Durante la stesura della tesi ha scoperto la sua passione per la numismatica, catalogando e studiando centinaia di monete romane e greche visibili al museo di Palazzo Traversa a Bra, è un’archeologa e insegna alla scuola media di La Morra e Barolo. Crede negli atlanti storici e nell’importanza dei toponimi perché nelle loro pieghe si nasconde la storia dei luoghi. Sarah Talita Silvestri, siciliana naturalizzata braidese, è la persona giusta per raccontare quello che la scoperta, nel 2002, di una sepoltura di una donna germanica a Pollenzo ha significato per il mondo dell’archeologia.
Com’è nata l’idea della sua tesi?
«Mi piaceva l’idea di occuparmi di un progetto braidese, l’occasione è stata la collezione numismatica del museo Traversa che non era mai stata studiata. È stato affascinante averne un contatto diretto cone le monete, poterle toccare, pesare e misurare. Talvolta sono rimasta ferma per giorni su un reperto. Me le sognavo anche di notte. Le monete che si vedono esposte nelle teche sono quelle meno corrose e consunte, ma quelle nei magazzini sono da decifrare come un rebus. Da un pezzetto di ferro o bronzo si deve arrivare a capire l’età, l’origine e ogni dettaglio in base al peso, al viso dell’imperatore, alle iscrizioni da sciogliere e alle sigle da interpretare. È qualcosa di simile alla settimana enigmistica».
Ha fatto qualche scoop?
«Sì, una moneta falsa! Una perfetta copia moderna di una delle monete di bronzo coniate a partire dal IV secolo».
Parliamo della cosiddetta “Dama di Pollenzo”.
« Sono i resti di una donna seppellita in una tomba dell’antico borgo romano di Pollentia, oggi Pollenzo, ritrovata nel 2002. Si tratta di una scoperta eccezionale per diversi motivi: per prima cosa la sua sepoltura è stata l’ultima avvenuta all’interno del cimitero che si trovava davanti alla chiesa di San vittore, sulla piazza di Pollenzo. Si trattava di una necropoli monumentale con sepolture a terra e a incinerazione, databili tra il I e II secolo dopo Cristo, e alcune inumazioni, più tarde, databili tra il III al V secolo, dopo il quale inizia un lento e inarrestabile declino del borgo. Il ritrovamento della dama, sicuramente di origini germaniche, è importante soprattutto perché attesta la presenza barbarica in loco e conferma la presenza a Pollenzo di un gruppo di barbari orientali, arrivati a Pollenzo dalla zona del Danubio. Questo si va a sommare agli innumerevoli dati che confutano la teoria che nel V secolo ci fosse una divisione netta tra barbari e romani, si viveva invece in una fase di graduale fusione tra le due civiltà».
Com’era la nostra dama?
Una donna benestante. I resti erano accompagnati da un ricco corredo, orecchini d’oro con pendenti e delle fibule a staffa in lamina d’argento, poi una perla di vetro, forse indizio di una collana, e una fibula sul petto che chiudeva l’abito sul collo. Era di certo la donna di un ufficiale di origine germanico-orientale. I resti dei semi di sambuco attestano che morì in inverno. Tutto si trova esposto al museo Traversa, insieme ad altri corredi funerari. Il fatto poi che questo corpo sia stato trovato all’interno della necropoli romana dimostra quanto gli abitanti di origine germanica fossero integrati in un contesto romano. Doveva avere circa 30 o 35 anni ed era alta 1,62, un’altezza leggermente superiore di tutte le altre donne sepolte: anche il fisico parla di una donna venuta del nord».
Come si fa ad appassionare gli studenti alla storia?
«Per prima cosa dovrebbe appassionare gli insegnanti. Poi bisognerebbe avere una padronanza delle fonti e consultare più testi diversi. Lo storico dell’imperatore, ovviamente, racconterà i fatti dal punto di vista dell’impero. Parlando dei regni romano-germanici, ad esempio, negli ultimi anni il punto di vista è cambiato e si afferma che il successo dell’impero romano è stato inglobare il mondo barbarico che spingeva ai confini, venirne a patti per poter sopravvivere, attraverso alleanza ma anche attraverso una lungimirante politica matrimoniale. La storia è innanzitutto spostamento e migrazioni di popoli; per questo serve studiarla con un atlante davanti per conoscere gli spazi dove si sono svolti i fatti. Spesso i nomi dei luoghi ci raccontano del loro passato. Ad esempio, la nostra braida, termine longobardo che indica un appezzamento di terreno adibito ai pascoli».