Emergenza sanitaria in corso a causa della pandemia da Coronavirus, con la seconda ondata e le recenti chiusure. Quali sono le ricadute sul mondo del commercio e del turismo, per quel che riguarda il nostro territorio?
Ne parliamo con Luigi Barbero, direttore di Confcommercio Ascom Bra e presidente dell’Atl Langhe Monferrato Roero.
Alla luce dell’ultimo Dpcm con il Piemonte in “zona rossa”, quali sono le ripercussioni per il commercio braidese?
«La situazione è molto preoccupante, così come per tutto il mondo Ascom e del terziario in genere. Questo “lockdown” davvero non ci voleva. Le imprese stanno pagando l’assenza di politiche di prevenzione da parte del Governo centrale. Tutti sapevano che sarebbe arrivata la seconda ondata e, ad esempio, per scuole e trasporti non sono state adottate misure efficaci. Un assembramento generalizzato nei mesi scorsi, anche nei luoghi di vacanza e nelle città, ha portato alla situazione attuale. E ora stiamo pagando tutti un caro prezzo. La sensazione, poi, è che al terziario venga presentato il conto più salato. Auspichiamo che il Decreto Ristori sia in linea con le aspettative, dobbiamo cercare di capire quello che sarà previsto per le categorie che rappresentiamo, ma tutti gli imprenditori che fanno parte della nostra rete si stanno interrogando con crescente angoscia sul futuro. La Confcommercio piemontese ha contestato l’equità di un provvedimento che sembra non parametrato sul livello di rischio. La grande distribuzione non ha le penalizzazioni che subiscono i piccoli esercizi. Bisogna capire perché alcune regioni, in sofferenza e con dati allarmanti, si trovano solo in zona gialla. Questa mancanza di chiarezza rischia di creare un disagio ulteriore. La sollecitazione al Governo anche da parte nostra è di ottenere risposte precise e in tempi brevissimi».
Come si ripartirà e che Natale vivremo?
«Sono due le considerazioni da fare a riguardo. La prima è che un’estensione delle misure già adottate nei primi mesi del 2020, come gli interventi di ristoro, rischiano di non essere sufficienti per impedire la chiusura definitiva di centinaia di attività. Il secondo elemento è che dicembre è il mese cruciale per il commercio, nel quale si fa oltre il 50% del fatturato dell’anno. Il timore che questa situazione possa protrarsi, anche nelle settimane che precedono il Natale, crea ulteriore sconforto. Senza il fatturato di dicembre si rischia di compromettere il tessuto commerciale a vantaggio, purtroppo, delle grandi piattaforme dell’e-commerce. Sono le uniche che hanno avuto e hanno vantaggi inaccettabili da questa emergenza sanitaria. Hanno incrementato le vendite, con percentuali a doppia cifra. Queste piattaforme non pagano le tasse in Italia, o se pagano, pagano cifre ridicole, e in secondo luogo contribuiscono alla desertificazione dei centri cittadini, sempre più poveri di attività commerciali. Non può esistere città o via senza negozi. Non solo per la loro funzione commerciale, ma anche per il ruolo di presidio sociale che svolgono. Si sta giocando una partita rischiosa. Questi elementi vanno presi seriamente in considerazione. In molti hanno attivato la consegna a domicilio, noi come Ascom abbiamo creato l’app “Tutaca” e i risultati sono stati importanti. Un piccolo aiuto per poter tenere in piedi l’attività. Ma sono soluzioni che arginano il problema, non lo risolvono».
Ci spiega l’intuizione di Tutaca?
«È una “web application” per la gestione delle consegne a domicilio. Abbiamo messo in piedi questo progetto insieme alla start-up braidese “Weconstudio”, che ha gli uffici presso la sede Ascom di piazza Giolitti, nel giro di pochi giorni. l risultati sono soddisfacenti: l’invito, quindi, a tutte le attività commerciali di prima necessità è di continuare ad aderire alla piattaforma di consegna a domicilio e chiediamo ai sindaci dei comuni della zona territoriale Ascom Bra di farsi portavoce di questa iniziativa. Gli esercizi commerciali hanno un’interfaccia dedicato nel quale possono inserire i propri dati, il catalogo dei prodotti e la modalità di gestione delle consegne, oltre a poter consultare gli ordini ricevuti. La piattaforma web fa da “broker” per i prodotti in vendita tra gli esercizi commerciali gestendo catalogo, acquisto e pianificazione delle consegne».
Per quanto riguarda l’Atl, ci fa un punto della situazione dopo il primo “lockdown” e nel mezzo di un’altra fase di chiusura?
«Turismo e ospitalità stanno risentendo moltissimo di questa emergenza. Insieme alla ristorazione, sono i settori che hanno subìto una batosta grandissima, nonostante un’estate nella massima sicurezza e nel massimo rispetto dei protocolli che ha fatto registrare buoni numeri. Pur dimezzando i posti, le nostre realtà territoriali erano ripartite con entusiasmo. Adesso le nuove chiusure, quando le liste di prenotazioni erano piene e facevano tirare un sospiro di sollievo, rappresentano un grave contraccolpo. Speriamo di lasciarci alle spalle tutto quanto, il prima possibile. Voglio immaginare un dicembre diverso, con una leggera ripresa. Per chi ha investito e ha lavorato tanto negli anni. Ci auguriamo che i provvedimenti adottati siano efficaci e soprattutto confidiamo nei ristori».
Che idea si è fatto di questo nemico chiamato Covid-19?
«È un virus aggressivo, da non sottovalutare, anche se una fetta considerevole di chi lo contrae risulta asintomatica. Il modo più efficace per affrontarlo consiste nel seguire scrupolosamente le regole».
Un suo commento sul vaccino anti-Covid sviluppato dalla Pfizer e Biontech, di cui si è parlato nei giorni scorsi e che pare aver fornito dati confortanti?
«È una notizia che mi ha fatto enorme piacere… come a tutti, penso. Non può che favorire un rasserenamento, anche emotivo, a vantaggio di una ripresa, che auspico avvenga il prima possibile».