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Magliano Alfieri “romana”: emergono i resti della villa agricola di 2.300 anni fa

Un progetto degli “Amici del Castello” per tutelare la remota area storica dei Campi Sappa

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Dall’antica epoca romana ai giorni nostri, in un percorso romano in cui il Roero e Magliano Alfieri compaiono come partecipi protagonisti. E’ infatti di questi giorni, qui, la nascita di un progetto che pone alla propria testa l’associazione “Amici del Castello Alfieri”: che, pur in un anno in cui sono state sospese diverse iniziative a carattere pubblico, ha saputo trovare adeguata linfa tra i suoi volontari, la propria consapevolezza sulle qualità dell’area in ogni tempo, e ovviamente sui musei posti nel maniero alfieriano affidati alle cure del sodalizio.

Dal moderno “Teatro del Paesaggio”, vero inno al territorio roerino in chiave Unesco, creato dal Comune, e in cui gli “Amici” hanno pieno ruolo: in un cammino a ritroso nel tempo, ma parallelo in termini di contenuti, che procede verso il museo dei gessi e della civiltà contadina, molto, molto di più che una mera raccolta di memorabilia, quanto invece una sorta di tangibile carta d’identità delle nostre colline, nel nome di quell’Antonio Adriano e di quel quel suo gruppo spontaneo di Magliano Alfieri, a cui molto si deve se riti, parole, gesti e ricordi non sono andati perduti nel tempo.

Ecco, l’associazione opera proprio in questa direzione: recuperare, riproporre, rimettere in circolo sensazioni, testimonianze, cose e volti che furono, e che sono parte del patrimonio collettivo. Ne è prova, dopo “l’altra” operazione da poco prospettata per un futuro non lontana (il recupero del sito di San Pietro, di cui abbiamo parlato in queste settimane), l’intervento attorno ad un muro romano di oltre 2300 anni fa, che costituiva le fondamenta di una villa agricola romana, l’area di Sant’Antonio. Dice il presidente Carlo Sacchetto: «In tutta quella zona, detta dei “Campi Sappa”, e in altre aree del territorio maglianese scassi agricoli hanno portato alla luce oggetti e frammenti piccoli o grandi di materiale di origine romana, perché romana è stata l’origine di Magliano».

Cosa accadrà? «Ora, il progetto a cui si pensa prevede due interventi, il primo riguarda la ripulitura da parte di volontari di quel pezzo di muro, il poco che resta visibile della nostra storia antica e che si sta sgretolando, la sua protezione con materiale adeguato e l’esposizione di un cartello esplicativo. Un secondo intervento considera la possibilità di esporre i piccoli materiali raccolti negli anni da alcuni componenti del Gruppo Spontaneo Maglianese: che, seguendo i lavori dei contadini, cercarono di salvare qualche traccia della nostra storia».

E il cerchio si chiude, anche con un certo rigore scientifico, essenziale per dare ulteriore autorevolezza all’intera azione: «I frammenti sono stati classificati dall’archeologa Annamaria Maggi e vorremmo esporli in una bacheca nella torre est del castello di Magliano Alfieri, la zona dove è stato realizzato il Centro di documentazione dei soffitti in gesso».
Possibile anche il coinvolgimento dell’archeologo Marco Mozzone, operante presso il civico museo “Eusebio” di Alba, e decisamente competente in materia oltre che vicino in spirito alle sorti roerine.

Paolo Destefanis