Cosa c’è di meglio di una donna che sa destreggiarsi abilmente tra calici di Barolo e Nebbiolo, profumi, colori e sentori? È finito il tempo in cui l’argomento “vino” era esclusivo appannaggio dell’universo maschile: oggi più che mai, le donne sono protagoniste di questo mondo, da semplici appassionate, enotecarie, sommelier, enologhe o produttrici… Ben lo sa Alessia Roagna, intraprendente donna al comando di un’enoteca dalla storia trentennale, gestita con entusiasmo e molte idee grazie anche al supporto di papà Michele e mamma Carla.
«La nostra famiglia è nata nel vino», sottolinea il sorridente signor Michele Roagna. «Siamo produttori da tempo: la prima etichetta immaginata da mio padre risale al 1960 con il marchio “Cantina del sole” e dire che sono cresciuto in quel mondo è davvero limitativo… Ho pigiato con i piedi i grappoli in cantina, ma so per certo che a fare la differenza sono le operazioni di potatura in vigna. Il vino è la mia vita ed è stata anche l’occasione per importanti incontri come quello con il cavalier Ezio Rivella della Banfi: da lui ho imparato, in anni difficili per la campagna, il significato della “vendemmia verde” e il valore della selezione».
Non sarà certo stato facile…
«Per carità: ricordo ancora mio padre e i suoi “mi mandi a rabel…” (mi mandi in rovina, ndr) che mi hanno spinto verso il mondo dei salumi e dei formaggi. Ma il primo amore non si dimentica e dopo 10 anni mi sono nuovamente avvicinato al vino, muovendomi in tutta Italia e anche all’estero, promozionando in esclusiva aziende internazionali famose per lo Champagne, Sauternes; ma anche aziende spagnole…».
Poi l’idea di dar forma a “La cantinetta”…
«Sì. Nel 1990, un’intuizione. Conoscendo e apprezzando produzioni non strettamente locali abbiamo pensato potesse essere interessante condividere questi prodotti con il territorio. Il locale non doveva essere un’enoteca, bensì una vineria a Cuneo, ma per fare ciò avremmo dovuto acquistare un’altra licenza, simile a quella dei ristoranti e dei bar, molto costosa. E così ci siamo specializzati come enoteca, proponendo per ben 10 anni degustazioni gratuite. E poi, vent’anni fa il passaggio di testimone a mia figlia, da sempre al mio fianco e con me “cacciatrice” di novità e rarità».
Chissà allora quante bottiglie custodite…
«Beh, non posso certo nascondere che ci sono stati momenti che avevamo in casa più di 2.000 etichette che mia figlia promozionava e presentava con entusiasmo nel corso di molte serate di degustazione in giro per l’Italia e non solo. Ci siamo specializzati, fatti conoscere e ancora oggi molti appassionati ci cercano perché apprezzano la nostra competenza e serietà».
Spesso si associa l’enoteca a un luogo di sole bottiglie di alto valore…
«È un errore. L’enoteca è un luogo di conoscenza, di approfondimento, che deve essere, e noi desideriamo che lo sia così, la casa dei curiosi, la vetrina di piccoli produttori magari sconosciuti, ma attenti e promotori della qualità. Sia io che mia figlia assaggiamo tutto ciò che proponiamo in vendita, perché ci piace essere capaci di accompagnare il cliente nella scelta, nella consapevolezza che il giusto consiglio sarà un modo per ritrovarlo fedelmente a girovagare tra gli scaffali della nostra enoteca».
Oggi il vino è cultura, ma anche modernità e le modalità di acquisto si sono in parte adeguate alla tecnologia. Vero Alessia?
«Certo. In questi ultimi anni la consegna a domicilio è cresciuta; i “social” sono diventati una vetrina virtuale capace di incuriosire e spingere all’acquisto anche compratori fuori zona. Abbiamo poi, predisposto una carta dei vini consultabile su Facebook e Instagram ed anche su Google. Da quest’anno abbiamo attivato anche la “carta fedeltà” per festeggiare i 30 anni di storicità del negozio con tanto di bottiglia in omaggio al termine del completamento della tessera. Tra i servizi richiesti anche il “delivery” che ci ha permesso di sopperire un po’ alle sofferenze del momento socio-economico, non proprio facile. Stiamo preparando anche il Natale, sempre un po’ interattivo… Sul territorio piacciono ancora le etichette della tradizione, i vini piemontesi anche se negli ultimi tempi si sperimentano anche le produzioni delle terre del Conegliano Valdobbiadene e i vitigni autoctoni delle diverse zone. L’Italia possiede la fortuna di avere unicità differenti da territorio a territorio e questo è un valore aggiunto che piace, che conquista gli amanti del buon vino».
Come è strutturata la vostra enoteca?
«Tre ambienti diversi. La prima stanza a mattoni presenta i vini bianchi, passiti e le bollicine; poi c’è la camera con il soffitto in legno, patria dei vini rossi e infine un’ultima camera dove sono in vista i liquori e i distillati. Il nostro locale, lo dico perché rappresenta una particolarità, non ha riscaldamento, ma solo pannelli coibentati che sono indispensabili a mantenere una corretta temperatura, a vantaggio della qualità dei prodotti esposti. Inoltre buona parte dei nostri vini sono conservati distesi per mantenere la longevità del prodotto e non alterarne la qualità».
Siete specializzati anche nei liquori?
«Sì. Gin, rhum, whisky. Anche in questo caso si tratta di produzioni di nicchia, specializzate e perlopiù di piccoli-medi produttori».
Cosa vi rende unici, Alessia?
«Beh, direi la nostra propensione a consigliare il cliente nell’acquisto, ma anche il desiderio di proporre referenze sempre nuove, garantendo oltre mille prodotti diversi di anno in anno. Facciamo questo lavoro con passione e credo che sia percepibile sin dal primo approccio. Negli anni sono cambiati anche il gusto dei clienti e con soddisfazione registriamo un pubblico giovane, attento alla qualità, capace di comprendere appieno il valore del bere responsabilmente».
Per concludere qual è il vino 2020?
«Beh, gioco in casa e invito a brindare con un ottimo Barolo 2016. Una certezza che va assaggiata!»