“La regina degli scacchi”

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Attesa finita per “La regina degli scacchi”, la miniserie tratta dal romanzo di Walter Tevis disponibile su Netflix da qualche giorno. Anya Taylor-Joy sarà la regina degli scacchi (“The Queen’s Gambit” in originale) nella serie di Scott Frank e Allan Scott, il primo già creatore della miniserie western al femminile “Godless”. Un thriller psicologico  ambientato nel mondo degli scacchi, girato in Canada e, per alcune scene, a Berlino. In seguito alla morte della madre in un incidente stradale Elizabeth Harmon trascorre sette anni in orfanotrofio dove la rimpinzano di vitamine e tranquillanti, ma per fortuna trova il modo di sopravvivere giocando a scacchi. Mister Shaibel, il bidello, le insegna le regole, gioca con lei nello scantinato e intuisce presto che Beth è un genio. Beth uscirà dall’orfanotrofio solo a 15 anni e l’adattamento al mondo reale passerà, ovviamente, dagli scacchi. La ragazza gioca, e vince, un torneo dopo l’altro, guadagnandosi articoli sulle riviste specializzate e non solo: una giovane donna che sconfigge gli uomini, nel mondo scacchistico, è una cosa più unica che rara. Ma la mente geniale di Beth è anche una mente tormentata, che non le dà tregua e la porta a inseguire il proprio talento fino a raggiungere il limite. Perché “La regina degli scacchi” non è solo una serie sportiva; come ha spiegato il regista e co-creatore, Scott Frank, «parla del dolore e della fatica di chi è molto dotato». L’altro tema forte della serie sono le dipendenze. Beth, infatti, non riesce a fare a meno dei tranquillanti che le davano all’orfanotrofio, e imitando la madre adottiva comincia a bere alcolici.
La serie in sette puntate si candida a scalare le classifiche di gradimento, perché ha una trama che non si fonda su grandi trovate fantasiose, ma riesce a tenere alta l’attenzione dello spettatore in poche mosse.