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«Il mio contributo per il territorio»

In “Scelte e sfide” il cuneese Sergio Giraudo racconta l’esperienza di oltre 50 anni sul campo

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Scelte e sfide. Sono i due termini utilizzati per il titolo dell’autobiografia di Sergio Giraudo ed è difficile immaginare parole in grado di rappresentare meglio il modo di procedere di un uomo che per mezzo secolo ha profuso il proprio impegno tra politica, amministrazione e volontariato nel Cuneese. Chi non si rinchiude in una dimensione soltanto privata della propria esistenza è costantemente di fronte a sfide che implicano di compiere scelte. Scelte e sfide affrontate in cinquant’anni di cui ora il cuneese ha tirato le somme in un libro disponibile presso le sezioni provinciali della Lilt (Cu­neo, Alba, Mon­dovì, Saluzzo e Bra), oltre alle librerie “Ippo­grifo” di Cuneo e i proventi della cui vendita andranno a favore della lotta contro i tumori. «Il mio percorso politico e amministrativo» scrive Giraudo nella parte introduttiva del libro «è stato sempre improntato alla ricerca di migliorare le realtà del territorio comunale e provinciale, con la solita e immancabile attenzione, senza interessi da anteporre alla soddisfazione delle esigenze della popolazione e per il vantaggio più forte da creare sul territorio». Tanto im­pegno e una lunga esperienza, che porta con sé anche riconoscenza: «La mia storia nella politica e nel volontariato dimostra che ho sempre goduto dell’appoggio di tantissime persone. Questo libro è dedicato anche a tutti coloro che ho incontrato e con cui ho collaborato in tanti anni e nei diversi settori, dall’amministrazione pubblica al volontariato, dalla scuola alla Fon­dazione Cassa di risparmio di Cuneo. Per questo mi fa piacere anche dire tanti grazie, a una moltitudine di persone».

Con IDEA, Sergio Giraudo ha approfondito alcuni dei temi toccati nel libro.
Come si decide che è arrivato il momento di un’autobiografia?
«A dicembre del 2019 ho concluso l’esperienza come presidente alla guida della Lilt di Cuneo e non avendo incarichi di altro tipo, mi sono messo a pensare a cosa fare. Poi è arrivato anche il “lockdown”, non si usciva di casa, quindi ho pensato che avrei potuto provare a fissare su carta qualcosa del mio percorso di vita. E una volta che si comincia mettendo giù qualche capitolo, ci si rende conto che si può scrivere un libro. È venuto così, senza nessuna velleità di ricevere applausi o contributi di alcun tipo».

Scrivere un’autobiografia dà modo di ripercorrere in manera organizzata tutta la propria vita. Cosa si prova?

«Sono molto soddisfatto, anche perché mi sono reso conto che tante cose di cui non avevo tenuto conto o preso in grande considerazione, si sono rivelate invece importanti. Sminuz­zando i vari momenti della propria vita se ne ha una visione diversa, più completa».

Ha individuato una sorta di filo conduttore?
«Direi di sì. Dopo le elementari mi rifiutai di continuare le scuole, ma a 19 anni ho ricominciato con le serali a Torino, facendo lo studente lavoratore. Sono entrato in politica, nel 1975, in lista per il Comune subentrando a mio padre che aveva problemi di salute. Sono due episodi in cui penso di aver dimostrato di sapermi mettere in gioco. Da lì in avanti ho fatto 20 anni, tra incarichi da assessore, vicesindaco, consigliere provinciale, sino a quando per la prematura scomparsa di mia moglie a 51 anni, una grande donna che si è occupata di crescere i nostri figli, ho avuto altre priorità. Ho ripreso a occuparmi di politica più avanti con liste civiche, poi c’è stato il mio impegno nella Fondazione della cassa di risparmio di Cuneo».

C’è un periodo che è stato particolarmente propizio?
«Nel periodo 1990-1995 sono stato Assessore ai lavori pubblici a Cuneo, consigliere provinciale e presidente del Consorzio della pedancola, per l’attraversamento del Gesso tra la città e della Mellana di Boves. Tramite questo Consorzio è stato messo in piedi il progetto dell’Est-Ovest di Cuneo. È la miglior opera di tutti i tempi a favore del collegamento tra le sponde della sinistra Stura e della destra Gesso, passando sotto la città e collegandola in due punti diversi. Altri due interventi a cui sono legato in particolar modo sono lo spostamento del mercato del bestiame e del ma­cello, nell’area ora detta Miac e la costruzione del Palazzetto dello sport a inizio anni ’90».

Quella della gestione dell’emergenza Covid sarebbe la sfida più difficile da affrontare, come amministratore comunale?
«“Sarebbe” è un termine che non ha mai fatto parte del mio modo di pensare. O è o non è. Per carattere, non mi pongo domande su situazioni ipotetiche; se penso alle sfide più difficili tra quelle affrontate, ritengo che appaltare un’opera come l’Est-Ovest nei primi anni ’90, quelli di “Mani pulite”, per interderci, senza avere conseguenze legali sia stato un gran risultato».

Una sfida vinta, basandosi su scelte corrette.