quanto fatto nel corso dell’esercitazione, ma soprattutto per tutte le volte che sono intervenuti in occasione delle varie emergenze, benedicendo loro, i mezzi e le attrezzature del sodalizio.