La pandemia da Covid-19 e le norme anti contagio che sono state via via introdotte hanno contribuito a incrementare il ricorso a strumenti e servizi digitali. Tra i più “gettonati” il cosiddetto Spid (Sistema pubblico di identità digitale), sistema di autenticazione che permette a tutti gli utenti privati e alle imprese nazionali di accedere e richiedere i servizi della Pubblica amministrazione tramite un nome utente e una password. Nei primi cinque mesi del 2020, le attivazioni di tale servizio hanno superato quota 7 milioni. Volendo fare un paragone con l’anno precedente, il numero di richieste per ottenere lo Spid è cresciuto da 50 mila a 80 mila unità per settimana. Il motivo, come si diceva in apertura, va ricercato nel “lockdown” e, in particolare, nell’incremento di richieste finalizzate all’ottenimento di bonus e indennità di vario tipo. A favorire una sempre più capillare diffusione del sistema di autenticazione ci ha pensato anche l’Inps che, a partire dal 1o ottobre 2020, ha mandato… in pensione il Pin, sostituendolo proprio con lo Spid. A questo proposito, però, si presti attenzione al fatto che la “regola” non vale per alcuni soggetti, tra cui i minori, le persone prive di documenti di identità italiana e le persone soggette a tutela. Queste persone potranno continuare a rinnovare il Pin necessario per usufruire dei servizi telematici messi a disposizione dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. Tutti gli altri soggetti, invece, dovranno necessariamente dire addio al vecchio codice, optando, appunto, per lo Spid, per la carta d’identità elettronica (Cie) oppure per la carta nazionale dei servizi (Cns). Tornando a occuparci dello Spid, si evince dunque come giochi un ruolo sempre più centrale nella nostra quotidianità: oltre a consentire l’accesso ai servizi Inps, tra cui anche la richiesta di disoccupazione, è fondamentale anche per poter usufruire dei servizi sanitari. Lo Spid, in questo caso, torna utile per prenotare prestazioni mediche al Cup (centro unico prenotazioni) e per consultare il fascicolo sanitario elettronico che, tra le altre cose, raccoglie i referti e la storia clinica dei pazienti. Lo Spid può essere usato per l’invio e la richiesta di documenti, per l’iscrizione a servizi, per richiedere finanziamenti, visure, controllare e consultare dati oppure per accedere a reti Wifi pubbliche; oltre a: accedere al 730 online, registrare un contratto di locazione, pagare il bollo auto, iscrivere i figli a scuola, richiedere agevolazioni, come la “Carta del docente” e il “Bonus cultura”, rispettivamente per professori e studenti. Lo Spid può essere usato da qualsiasi terminale, sia esso uno smartphone, un tablet o un computer; richiederlo è totalmente gratuito, così come gratuito è il suo utilizzo. Sono vari gli enti che permettono di richiederlo e ottenerlo. Possono farne richiesta i cittadini italiani maggiorenni che siano in possesso di: indirizzo di posta elettronica, numero di telefono, documento d’identità italiano valido e codice fiscale o tessera sanitaria. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale: www.spid.gov.it.
Uno spid (quasi) per tutto
Dai servizi della revidenza a quelli sanitari, passando per finanziamenti e visure: riveste un ruolo sempre più essenziale il sistema pubblico di identità digitale