Nell’inverno del 401 dopo Cristo Alarico e i suoi Goti valicano le Alpi Giulie in cerca di nuove opportunità all’interno dell’Impero romano. L’ingresso nel territorio italico porterà alla fatidica battaglia della domenica di Pasqua (in quell’anno il 6 aprile) del 402 contro i Romani, il cui esito incerto riportato dalle fonti storiche impone alcune riflessioni. Claudiano, poeta vicino al potere, nel “Bellum Gothicum” presenta con tono encomiastico Stilicone come un eroe capace di affrontare il nemico sia sul campo aperto che anche sul piano diplomatico, senza però celare la criticità dello scontro. La figura stessa di Stilicone si inserisce all’interno di quella politica di apertura verso i popoli barbari voluta dall’imperatore Teodosio I, rinsaldata anche dai vincoli matrimoniali: da una parte l’eroe di Pollenzo infatti, nato da padre vandalo e forse da una romana, aveva vissuto un’ascesa spettacolare, entrando a far parte della stessa famiglia imperiale dopo aver sposato Serena, nipote e figlia adottiva di Teodosio. Dall’altro lato il Goto Alarico era stato nominato “magister militum” dell’Illyricum da Arcadio nel 398, era perciò un generale a tutti gli effetti riconosciuto dall’imperatore. I barbari, in realtà costituivano una parte fondamentale nella politica imperiale e la loro assimilazione svolgeva un ruolo decisivo e strategico. Se Prudenzio nel suo “Contra Symmachum” propende per l’esito favorevole alle truppe romane, la tradizione successiva arriverà ad ascrivere ai Goti quella battaglia. Altre fonti riportano invece Alarico vincitore. Con tutta probabilità la battaglia del 402 non fu uno scontro epico a cui seguì una gloriosa vittoria romana ma uno scontro dall’esito meno netto, che si risolse con la garanzia fornita ad Alarico di lasciare l’Italia indisturbato. Ciononostante questo combattimento avvenuto nel nostro territorio ebbe importanti implicazioni nelle successive evoluzioni storiche.