“Chiudere le scuole e obbligare gli studenti a seguire le lezioni da casa, mentre i genitori continuano a uscire regolarmente per andare a lavorare, è un controsenso pericoloso, non solo perché la scuola finora ha dimostrato di essere uno dei luoghi più sicuri dal Covid rispettando i protocolli come da manuale, ma soprattutto perché rende impossibile la gestione della situazione alle famiglie, senza contare che per il Codice penale lasciare incustodito un minore di 14 anni è perseguibile come reato”. Questa la fotografia della situazione attuale scattata da Silvio Ribero, presidente del Forum delle associazioni familiari della provincia di Cuneo, realtà che raggruppa 23 associazioni provinciali che hanno come denominatore comune la famiglia.
“La situazione di oggi non è paragonabile a quella della scorsa primavera, quando il lockdown riguardava tutti, genitori e figli – continua Ribero -. Ormai la scuola si è attrezzata quasi ovunque per garantire una formazione completa attraverso la Dad e la Did, ma le famiglie non sono in grado di consentire a più figli in contemporanea di seguire le lezioni da casa. Ci sono problemi di spazi fisici, di strumentazione informatica e di connessioni adeguate, oltre che di presenza di adulti, soprattutto per gli studenti della classi seconda e terza della secondaria. Poi bisogna considerare che è facile che anche le classi della primaria o del primo anno della secondaria saranno costrette a fare qualche quarantena a casa per qualche caso di Covid a scuola. Non è il momento di puntare il dito contro nessuno, ma di fare quadrato per cercare insieme una soluzione ai problemi. Di certo anche in questo caso dobbiamo prendere atto che i ristori non hanno preso in considerazione le famiglie”.
La problematica è stata accentuata dal paradosso che si è evidenziato a fine ottobre, quando gli operatori scolastici che hanno avuto contatti casuali con un caso positivo sono diventati da un giorno all’altro esenti dall’obbligo di quarantena e ritenuti liberi nella mobilità. Nonostante ciò, non solo non hanno riaperto le scuole superiori, ma sono state chiuse anche due anni delle medie. Tante le domande sul tappeto. Se la scuola è un posto ‘sicuro’, anche grazie a tutti gli interventi che sono stati fatti non senza fatica e dispendio di risorse nei mesi estivi, perché a meno di due mesi dalla ripartenza si torna alla didattica a distanza? Non era stato previsto un piano di assunzioni dedicato alla gestione di eventuali criticità causate dalle pandemia? Visto che la scuola è già sicura, invece che chiuderla non basterebbe rendere altrettanto sicuri il tragitto e l’accesso? Con le tante risorse stanziate per il trasporto pubblico non è possibile aumentare il numero dei mezzi? Ad esempio, nelle città dove si concentrano maggiormente gli studenti delle scuole superiori, non è possibile dedicare le fermate per direttrici prevedendo spazi diversi per studenti di zone di provenienza diverse?
“Se non è stato messo in atto tutto quanto era necessario – conclude Ribero -, non è la chiusura la risposta all’emergenza. È ora di mettere da parte contrapposizioni e trovare soluzioni, non servono scorciatoie che non risolvono i problemi. Non è meglio sospendere le lezioni per qualche settimana e recuperarle a giugno, quando si spera l’emergenza sarà terminata, per organizzare la ripresa della frequenza in sicurezza su tutti fronti? Accorciare un po’ le vacanze estive, come del resto avviene ormai in tutta Europa, è preferibile a questa lenta agonia che porta solo confusione, insicurezza, incertezza e profonda mancanza di rispetto verso le famiglie, genitori e figli”.